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Bari, l’Inps accelera: boccata d’ossigeno per i lavoratori

 
Marco Seclì

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Marco Seclì

truffa all'inps

Le pratiche per gli ammortizzatori sociali adesso viaggiano veloce e permettono di vedere un orizzonte con meno nubi a tanti lavoratori in attesa dei pagamenti

Lunedì 01 Giugno 2020, 09:46

Bari - Dopo la Regione, anche l’Inps schiaccia il piede sull’acceleratore. Le pratiche per gli ammortizzatori sociali adesso viaggiano veloce e permettono di vedere un orizzonte con meno nubi a tanti lavoratori in attesa dei pagamenti. È la dimostrazione che anche la burocrazia, specie quando l’impegno è straordinario come si conviene a un’emergenza, può cambiare passo per venire incontro alle esigenze dei cittadini.

I dati della direzione regionale pugliese dell’Istituto di previdenza, guidata da Giulio Blandamura, fotografano la situazione al 27 maggio scorso. Lo sprint degli uffici, rispetto all’andamento lento iniziale, è evidente. La mole di domande che, dopo il «via libera» della Regione (che ha bruciato i tempi colmando l’iniziale impasse), i dipendenti Inps si sono ritrovati tra capo e collo nel giro di pochi giorni ha richiesto uno sforzo straordinario.

Nella provincia di Bari, per la cassa integrazione guadagni ordinaria, sono pervenute 7.935 domande da parte delle aziende. Al 27 maggio ne risultano definite 7.625, il 96 per cento. E i pagamenti disposti sono 38.233.

Anche chi ha diritto agli assegni del Fis, il Fondo sociale destinato prevalentemente alle imprese del terziario da sei dipendenti in su, rimasti a lungo al palo, può iniziare a tirare un sospiro di sollievo. Sono state definite 2.511 domande sulle 2.908 pervenute (l’86%), per 11. 625 pagamenti disposti.

Tasto ancora più dolente era quello della cassa integrazione in deroga, che spetta a tutti i lavoratori non coperti dagli strumenti ordinari (Cigo e Fis). Il recupero, pure in questo caso, è lampante. Su 11.005 domande arrivate da Bari e provincia, ne sono state smaltite 10.089, il 92%. E l’Inps ha già autorizzato 20.277 pagamenti.

Il segretario generale della Cisl Bari, Giuseppe Boccuzzi, che aveva più volte denunciato i ritardi della fase iniziale, spera che non ci siano più ostacoli tali da impedire di rispondere alle esigenze delle migliaia di dipendenti sospesi dal lavoro.
«La parola lockdown - ragiona - ha significato un tremendo colpo, non solo sanitario, ma anche e soprattutto economico per i lavoratori e le lavoratrici di Bari e provincia. Un popolo di 100.000 persone, dal mese di marzo costretto a stare a casa senza lavoro e senza reddito, che ha dovuto sopportare tutti i limiti e le complessità della nostra macchina burocratica per aspettare quel minimo reddito di sussistenza legato all'erogazione degli ammortizzatori sociali. Una macchina - ricorda Boccuzzi - che per quasi due mesi non ha dato le risposte che il Governo aveva promesso con la fatidica data di pagamento del 15 aprile, rimasta sulla carta».

Il segretario della Cisl riconosce l’accelerazione. «Le ultime tre settimane hanno visto, per fortuna, un rilancio concreto dell'azione organizzativa degli uffici preposti all’istruttoria e al pagamento delle pratiche dei vari ammortizzatori, spremendo al massimo la forza lavoro, prima degli uffici regionali e poi degli uffici Inps, che oggi ci permettono di dire che sono state pagate il 96% delle pratiche di Cigo, l'86% del Fis e il 92% della Cig in deroga. Passi in avanti importanti: basti pensare che, dal 14 al 27 maggio, cioè in soli 10 giorni lavorativi, l’Inps della provincia di Bari è riuscito a staccare oltre 41.000 assegni di ammortizzatori sociali».
Boccuzzi è soddisfatto ma avverte: «Una vera boccata di ossigeno per le famiglie di Bari e provincia, ma che non è ancora esaustiva perché i lavoratori ancora in attesa si stimano possano essere oltre 20mila e, con le proroghe già avviate dalle aziende per prolungare la cassa integrazione per i mesi di maggio e giugno, nonostante le nuove modalità di erogazione previste nel decreto Rilancio, ci auguriamo di non trovarci di fronte ad una nuova congestione burocratica che lasci in mezzo al guado migliaia di famiglie di lavoratori che in questa crisi stanno perdendo reddito e, forse, la speranza di rialzarsi in piedi».

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