BARI - La vita è ripresa praticamente uguale. Sì, magari ce ne dobbiamo andare in giro con la mascherina, però tra chi la porta al polso e chi sotto il mento, dai, la primavera della normalità si può dire cominciata. Eppure, tra un assembramento e un altro, tra una saracinesca che si rialza e la città che riprende a respirare, permane un’area di guerra: il Tribunale di piazza De Nicola.
I militari in tuta mimetica, volto coperto e mitraglietta imbracciata filtrano uno per uno i visitatori. Dove va? Perché? Ha la prenotazione? È proprio necessario? Si teme, evidentemente, che il virus possa tornare alla virulenza dei mesi scorsi solo nelle stanze dove si amministra la giustizia, e non ad esempio nei bar, sul lungomare, nelle pizzerie, negli uffici postali. Nel «vecchio» Tribunale si respira il clima pesante dell’allarme. Che poi, se qualcuno non avendo proprio di meglio da fare, volesse andarsene a spasso tra i corridoi di piazza De Nicola, beh, farebbe bene l’Esercito a passarne al setaccio identità e intenzioni. Ma se a bussare alla porta del Palazzo di Giustizia sono gli avvocati, no, scusate, ma il filtro diventa paradossale, imbarazzante, offensivo.
«I giudici passano, gli avvocati ci muoiono in quelle stanze», il commento di qualche legale. Perché forse qualcuno ha dimenticato che la giustizia non ha una sola voce - quella della magistratura - ma piuttosto la multiforme lingua delle persone che attraverso l’avvocatura rivendicano (più o meno a ragione) i propri diritti. Le stanze dove si amministra la giustizia sono stanze comuni. Ci sono le «parti» non una sola parte. Ecco perché è impensabile fermare sull’uscio gli avvocati: «Altolà, amico o nemico?».
D’altronde sono state le nuove regole imposte dai decreti «Cura Italia» e «Liquidità» a ridimensionare di fatto il ruolo dei legali, ad esempio attraverso «lo svolgimento in videoconferenza delle udienze che prevedano la sola presenza di parti e difensori» o lo «svolgimento in forma scritta delle udienze che prevedano la sola presenza dei difensori». In altre parole: «avvocati, in Tribunale non ci mettete piede!».
Michele Laforgia, noto penalista, sul suo profilo facebook a tal proposito commenta: «Gli avvocati, compresi quelli “con la toga sulle spalle e nel cuore”, sono considerati ospiti sgraditi, da tenere alla larga. Senza rendersi conto che una giustizia senza aule, senza difensori e senza pubblico, semplicemente, non è giustizia».