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Popolare Bari, il Riesame: Jacobini registi degli affari illeciti. Difesa: nessuna motivazione sui gravi indizi 

 
Redazione online

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Crac Banca Popolare Bari, arrestato ex presidente Jacobini

I due sono stati arrestati il 31 gennaio scorso nell'ambito di una inchiesta della Procura sul crac dell'istituto di credito ora commissariato

Lunedì 06 Aprile 2020, 18:13

20:14

Il «gruppo Jacobini» e, in particolare Marco e Gianluca, padre e figlio, rispettivamente ex presidente e vice direttore della Banca popolare di Bari, era "il deus ex machina, l’orchestratore di tutte le varie manovre economiche. Tutto era orientato a consentire alla famiglia Jacobini il conseguimento dei propri illeciti affari e profitti». E’ un passaggio delle motivazioni del provvedimento con il quale il 20 febbraio scorso il Tribunale del Riesame di Bari ha rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per i due indagati.

Marco e Gianluca Jacobini sono stati arrestati il 31 gennaio dalla Guardia di Finanza per i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza nell’ambito dell’indagine della Procura di Bari, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Rossi con i sostituti Savina Toscani e Federico Perrone Capano, sulla gestione dell’istituto di credito barese, commissariato il 13 dicembre 2019.

I giudici evidenziano la «elevata gravità dei fatti» di "indubbio allarme sociale» per «l'entità del danno patrimoniale arrecato all’economia italiana (900 milioni di euro sottratti agli investimenti meridionali e a circa 70mila creditori/risparmiatori)».

Per entrambi gli indagati il Riesame parla di «sistematica reiterazione delle condotte illecite mediante il regolare ricorso alla manipolazione e falsificazione dei dati contabili e patrimoniali», in grado, anche dopo la formale uscita dalla banca, di «fare affidamento su di una serie di soggetti fedeli», «evidentemente da utilizzare per riprendere o meglio per proseguire il controllo della banca».

Per i giudici c'è anche il rischio che gli indagati «se lasciati in libertà», esercitino «pressioni» su testimoni che devono ancora essere sentiti dagli inquirenti, per la loro "indubbia capacità persuasiva e convincente». Parlano, ancora, di «disinvoltura delinquenziale», «spregiudicatezza nella gestione degli affari» e «indifferenza e noncuranza nei riguardi delle regole di diritto». A questo proposito, i giudici sottolineano che anche dopo la notifica della proroga delle indagini da parte della procura di Bari, nel luglio 2017, gli indagati «hanno agito in modo continuativo per occultare la verità e perseguire i propri interessi».  

Gianluca Jacobini, ex codirettore della Banca popolare di Bari, nelle settimane precedenti l'arresto, stava valutando «un eventuale trasferimento a Londra con la famiglia». E’ quanto emerge dal contenuto di alcuni messaggi di whatsapp estrapolati dal telefono che la Guardia di Finanza gli ha sequestrato durante la perquisizione contestuale al suo arresto. Una sintesi di questi messaggi e documenti è riportata nelle motivazioni del Tribunale del Riesame che ha confermato la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Dal 15 dicembre 2019, due giorni dopo il commissariamento della banca, fino al 30 gennaio 2020, vigilia degli arresti, Gianluca Jacobini e il suo interlocutore «facendo riferimento al coinvolgimento nelle vicende che hanno interessato la BPB, discutono di un eventuale trasferimento a Londra». «Londra per un paio di anni, unica soluzione, dovete cambiare aria» gli scrive il suo contatto e Jacobini risponde «devo trovare qualcosa da fare e vengo al volo». «Poi se ci sono rilievi la magistratura faccia il suo corso, inizia a spostarti» gli suggerisce ancora l’interlocutore. Tra i messaggi ci sono anche contatti con dirigenti della Banca d’Italia e con imprenditori clienti dell’istituto di credito barese.

CIRCELLI: BILANCI MODIFICATI PER COMPIACERE JACOBINI - Elia Circelli, ex responsabile della Funzione Bilancio e Amministrazione della Direzione Operations della Popolare di Bari, era «ben consapevole che i numeri» dei bilanci erano «modificati al fine di rispettare i desideri della famiglia Jacobini». Lo scrive il Tribunale del Riesame di Bari nelle motivazioni con le quali, pur confermando le esigenze cautelari per rischio di reiterazione dei reati, il 20 febbraio scorso ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per Circelli sostituendoli con l’interdizione.

«Circelli - dicono i giudici - risulta essere uno dei soggetti fedeli alla famiglia Jacobini sui quali quest’ultima ha potuto fare affidamento all’interno del management dell’istituto di credito» e che «hanno subito, nella piena consapevolezza del loro agire, l’influenza, il potere e la capacità persuasiva della famiglia Jacobini così concorrendo nella commissione dei reati». Dai documenti e dal contenuto di telefono e pc sequestrati a Circelli, è emersa la sua «piena consapevolezza - si legge negli atti - della non correttezza dei dati contabili utilizzati per la predisposizione dei bilanci e delle conseguenti comunicazioni effettuate dalla banca».

SISTO: NESSUNA MOTIVAZIONE SUI GRAVI INDIZI - Il Tribunale del Riesame, correttamente, non è minimamente entrato sul tema dei gravi indizi di responsabilità, in quanto il ricorso degli indagati verteva solo sulle esigenze cautelari. Nella prima parte del provvedimento vi è una ampia ricognizione di quanto già osservato dalla pubblica accusa e dal gip, ai soli fini di inquadrare le proprie valutazioni e quindi senza alcuna incursione sulla colpevolezza o meno dei soggetti coinvolti.
Quanto alle esigenze cautelari, fermo il pacato dissenso con quanto osservato dal Riesame, resta la possibilità di seguirne le indicazioni per rimuovere ogni residua perplessità sulla meritevolezza della misura.

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