La Bari-Putignano via Conversano è la principale linea della rete Sud-Est, con circa 7mila passeggeri trasportati ogni giorno. Riaprirà tra dicembre 2020 e gennaio 2021, dopo circa 18 mesi di lavori che dovranno servire al raddoppio parziale tra Mungivacca e Noicattaro e all’interramento dei binari tra Triggiano e Capurso. Un’opera importante, partita nel giugno scorso dopo un’attesa di otto anni: la gara d’appalto risale addirittura a novembre 2011, e il progetto iniziale prevedeva di realizzare un binario provvisorio per evitarne la chiusura al traffico. Ma il troppo tempo passato, e le nuove norme emanate nel frattempo, hanno reso impossibile questa soluzione: ai pendolari non resta che portare pazienza.
È una storia molto italiana, ed ha a che fare con la lunghezza delle procedure del settore dei lavori pubblici: l’appalto del 2011 (nell’era di Luigi Fiorillo, l’ex amministratore oggi a giudizio per bancarotta) finanziato con i vecchi fondi Por è rimasto impantanato per tre anni davanti alla giustizia amministrativa. Il contratto con l’impresa (il consorzio Eureca) è stato firmato solo a luglio del 2014. Allora sono stati acquistati anche i binari necessari al raddoppio e alla «deviata» provvisoria, con una spesa di 3,5 milioni di euro.
L’idea era, così come prevedeva il «grande progetto» che la Regione aveva presentato a Bruxelles per ottenere circa 130 milioni di euro (in cui erano compresi anche 10 milioni per l’acquisto due elettrotreni) era di fare i lavori senza chiudere la linea. Nel 2015, in fase di elaborazione del progetto esecutivo, l’approccio cambia. Per l’interramento dei binari tra Capurso e Triggiano era prevista una interruzione della circolazione di 7 mesi, e altri 4 mesi per realizzare due deviate provvisorie da collegare alla vecchia linea: in tutto 11 mesi di interruzione del servizio a fronte di 18 mesi di lavori. Ma nel 2016, dopo l’incidente della Andria-Corato, Fse come tutte le linee ex concesse è passata sotto la sorveglianza dell’Ansf, e si cambia di nuovo: bisogna rispettare le prescrizioni dell’Agenzia nazionale della sicurezza, che sono più stringenti. Dunque, per fare i lavori, bisogna chiudere. E spendere 12 milioni di euro in più.
«La soluzione adottata con la recente revisione del progetto - scrive Fse - oltre ad avere adeguato l’intera opera agli standard Rfi e alle specifiche tecniche di interoperabilità ha cambiato modalità abbandonando la realizzazione delle deviate provvisorie e optando per la chiusura della linea per 18 mesi. Tale soluzione ha comportato una semplificazione dell’opera con la conseguente riduzione dei costi per 3,5 milioni di euro, una velocizzazione dei lavori per la mancanza di interferenze con l’esercizio ferroviario necessaria per il rispetto dei tempi previsti dal contratto con l’appaltatore ed infine lo snellimento dell’iter autorizzativo che, nel caso della realizzazione delle deviate provvisorie, sarebbe stato più oneroso per l’incompatibilità del progetto originario con il Decreto Ansf 4/2012».
Oggi Fse garantisce il servizio con un servizio sostitutivo di bus che, dice l’azienda, mette a disposizione un numero di posti superiore a quello dei treni corrispondenti. Ma le proteste dei viaggiatori hanno costretto la Regione a intervenire per chiedere un incremento delle corse nelle ore di punta. E non è chiaro che fine abbiano fatto binari e traversine acquistati nel 2014, che sono di tipo 50 Uni, diversi (più leggeri) rispetto a quelli 60 Uni che verranno montati dopo la variante.
L’appalto del «grande progetto» del Sud-Est barese era inizialmente finanziato con il Por 2007-2013 ed era stato presentato ai tempi della giunta Vendola. Ma a fronte dell’impossibilità di terminare le opere entro il 2016 - e dunque per non perdere i soldi - la Regione lo ha «spostato» sugli ex fondi Fas, guadagnando così 5 anni di tempo. Sulle questioni tecnico-operative, però, l’assessorato ai Trasporti non può intervenire, salvo chiedere garanzie sulla regolarità del servizio. «L’azienda concessionaria - spiega l’assessore Gianni Giannini - ci ha prospettato una difficoltà ad eseguire il progetto con le modalità inizialmente previste. Quelle attuali garantiscono indubbiamente standard qualitativi maggiori. C’è stato, in effetti, un incremento di costi rispetto alle previsioni iniziali. Gli uffici verificheranno in sede di rendicontazione, come sempre, il puntuale rispetto degli impegni».