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Lo studio del Politecnico
Redazione online
14 Gennaio 2021
BARI - Catturata l’eruzione di una stella al di fuori della Via Lattea, a 11,5 milioni di anni luce dalla Terra, nella galassia dello Scultore: è un lampo gamma emesso da una magnetar, stella di neutroni dal campo magnetico molto intenso, migliaia di miliardi di volte quello terrestre. Il fenomeno è descritto in due studi pubblicati sulle riviste Nature e Nature Astronomy. Tra gli autori i ricercatori dell’Università e del Politecnico di Bari, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Il segnale è stato catturato il 15 aprile 2020 da diverse missioni spaziali. La prima a intercettarlo è Mars Odissey, intorno a Marte, seguita pochi minuti dopo da Wind, tra la Terra e il Sole. Quindi è la volta degli osservatori di raggi gamma e X intorno alla Terra, Integral, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Fermi e Swift, della Nasa. Il segnale è stato registrato anche sulla Stazione Spaziale, dall’esperimento europeo Asim. Il segnale è durato solo 140 millisecondi, ma proprio grazie al coinvolgimento di diversi osservatori, riuniti nella rete Interplanetary Network, è stato possibile risalire alla fonte. Per gli astronomi, «una liberazione di energia rapida e intensa come quella osservata, definita superflare o brillamento gigante, è molto rara. Equivale a 100.000 volte l’energia rilasciata dal Sole in un anno e si tratta del terzo lampo gamma associato al brillamento gigante di una magnetar». Il fenomeno, per gli esperti, è stato accompagnato dall’emissione di onde gravitazionali, che, però, spiega Angela Bazzano, dell’Inaf di Roma, «non è stato possibile catturare perché gli esperimenti Ligo e Virgo non erano operativi quando è stato registrato il lampo gamma. Quando torneranno in funzione - conclude - sarà possibile effettuare osservazioni contemporanee, nel contesto della cosiddetta astronomia multimessaggera, per comprendere ancora meglio le magnetar, tra gli oggetti più massivi e compatti che popolano il nostro universo».
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