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Bari, si mangia a scuola, ma la mensa è al banco

 
Antonella Fanizzi

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Antonella Fanizzi

Bari, si mangia a scuola, ma la mensa è al banco

Il Comune sistema anche le zanzariere nelle sezioni a tempo pieno

Martedì 29 Settembre 2020, 09:22

I bambini di materna e di elementare che frequentano la Don Milani e la De Fano al quartiere San Paolo dovranno pranzare in classe. La preside Zoraide Cappabianca spiega: «In questa maniera saremo in grado di garantire il distanziamento e di servire i pasti in un unico turno. La ditta di ristorazione ha fatto un sopralluogo per individuare gli spazi utili a posizionare i carrelli delle vivande. Cominceremo non appena avremo le maestre e i collaboratori in numero adeguato a soddisfare tutte le esigenze».
Attende il cosiddetto «organico Covid» (i supplenti ancora da nominare, ma in carica fino a giugno 2021) per far partire il tempo pieno con le lezioni fino al pomeriggio anche Patrizia Rossini, alla guida dell’istituto comprensivo Japigia 1-Verga: «Il refettorio è stato riconvertito per le attività didattiche. Gli alunni dovranno consumare il pasto sui banchi. Abbiamo bisogno di ambienti aggiuntivi. Al plesso San Francesco, per esempio, fino a quando il Comune non ci consegnerà i prefabbricati esterni, gli scolari a rotazione faranno didattica integrata: le lezioni sono pomeridiane in video-collegamento con le insegnanti».

Nella scuola del post-pandemia, ma costretta a fare i conti con lo spettro dei contagi, pure la mensa è stata ripensata. In cabina di regia, per il Comune, c’è il direttore generale Davide Pellegrino: «Numerosi presidi ci hanno chiesto la monoporzione. Con la collaborazione della nutrizionista, abbiamo fatto una serie di valutazioni. La monoporzione non è da preferire sia sotto il profilo nutrizionale sia del gusto e inoltre pone difficoltà pratiche: per aprire i vassoi sigillati i più piccoli avranno bisogno dell’aiuto delle maestre. In questa maniera i presunti vantaggi della mancata contaminazione verrebbero meno».

Sistema tradizionale nella stragrande maggioranza dei casi, dunque, con il pranzo che si compone di un primo, di un secondo, del contorno e della frutta, ma servito in aula. Pochissimi istituti potranno avvalersi del refettorio.

Il debutto è in calendario per lunedì 5 ottobre, lì dove sono state poste le zanzariere alle finestre. Continua Pellegrino: «Per le famiglie le rette restano invariate, ma il servizio per il Comune ha costi aggiuntivi. Stiamo sistemando le zanzariere nelle classi a tempo pieno e abbiamo modificato il capitolato d’appalto. Prima della consegna dei pasti e al ritiro, le aule dovranno essere pulite dal personale delle ditte che hanno vinto l’appalto di preparazione e distribuzione dei pasti».

Il suggerimento, in particolare per i piccoli dell’infanzia, è quello di andare in fila indiana in bagno per lavare le mani, in modo da consentire agli operatori di sistemare la stanza.
L’assessora alle Politiche educative, Paola Romano, è convinta che i disagi si faranno meno pesanti con il passare dei giorni: «È una situazione nuova. Occorre un periodo di adattamento. Da mesi stiamo lavorando per conservare tutti i servizi scolastici, inclusa la mensa. Le tavole, seppur sui banchi, saranno apparecchiate quotidianamente per 4.500 scolari, di cui la metà fa parte di nuclei famigliari con un reddito basso. Significa che 2mila bambini ogni giorno potranno fare un pasto completo e bilanciato, senza che i genitori spendano un euro. Pranzare con i compagni e con le maestre è anche un modo per socializzare e mettere in pratica l’educazione alimentare. I genitori potranno conciliare la vita professionale con quella familiare. Abbiamo riorganizzato il servizio in modo da tenere insieme il diritto alla salute e quello al tempo pieno».

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