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Bari, comunità come lager: ai ragazzi docce fredde e sedativi

 
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Indagine della Guardia di Finanza su una struttura del Barese: a disobbedienti anche alimenti scaduti

Giovedì 03 Ottobre 2019, 10:46

17:31

Docce fredde, botte, alimenti e medicinali scaduti, e sedativi per tranquillizzarli: è questo il trattamento che avrebbero subito, dal 2016 al 2019, alcuni minorenni ospiti di una comunità educativa nella provincia di Bari, cui vengono affidati ragazzini provenienti da contesti difficili. Sui presunti maltrattamenti, documentati dalla Guardia di finanza anche sulla base di testimonianze di quattro minori individuati come parti offese, indaga la Procura di Bari. La notizia è riportata dal quotidiano La Repubblica.

Nell’articolo si precisa che il sostituto procuratore Marcello Quercia contesta il reato di maltrattamento a Chiara Castelletti, 50enne, che era direttrice e rappresentante legale della cooperativa; e a Michele Iaccarini, 29enne, che era educatore nella struttura.

Secondo quanto riportato nell’articolo, a Iaccarini verrebbe contestato un episodio specifico di presunte violenze nei confronti di un ragazzino che sarebbe stato schiaffeggiato e strattonato, e al quale sarebbe stato versato in testa il cibo che aveva rifiutato. Castelletti, invece, dovrà anche rispondere del reati di truffa ai danni di diversi Comuni della provincia di Bari.

Secondo quanto sarebbe emerso nelle indagini i disobbedienti venivano segregati per giorni nelle loro stanze, erano obbligati ad andare a letto senza cena, a fare docce fredde, a lavare il pavimento e a raccogliere le uova delle galline allevate nella struttura insieme con i conigli. I ragazzi sarebbero stati costretti a eliminare anche gli escrementi degli animali e le loro carcasse.

Dalle indagini sarebbe emerso anche che agli ospiti più turbolenti sono stati somministrati medicinali quali En, Risperdal o Depkain «in dosi prolungate nel tempo, al fine di tranquillizzarli».

LA DIRETTRICE NEGA LE ACCUSE - La direttrice e legale rappresentante della Cooperativa in provincia di Bari che gestisce una comunità per minori e indagata per maltrattamenti su alcuni adolescenti della struttura, «non può che respingere le infamanti accuse formulate sulla base di accertamenti evidentemente incompleti e superficiali e sulle dichiarazioni di una ex operatrice che aveva gravi motivi di risentimento nei confronti della direttrice della comunità». Lo dichiara in una nota il legale della donna, l’avvocato Egidio Sarno, riferendo che l’ex dipendente, che «è stata denunziata per calunnia», «era stata licenziata per gravi comportamenti, inidonei per una educatrice, peraltro segnalati al Tribunale per i Minorenni che - continua il legale - dopo aver acquisito le necessarie informazioni aveva anche disposto l’annullamento della pratica di affido alla stessa di un minore anche lui ospite della comunità».
Il difensore precisa, inoltre, che la sua assistita «non ha ancora ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari» e che «appena ricevuta la notifica chiederà al pm di essere sentita per chiarire ogni circostanza». L’indagata "intende rassicurare l’opinione pubblica ed in particolare le famiglie dei minori affidati alla Comunità ed al Centro diurno, - continua la nota - di non essere assolutamente il 'mostro sbattuto in prima paginà che viene descritto», sottolineando come «tutti gli operatori dei servizi sociali e scolastici che quotidianamente hanno avuto contatto con i minori ospiti e con la Comunità stessa in tanti anni, non hanno mai rilevato o appreso di maltrattamenti o di comportamenti irrispettosi dei metodi educativi nei confronti degli ospiti.
E lo stesso dicasi per gli ufficiali di PG della Procura per i Minori che semestralmente hanno effettuato le verifiche previste dalla legge senza mai cogliere alcuna irregolarità».on riferimento «alle presunte contestazioni di appropriazione di beni alimentari e di truffa ai Comuni, la mia assistita - conclude il legale - precisa che trattasi di evidenti sviste in ordine alle modalità di acquisizione e consegna di beni alimentari a famiglie indigenti e persone bisognose occasionali e alla erogazione di contributi dai Comuni, effettuati sulla base della relativa permanenza dei minori».

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