I medici e il resto del personale sanitario del Policlinico di Bari che non lo ha ancora fatto dovrà sottoporsi entro domenica alla vaccinazione anti-influenzale, o altrimenti rischia di essere allontanato dal reparto. Proprio mentre infuriano le polemiche sui (presunti) ritardi nella somministrazione dei vaccini anti-covid, il principale ospedale pugliese spinge sull’acceleratore e mette in campo l’obbligo a carico degli operatori previsto da un regolamento regionale.
La campagna anti-influenzale era partita il 25 settembre. Fino a Natale ne sono rimasti fuori circa 800 dipendenti: circa l’80% di loro si è vaccinato entro Capodanno. Mancano dunque circa 150 operatori sanitari, tra cui moltissimi medici, che hanno ricevuto una diffida firmata dal direttore della Medicina del lavoro, Luigi Vimercati, dal responsabile del Rischio clinico, Alessandro Dell’Erba e dal responsabile dell’Ambulatorio di prevenzione, Silvio Tafuri, in cui si ricorda appunto l’obbligo previsto dal regolamento regionale 10/2020 chiedendo di mettersi in regola entro domenica. «L’evenienza di rifiuto della vaccinazione da parte del lavoratore», ricorda la lettera, comporta «da parte del medico competente la necessità di disporre prescrizioni specifiche tese alla minimizzazione del rischio infettivo». Un problema che riguarda soprattutto i reparti «in cui vengono assistiti pazienti ad elevato rischio di complicanze in caso di influenza»: per questo, a carico di chi non dovesse vaccinarsi, «il medico competente dovrà valutare l’eventuale necessità di inibire la prestazione lavorativa presso» il reparto ad alto rischio, dunque passando a mansioni ambulatoriali. Fa eccezione soltanto chi ha un valido motivo, di carattere medico, per sottrarsi alla vaccinazione.
L’iniziativa del Policlinico ha ovviamente messo in agitazione i lavoratori. «Per quello che mi riguarda - dice ad esempio un medico che l’ha ricevuta e che vuole mantenere l’anonimato - non sono contrario al vaccino anti-influenzale e anzi voglio farlo. Se non l’ho fatto fino ad ora è soltanto perché, come gran parte dei miei colleghi sono stato quasi sempre in servizio. Però tra pochi giorni dovrò sottopormi anche alla vaccinazione anti-covid, anche questa importante e fondamentale, e la sovrapposizione non è possibile».
La situazione verrà però gestita con elasticità. «Non ci sono studi sulla co-somministrazione - spiega il professor Tafuri -, e il principio generale è che occorre distanziare di almeno 4 settimane solo i vaccini vivi o attenuati. Negli altri casi non c’è un intervallo minimo, ma solo un agreement non vincolante tra i referenti regionali che fissa in via precauzionale una distanza di 14 giorni tra le vaccinazioni». Il personale, dice il Policlinico, ha avuto molti mesi di tempo per fare la vaccinazione anti-influenzale. Adesso però il tempo stringe. «Non obblighiamo nessuno a fare il vaccino - dice Tafuri -. Il consiglio è di eseguire quanto prima possibile l’anti-influenzale, e poi a distanza di tempo ragionevole, diciamo 10-12 giorni, anche l’anti-covid».
Il regolamento regionale 10 ha retto anche a un ricorso amministrativo presentato da alcuni Ordini degli infermieri: l’obbligo vaccinale è infatti motivato con la necessità di garantire la salute dello stesso lavoratore. Fonti della Regione fanno però sapere che quella del Policlinico è una iniziativa autonoma che non coinvolge gli altri ospedali: finora il dipartimento Salute ha scelto di non insistere sull’obbligo che, teoricamente, dovrebbe riguardare anche il vaccino anti-covid.