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Bari, insulti sessisti all'ex consigliere: in tribunale assente presunto autore (attuale assessore)

 
Redazione online

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Insulti a consigliera Bari Melini acquisisce scheda

In aula 21 dei 23 testimoni. La consulenza grafica attribuisce a Vito Lacoppola la paternità dello scritto offensivo: ma l'amministratore non si è presentato

Martedì 07 Gennaio 2020, 18:47

20:05

Dubbi sull'attribuzione all’ex consigliere comunale di Bari Francesco Colella (M5S) della scritta sessista indirizzata anonimamente all’ex collega Irma Melini sono emersi nell’udienza del processo in corso dinanzi al Tribunale di Bari nel quale Colella è imputato per diffamazione aggravata. La consulenza della difesa individua in un altro ex consigliere, l’attuale assessore Vito Lacoppola, l’autore della scheda incriminata. Nella seduta del 14 novembre 2017, durante una votazione a scrutinio segreto del Consiglio comunale, su una delle schede un consigliere scrisse 'Irma la tr...'.

Oggi in aula, dinanzi al giudice monocratico Antonietta Guerra, hanno sfilato come testimoni 21 dei 23 consiglieri comunali, oltre Colella, presenti a quella seduta e che presero parte alla votazione. Alcuni di loro siedono ancora oggi in Consiglio comunale. In udienza mancava soltanto il 23esimo consigliere presente a quella seduta, Lacoppola, che ha ricevuto la raccomandata della convocazione ma non l’ha mai ritirata. L'ex consigliera Melini, costituita parte civile con l’avvocato Guglielmo Starace, ha testimoniato per prima. Poi è toccato alla consulente della Procura, Rosa Iannuzzi, che ha confermato l'attribuzione della scritta sessista a Colella «per esclusione" dopo aver sottoposto tutti i consiglieri a «saggio grafico». È seguita la testimonianza dei consiglieri, compreso l’imputato, che uno alla volta si sono seduti dinanzi al giudice e hanno riconosciuto la propria scheda sottoscrivendola.

Infine ha testimoniato la consulente della difesa, la grafologa Rosa Martino, che ha escluso la responsabilità di Colella, difeso da Gianfranco Schirone, attribuendo invece la scritta sessista a Lacoppola, il quale nel saggio grafico, stando alla consulente, avrebbe «dissimulato la propria scrittura al 99%». Il processo è stato rinviato al 3 marzo per sentire Lacoppola. Nella stessa udienza ci saranno le discussioni finali di accusa e difesa.

LACOPPOLA: HO APPRESO LE ACCUSE DALLA STAMPA

Nel respingere le gravi accuse, totalmente infondate, e nel ricordare di aver già espletato perizia grafologica nel corso delle indagini della Procura, mi riservo però ogni opportuna iniziativa volta a tutelare il buon nome e la mia reputazione». Lo dichiara l’assessore comunale di Bari Vito Lacoppola, commentando l’esito dell’udienza del processo sulla scritta sessista ai danni dell’ex consigliera Irma Melini, nella quale è stato fatto il suo nome come autore dell’insulto.

Spiegando di non essere stato convocato all’udienza, Lacoppola dice di aver «appreso da fonti di stampa di accuse mosse» nei suoi confronti «nel corso del processo a carico dell’ex consigliere 5Stelle Fancesco Colella per la scritta diffamante nei confronti della ex collega Irma Melini». «Oggi quindi, - aggiunge - il perito di parte del consigliere, presunto autore della scritta, pare abbia voluto attribuire al sottoscritto le responsabilità individuate a carico del suo cliente a seguito dell’indagine dalla Procura della Repubblica».

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