Una ripresa certo faticosa e piena di problemi, ora che si attenua l’emergenza Covid-19 al Policlinico. La lenta riapertura al pubblico ha prodotto la presa di posizione di Luigi Cipriani del Gruppo Indipendente Libertà-Sanità, un sindacato autonomo. Ieri mattina, in conferenza stampa, ha spiegato le sue ragioni. Procediamo con ordine.
L’emergenza sanitaria, con la conseguente necessità di mettere a disposizione un maggior numero di posti letto nei reparti di terapia intensiva e semi-intensiva oltre che Pneumologia, ha prodotto una serie di eventi collaterali inevitabili. La struttura Asclepios è stata completamente acquisita allo scopo, inclusi stanze e corridoi deputati a ospitare il Centro unico per le prenotazioni (Cup) e le casse per il pagamento dei ticket. Furono spazi tutti dismessi e non c’era alternativa. In particolare, le sale destinate a Cup e casse diventarono deposito per tutto il materiale sanitario Covid. Furono sospesi tutti i pagamenti e le prenotazioni.
Adesso, cessata la fase emergenziale, ha inizio la dismissione. Il centro Covid sarà collocato nell’ex ospedale Fallacara di Triggiano. I reparti che prima dell’emergenza erano ospitati nel plesso stanno gradatamente riprendendo la propria normale attività. Anche i locali che ospitano Cup e cassa al piano terra sono stati liberati, fatta eccezione per la sala in cui l’utenza prenota le visite relative all’attività libero professionale (Alpi) nella quale resta ancora materiale depositato e che presto sarà trasportato in magazzino.
«Non chiedo l’apertura degli sportelli per le prenotazioni perché al momento non si può pensare ad assembramenti e concentrazione di persone in coda - inizia Cipriani -. Non comprendo l’ostinazione con la quale ci si rifiuta di aprire la cassa».
Ecco il suo ragionamento: «Su 10 persone in coda al Cup, 9 si recano alle prenotazioni e uno deve solo pagare il ticket. Data la notevole ampiezza dei luoghi, all’interno possono entrare anche 10 persone e si possono aprire in sicurezza 6 sportelli per le casse, 3 a sinistra e altrettanti a destra. Ciò significa che i 10 utenti sarebbero diluiti 5 da un lato e gli altri 5 dall’altro lato - l’idea del sindacalista del Gil -. C’è una porta di ingresso e una seconda porta che potrebbe essere utilizzata come uscita secondaria. Si può addirittura pensare di collocare al centro un muro in cartongesso per indurre le persone a uscire dalla porta secondaria».
Cipriani non condivide la soluzione adottata. «L’utenza, soprattutto anziani, donne e bambini, deve pagare in un ufficio postale oppure in una tabaccheria nelle vicinanze, con un aggravio di spese. In entrambi i casi si devono aggiungere altri 2 euro e se l’utente ha, come spesso accade, 3 o 4 impegnative, alla fine sborsa 8 euro in aggiunta per pagare il ticket», segnala.
Insomma, un ticket sull’altro. «Il personale dipendente, oltre 40 persone, lavora da remoto, ossia dalla propria abitazione e ogni giorno sbriga non più di 10 prenotazioni. Questo significa che 10 o 15 persone sono sufficienti a smaltire questo lavoro. La parte restante può essere impiegata negli sportelli». Discorso analogo per chi si reca all’ufficio Prelievi e paga un acconto. Nel corso degli esami spesso emerge la necessità di alcuni approfondimenti. «Quando si ritiravano gli esiti - spiega Cipriani - si pagava una differenza, adesso invece accade che si deve effettuare un secondo versamento, un’integrazione, e si deve tornare all’ufficio postale». Sono stati collocati 2 totem. Si inseriscono l’impegnativa e la tessera sanitaria. Bisogna digitare il prezzo da pagare e va corrisposto esclusivamente con carta di credito. «Chi non ne è provvisto come fa? - si domanda Cipriani -, bisogna avere dimestichezza per utilizzarli. Un anziano ha sicuramente difficoltà. Idem per la richiesta di una cartella clinica, per cui si deve lasciare un acconto in ufficio postale che poi dovrebbe essere restituito in cambio della restituzione della cartella. Chi rimborserà quei soldi se gli sportelli sono chiusi?».