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«Qui a Londra sembra di vivere in un film»: parla un barese trapiantato nella City

«Qui a Londra sembra di vivere in un film»: parla un barese trapiantato nella City

 
Ninni Perchiazzi

Reporter:

Ninni Perchiazzi

«Qui a Londra sembra di vivere in un film»

Francesco Albanese, 22 anni, studia Giurisprudenza alla Queen Mary University of London

Giovedì 07 Maggio 2020, 12:06

08 Maggio 2020, 19:05

«La situazione qui a Londra appare diversa. Differentemente dall’Italia, in Gran Bretagna, sin dall'inizio della pandemia possiamo uscire una volta al giorno per andare a fare attività fisica dove vogliamo, mentre non esiste forma alcuna di autocertificazione per fare la spesa o per comprare beni di prima necessità». Francesco Albanese, 22 anni, barese trapiantato nella City da quasi tre anni, studia Giurisprudenza alla Queen Mary university of London e lavora nello studio legale Bclp (Bryan Cave Leighton Paisner Llp).

In Inghilterra il Covid-19 ha fatto irruzione nella vita quotidiana un paio di settimane dopo l’Italia, per cui adesso, complici politiche alquanto fantasiose quanto cieche - leggi la cosiddetta «immunità di gregge» incautamente prospettata dal primo ministro Boris Johnson - la pandemia cavalca l’onda come un surfista alle Hawaii ed il Regno Unito è al secondo posto nel mondo, alle spalle degli Usa, nella macabra classifica dei decessi.

Nonostante le terribili notizie giunte dal Belpaese ha scelto di restare nel West end.

«Siamo entrati in lockdown in un momento successivo rispetto all’Italia. Io ero preoccupato per amici e familiari che vivono a Bari, ma sono rimasto a Londra per continuare a studiare a lavorare. Adesso sono in smart working, ma voglio sentirmi vicino ai miei colleghi in un momento così difficile per poi essere pronto a ritornare in ufficio non appena questa situazione finirà».

Com’è cambiata la sua giornata?

«È una sensazione strana. Sembra di vivere in un film, di quelli che parlano di pandemie. Stare chiuso in casa, per me che ero abituato ad andare al lavoro, in palestra e ad incontrare i miei amici è una situazione particolare. Fortunatamente, posso lavorare in smart working e le giornate passano velocemente. Nei giorni feriali, mi sveglio faccio attività fisica (a casa o fuori), mi preparo una colazione e inizio a lavorare alle 8,30 per finire alle 19,30 (nei giorni normali). Faccio la spesa solo durante il weekend, meglio non rischiare. Socializzo con i miei amici tramite app come Houseparty e Zoom. Guardo Netflix, Amazon Prime e Disney+ come molti altri ragazzi della mia età qui a Londra».

Che succede in strada o al supermercato, la vita continua a scorrere come ogni giorno o si nota qualcosa di differente?

«All’inizio i londinesi hanno continuato a svolgere le loro vite in maniera normale. Solo in un secondo momento, quando si è entrati in lockdown sono state prese maggiori precauzioni, come l’uso delle mascherine, anche se, clima permettendo, i parchi sono spesso pieni».

Si percepiscono paura e preoccupazione?

«Il clima che percepisco lavorando nella City è di una situazione di sospensione temporanea ma con molta voglia di riprendere al più presto la normale attività lavorative e non».

Anche a Londra si vive l’effetto «Fase 2», con tanta voglia di tornare alla normalità il prima possibile?

«Nel mio studio legale ci sono ancora tanti clienti che continuano ad avviare nuove transazioni internazionali nonostante il periodo di pandemia. È bello vedere come molte aziende si stiano adeguando e riconvertendo, iniziando ad offrire i loro servizi in maniera digitale. Per esempio, la mia palestra ha creato classi online con istruttori durante tutta la giornata».

Come viene gestita l’emergenza?

«Il Governo inglese ha mostrato chiarezza rispetto alle misure finanziarie e sanitarie per affrontare questo periodo, per salvaguardare il sistema sanitario e le imprese, dando speranza a molte persone che differentemente da me non hanno un lavoro. A livello pratico sono stati attivati una linea telefonica ed un sito internet per aiutare coloro i quali pensano di aver contratto il Covid19. Il sito internet è sempre aperto e risponde alle domande. Le telefonate invece sono ristrette solamente a persone con sintomi gravi».

In Italia, si cantano inno nazionale e Bella Ciao, In Inghilterra ci sono iniziative simili?

«Il Governo ha posto grande importanza su quello che chiamano “Wellbeing”. Ogni settimana, ci affacciamo dalle finestre e applaudiamo il sistema sanitario nazionale (Nhs).

Dica la verità, le manca l’Italia?

«Spero che lockdown e virus passino velocemente cosi da poter tornare a casa per qualche settimana a rivedere la mia famiglia. Mi manca».

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