BARI - Lo striscione occupa la parte superiore del muro, di quel muro costellato di fori e buchi anneriti dagli scoppi forse di petardi, un oltraggio non soltanto a un bene pubblico, ma all'intera comunità scolastica. Con una puntualità da brivido, ogni volta che gli operai incaricati dal Comune sanano le ferite della parete esterna della scuola San Francesco a Japigia, i vandali tornano sul luogo del delitto e si accaniscono contro l'edificio.
Ma la preside Patrizia Rossini, dirigente dell'istituto comprensivo Japigia 1-Verga, di cui il plesso San Francesco fa parte, trasforma la rabbia in un monito rivolto a tutto il quartiere. Così quel cartello scritto dagli alunni delle terze elementari suona come una richiesta di aiuto alla parte sana del rione: dateci una mano a difendere la nostra scuola.
I bambini scrivono: «La nostra scuola non si tocca». Poi il messaggio agli autori dello scempio: «Distruggendo ti senti più forte? Distruggi la scuola, distruggi il bene pubblico, distruggi ciò che è di tutti e ciò che è tuo! Aiutaci a rispettare la scuola. Non distruggere».
La dirigente spiega: «Siamo sotto attacco da anni. Ma questa volta si è superato il limite. Il muro esterno dell’istituto, il cui ingresso principale si affaccia su via Peucetia, da quando sono stati effettuati i lavori di coibentazione si sgretola facilmente. La parte esterna è di polistirolo. Qualcuno si diverte a spaccare la parete e a inserire nelle crepe questi piccoli botti che, accesa la miccia, provocano una esplosione. Ogni volta denuncio gli episodi alla polizia e ai carabinieri. Chiamo il Comune che manda una ditta a effettuare le riparazioni. Ma non è possibile andare avanti».
Anche le telecamere, i cui filmati sarebbero utili per individuare gli artefici di tali atti, sono in frantumi. Ormai da tempo.
La scuola però non si arrende: «Gli alunni e tutto il personale del plesso San Francesco sono stanchi dei continui atti di vandalismo di cui l’edificio è oggetto quotidianamente. Assistiamo ogni giorno allo scempio che si fa dei muri esterni della scuola ad opera di un gruppo di vandali che sembra aver trovato la sua ragion d’essere nell’accanimento distruttivo degli stessi muri. A niente servono le denunce e le segnalazioni: più e più volte il muro è stato bucato, diremmo meglio sventrato con i petardi, ricoperto di scritte ingiuriose e disegni osceni e più e più volte l’ufficio tecnico del Comune è intervenuto per risanarlo.
Ma sembra che sia diventato un appuntamento divertente. Appena il muro viene sistemato, il gruppo di balordi interviene».
La condanna di alunni, docenti e famiglie è unanime: «Siamo esausti, davvero, non è possibile combattere quotidianamente contro gli incivili che pensano di distruggere un bene così grande quale è la scuola, un luogo in cui i bambini vengono volentieri e in cui si punta anche alla bellezza estetica degli ambienti che diventano accattivanti per l’apprendimento. Il segno del degrado diventa l’affermazione di una identità che non può esistere nella bellezza di un semplice muro pulito. Tante volte ci si chiede il perché di questa pervicacia del male. L’idea di rendere la scuola un presidio sociale, un ente formativo non solo per gli alunni, ma per tutta la comunità comporta duro lavoro, sacrificio ed onestà. La nostra scuola questo lo ha sempre fatto: si è esposta, schierata ed ha ottenuto grandi successi, tangibili ed evidenti a livello regionale e nazionale. Lo fa anche questa volta, perché ancora non basta, perché ancora c’è tanto da lavorare, con l’aiuto di tutti. La scuola resiste, nonostante un profondo senso di frustrazione, a tutte le intemperie e resta presidio di vita bella a dispetto di tutto e tutti».
La scuola San Francesco è abitata da 800 bambini che frequentano le classi di materna e elementare. Il cartellone è un invito ai residenti a sollevare la testa, a collaborare con l’obiettivo di preservare la più importante agenzia educativa del territorio e il luogo di formazione delle giovani generazioni.