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Bari, il mistero dei vaccini antinfluenzali: «Dove sono le dosi?»

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

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La Fimmg chiede l'accesso agli atti: i farmaci somministrati restano la metà di quanto previsto

Venerdì 08 Gennaio 2021, 14:47

Parola d’ordine: vaccinare. Sempre che tutto fili liscio. In realtà, nonostante la Puglia sia tra le Regioni con il maggior numero di somministrazioni anti-Covid, i ritardi delle forniture sono una costante cui dover far fronte a quanto pare fino a quando non ci sarà l’autorizzazione del prodotto di altre aziende, a cominciare da AstraZeneca. Sembra di rivedere quanto accaduto nei mesi scorsi con l’anti-influenzale, che avrebbe dovuto essere iniettato a due milioni di pugliesi, ma che è stato effettivamente inoculato alla metà della platea prevista.

Sebbene l’impatto dell’influenza stagionale sia lieve (le precauzioni per il Covid permettono di limitarne la diffusione), la copertura, quanto più vasta possibile, resta fortemente consigliata non solo per evitare di ammalarsi, ma soprattutto per evitare dubbi sulla diagnosi: come si sa, i sintomi delle due malattie coincidono. Per questo la Federazione dei medici di famiglia del Barese ha deciso di andare fino in fondo a una questione: capire perché decine di migliaia di dosi di vaccino anti-influenzale Sanofi (sembra siano 40mila quelle nella disponibilità della Asl Bari), arrivate alla fine dello scorso anno, siano rimaste inutilizzate. «Sicuramente esistono delle rese abbondanti - afferma un medico, chiedendo l’anonimato -. Chiaro che è una ingiustizia che avanzino dosi quando la gente è disposta anche a comprarle. Non so quale sia il motivo: qualcuno ha iniziato a addirittura a parlare di deviazioni verso l’Albania o comunque verso Paesi disposti a pagare. Io non ci credo assolutamente. Per me è la cronica disorganizzazione che ha caratterizzato tutta la emergenza, a cominciare dai dpi, dalla distribuzione dei test sierologici per il personale della scuola e così via. Ci sono medici che hanno avuto poche dosi, altri addirittura troppe. Sono testimone diretto però che tramite il tam tam interno chi ne aveva in eccesso ha ceduto a chi ne aveva bisogno. Io per esempio ho aiutato tre colleghi con dosi rimaste inutilizzate».

Tra dire e il fare c’è dunque di mezzo un mare di ostacoli, contraddizioni e misteri. Tutti vogliono i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta al centro del sistema, ma finora nessuno se ne è preoccupato realmente, tanto da essere stati relegati nelle retrovie del piano di vaccinazione anti Covid (qualcosa, però, si muove: ieri tra i 1.500 vaccinati a Putignano c’era anche qualcuno di loro). I rappresentanti della categoria, chiamati in causa nuovamente, hanno infatti chiarito: senza la protezione garantita dal Comirnaty gli accordi passati e futuri restano e di fatto depotenziati, anche quello che li individuerebbe a loro volta come vaccinatori. Sono pronti a fare la loro parte (i pediatri, ad esempio, hanno manifestato la volontà di accollarsi le ordinarie vaccinazioni dei bambini, in modo da liberare il personale Asl dedicato), ma chiedono sicurezza e soprattutto organizzazione (anche quelli vaccinati a ieri, non possono iniziare l’attività prima di un mese, il periodo necessario perché si ottenga l'immunità). «Qualcuno - aggiunge un altro medico - specula sul fatto che alcuni di noi, perché fragili, abbiano chiesto di essere dispensati. Sia chiaro che siamo disponibili a dare il nostro contributo. Gli attuali vaccini disponibili, che confluiscono essenzialmente negli ospedali e ora nei distretti, sono destinati agli operatori sanitari. Ma quando arriveranno dosi come quelle di AstraZeneca, che non hanno problemi di gestione del freddo, e quindi di logistica, siamo disposti a vaccinare a tappeto la popolazione secondo le indicazioni che ci saranno fornite. Lo facciamo già con gli anti-influenzali. Certo, vista la mole, ci sarà bisogno di un potenziamento, ad esempio dell’ausilio di infermieri, anche nell’eventualità che le iniezioni siano fatte nei nostri studi. Se fosse messo tutto a regime riusciremmo in Puglia a fare centinaia e centinaia di migliaia di vaccini in due mesi».

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