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Acquaviva, il mestiere di ciabattino riprende vita con la crisi

 
Franco Petrelli

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Franco Petrelli

Acquaviva, il mestiere di ciabattino riprende vita con la crisi

Leonardo Ascatigno

L’artigiano Ascatigno: «Sto notando un aumento del lavoro. Molte persone non hanno i soldi per comprare le scarpe e sistemano le vecchie»

Giovedì 07 Maggio 2020, 10:44

ACQUAVIVA - Ciabattino, un mestiere che resiste, anzi. Dice Leonardo Ascatigno, provetto calzolaio al lavoro nel suo negozio artigianale di piazza Vittorio Emanuele: «Si lavora, e tanto. Già da prima dell’emergenza coronavirus diversi clienti avevano preso l’abitudine di farsi più volte sostituire i tacchi consumati e ripetere i lavori di risuolatura di scarpe da donna e da uomo. Ora, con la crisi economica legata alla pandemia - spiega - il fenomeno di accentua». Insomma, prima di comprarsi un paio di scarpe nuove ci si pensa bene. Anche perché il portafogli «piange». E allora, meglio sistemare le calzature usate, prolungarne la vita.

«Tra l’altro - ammette l’artigiano acquavivese -, molti clienti preferiscono non comprarsi scarpe di fabbricazione orientale, che durano quello che durano e, poi, non vale la pena riparare».

Oltre alle riparazioni, il calzolaio 47enne disegna e realizza scarpe artigianali su misura e personalizzate, nel solco della tipica tradizione acquavivese. Dalla bottega promana l’odore del cuoio e del mastice, come una rassicurante coperta avvolgente che trasporta il passante nella macchina del tempo.

E il tempo sembra non essersi fermato, nel laboratorio che, pur aggiornato con tecnologie moderne, rimanda a un’epoca nella quale il titolare teneva i chiodi tra i denti per comodità, prima di piantarli con l’inconfondibile ticchettio del martello sulle suole.
Fabbricare le scarpe era un’attività che per generazioni ha richiamato ad Acquaviva, a due passi dalla Cattedrale, tanti clienti da città vicine e comunque da tutto il Meridione.

In uno di quei canzaturifici storici, fin da ragazzo, Leonardo Ascatigno ha imparato a costruire scarpe di qualità, nel curare ogni adempimento, dalla forma alle cuciture alla qualità delle pelli.

Il maestro calzolaio, padre di due figli, racconta che «ogni scarpa rimane un manufatto esclusivo, personalizzato per ogni cliente. Ho scelto questo lavoro - confessa - perché amo l’aria che si respira in questo tipo di laboratorio. È un mestiere che consiglierei ai giovani e che offre la possibilità di vivere tra la gente, di condividere la quotidianità di tanti concittadini».

La sua testimonianza continua: «Da qualche anno a questa parte vedo in aumento i lavori di pelletteria. Si riparano le borse in pelle, si rimodernano le cinture, si fanno rivestimenti in pelle alle sedie e si rimettono a nuovo indumenti in pelle che non tramontano mai».

Insomma, il comandamento del «non si butta» sta riprendendo piede in tempi di Covid-19.
Nella bottega entrano alla spicciolata i clienti che chiedono di modificare e riattare scarpe e sandali che forse qualche anno fa sarebbero finiti diritto nella spazzatura. Il mantra della primavera 2020 è «con pochi euro si torna a camminare bene».

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