Domenica 07 Settembre 2025 | 17:45

Liegi parla una barese: «Qui soldi per tutti, e ok al tempo libero»

 
Franceca Di Tommaso

Reporter:

Franceca Di Tommaso

medico veterinario Francesca Carofiglio

La testimonianza arriva dal Belgio

Martedì 28 Aprile 2020, 13:03

LIEGI - Attività chiuse dal 15 marzo? 5mila euro ai negozianti costretti ad abbassare le saracinesche. Scuole? Aperte per ospitare i figli di chi lavora nella sanità ma niente lezioni online, niente esami e compiti assegnati ma facoltativi.

Sport e uscite fuori città, queste solo con i familiari? Mai state interrotte. L’attività motoria però all’aperto, con i familiari o al massimo un amico, a distanza «regolamentare». E dal 18 maggio, possibilità di gite giornaliere nell’intero Paese.

Le mascherine, presto obbligatorie, scarseggiano? Via libera al fai da te: il 4 maggio riaprono mercerie e negozi di tessuti. È scritto testualmente nel prospetto delle Misure federali in vigore: riapertura delle mercerie e dei magazzini di tessuti «pour la fabrication des masques». Et voilà, ben arrivati in Belgio. «Ho girato a lungo l’Europa, ma ho realizzato qui il mio sogno: mi sono specializzata in chirurgia veterinaria, e sono ormai 20 anni che vivo a Liegi».

Francesca Carofiglio è un giovane medico veterinario barese. «Sono stata a Bari a Carnevale, a far visita ai miei genitori e alle mie sorelle».

A Liegi ha trovato anche l’amore; con il marito, oltre a due bambini, condivide una clinica veterinaria aperta h24 «Siamo autorizzati a rimanere aperti, saremmo sanzionati dall’Ordine dei veterinari se non garantissimo il servizio anche durante il “confinamento”».

Lo chiamano così, non quarantena; e in molti tratti appare meno blindato del nostro. «Sì, il lockdown belga appare più leggero - ammette Francesca. – I primi casi di covid si sono verificati il 15 marzo: il confinamento è cominciato allora, sull’onda di quanto ci arrivava dall’Italia, dolorosa apripista su questo fronte».

A rimanere aperti, solo farmacie e negozi di alimentari. «Ma con gli ingressi contingentati sulla base delle dimensioni del supermercato, – spiega Carofiglio – solo con carrello, per garantire la distanza di sicurezza, e con il carrello disinfettato ad ogni ingresso». Saracinesche giù per tutti gli altri. «Però il governo ha garantito un indennizzo per i negozianti costretti a chiudere – racconta Francesca - il primo mese è stato di 5mila euro, il secondo mese non si sa ancora, ma di sicuro sarà inferiore. I liberi professionisti che non lavorano e sono soli riceveranno più o meno 1280 euro al mese. 1600 se hanno qualcuno a carico. Chiedere il ricorso alla cassa integrazione per le imprese che hanno scelto questa strada è molto semplice – conclude – e i dipendenti ricevono dallo Stato il 75% dello stipendio».

Per le strade, pochi posti di blocco e possibilità di fare attività fisica «purchè motoria».
E la scuola? «Niente lezioni a distanza e i compiti assegnati dai professori sono facoltativi. La scelta del governo è di evitare ogni forma di discriminazione. Hanno preferito sospendere le lezioni per evitare che chi non possa essere seguito a casa nello studio si ritrovi indietro rispetto ai compagni. Però ci sono una serie di programmi sui tablet messi a disposizione dalla scuola perché i piccoli possano continuare ad apprendere francese e matematica giocando a punti. Qui le fasce scolastiche sono due, - continua la dottoressa - ciascuna della durata di sei anni. Non esistono le scuole medie. I ragazzi della sesta inferiore e quelli della sesta superiore rientreranno a scuola il 18 maggio, in classi di dieci. Proseguiranno ad oltranza per recuperare i mesi persi, ma niente esami di fine anno: durano dieci giorni e sono molto impegnativi». In realtà, gli istituti scolastici sono aperti. «Funzionano da garderie – spiega Carofiglio – per ospitare i figli di chi lavora nell’ambito sanitario e delle forze dell’ordine». Nel campo culturale, librerie ancora chiuse. Bisognerà aspettare l’11 maggio, come per tutte le altre attività.

«Parrucchieri e professioni a contatto diretto con i propri clienti, invece, riaprono il 18 maggio – spiega Francesca. – Gli ultimi in assoluto a riaprire, dall’8 giugno in poi, saranno bar, ristoranti caffè e tutte le attività del tempo libero in gruppo». Il fronte sanitario, in Belgio, ha visto tempi migliori: la gestione delle case di riposo si è dimostrata disastrosa e il Paese ha il secondo numero di morti per milione di abitanti in Europa. «In realtà il belga preferisce la trasparenza fino in fondo. Dall’inizio del confinamento sono stati effettuati una media di 25mila tamponi al giorno. Per un depistaggio massivo si prevedi raggiungere i 40, 45mila tamponi al giorno.

I decessi, circa 7mila, sono tanti è vero, per un piccolo Stato come questo. Ma la scelta di base è stata dichiarare tutti i decessi come per coronavirus, anche se in assenza di tampone. I focolai purtroppo sono state le case di riposo; eppure le visite sono state vietate subito, già dal 15 marzo. E gli ospedali hanno avuto il tempo di organizzarsi sull’esempio dell’Italia. Comunque, anche qui, ogni famiglia ha almeno un morto da piangere». Anche per i malati covid del Belgio, lo strazio di morire da soli. «Se in ospedale fanno in tempo, telefonano e avvisano che la situazione sta precipitando. Puoi andare in ospedale e salutare il tuo caro, vedendolo al di là di un vetro - conclude la veterinaria barese. – Poi, niente funerale. Le chiese di ogni culto sono chiuse, la salma sigillata viene trasportata nel “funerarium”: la stanza rimane aperta solo per un’ora, si può entrare al massimo tre persone alla volta, per l’au revoir».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)