«Stiamo lavorando con grande impegno e determinazione sia sul fronte della lotta alla criminalità organizzata che nel contrasto a quella comune, alla cosiddetta microcriminalità. La Giustizia può apparire lenta rispetto alla velocità con la quale la malavita consuma i suoi crimini e le sue strategie, ma alla fine di un percorso che deve tenere ben presente il rispetto di regole e procedure, a garanzia dello stesso esito delle indagini, la Giustizia raggiunge il suo obiettivo». Sono le parole del colonnello Fabio Cairo, che da un anno ha in mano le redini del Comando Carabinieri di due province: Bari, 41 Comuni e una popolazione di 1.257.520 persone; Barletta, Andria e Trani, 10 Comuni e 391.224 abitanti.
Una densità criminale tra le più alte.
Una idea della «pericolosità» di queste due aree di Puglia, la danno i numeri. Più di 51mila reati vengono consumati e denunciati ogni anno in media tra Bari e provincia. Quasi 140 denunce ogni 24 ore. A dirlo sono i dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, che fotografano unicamente i delitti «emersi» in seguito alle segnalazioni delle forze di polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello Stato , Polizia Penitenziaria, DIA, Polizia Municipale, Polizia Provinciale, Guardia Costiera). Restano nell’ombra i fenomeni di microcriminalità, anch’essi diffusi sul territorio, ma che per diversi motivi sfuggono al controllo delle autorità e la cui denuncia da parte delle vittime a volte non è affatto scontata.
Nella classifica nazionale delle province più a rischio Bari occupa il 26° posto. Andria, Barletta e Trani è invece posizionata nella casella numero 53, con una media superiore ai 12.500 reati (più di 3.200 ogni 100mila abitanti). Più di 34 al giorno.
Investigatori e inquirenti («L’autorità giudiziaria che opera nelle nostre province è tra le più preparate e con la migliore conoscenza del fenomeno di criminalità organizzata» ha precisato Cairo) devono fare i conti con una camorra che ha le sue radici nella città di Bari ma una forte tendenza ad estendere la propria influenza. Ieri mattina il colonnello Cairo ha ufficializzato, durante un incontro con la stampa, il cambio ai vertici di tre Compagnie: Barletta, Molfetta e Modugno e un nuovo comandante per il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Bari San Paolo, il tenente Francesco Corinaldesi, 26 anni, romano, alla sua prima esperienza territoriale. Prende il posto del capitano Antonio Antonazzo, destinato a comandare la Compagnia di Baiano (Avellino).
Alla guida della Compagnia di Modugno, arriva il capitano Corrado Quarta, 45 anni di Lecce. Succede al maggiore Antonio Citarella, diventato capo ufficio Oaio (Ordinamento addestramento informazioni operazioni) del Comando Legione Carabinieri Basilicata. Prende in mano le redini della Compagnia di Barletta il maggiore Nicola Pilia, 33 anni, di origini napoletane. Pilia prende il posto del maggiore Davide Montinaro, che reggerà il comando del 13° Reggimento Carabinieri Friuli Venezia Giulia. Infine Molfetta, dove si insedia il capitano Francesco Iodice, 38 anni, originario di Capua. Sostituisce il maggiore Vito Ingrosso, destinato al Servizio di cooperazione interno di polizia del ministero dell’Interno a Roma.
«Voglio ringraziare coloro che sono andati via e che hanno lavorato benissimo - ha detto Cairo - diventando ottimi conoscitori delle realtà in cui hanno operato. Sono sicuro che anche i nuovi colleghi, che sono già al lavoro, sapranno farsi onore, e riusciranno a mettersi al servizio del territorio e della cittadinanza».
Nuovi ufficiali, che arrivano in aree criminali in cui la delinquenza è particolarmente alta, territori di coltura della criminalità e del deterioramento sociale. La dimensione locale oramai sta stretta alla malavita barese che ha deciso di pensare in grande. Lo dicono anche le ultime relazioni semestrali al Parlamento della Direzione investigativa antimafia, nel capitolo dedicato alla criminalità organizzata pugliese, alla voce «Provincia di Bari». I paragrafi dedicati alla nuova geografia criminale raccontano come «è sempre più diffusa tra i clan la tendenza ad espandersi sul territorio extracittadino tanto da acquisire una “dimensione metropolitana -provinciale” che consente di esportare nell’hinterland le strategie già sperimentate con successo nel capoluogo, potendo contare sulla presenza, nei comuni della provincia, di numerosi gruppi criminali autoctoni, disposti a stringere alleanze operative». Poche scarcerazioni eccellenti ma soprattutto la crescita di una nuova leva criminale stanno rafforzando il potere di una malavita che vede nei clan Strisciuglio e Parisi le sue organizzazioni più forti ed estese. Una camorra tenuta a battesimo dalla Società foggiana e dalla Sacra corona unita di Lecce, che non guarda più solo ai quartieri ma a tutta o quasi la città metropolitana, la più grande del Sud dopo quella di Napoli e Palermo.