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Cyberbullismo a Bari, in Rete vessato uno studente su due

 
G. Flavio Campanella

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G. Flavio Campanella

Cyberbullismo a Bari, in Rete vessato uno studente su due

Il 45 per cento degli studenti baresi ha dichiarato di esserne stato vittima

Domenica 07 Luglio 2019, 11:05

BARI - «Sei stato/a vittima di bullismo?». L'ultima puntata della nostra inchiesta riparte da qui, da uno dei quesiti posti, durante l’anno scolastico 2018-2019, nell'ambito del programma #TeenExplorer, ideato da Giada (Gruppo interdisciplinare assistenza donne e bambini abusati) del Servizio di Psicologia dell’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari. Già nella pubblicazione di ieri abbiamo riportato le rilevazioni elaborate dalla dottoressa Maria Teresa Balducci dell'Osservatorio epidemiologico regionale (la Regione Puglia è l’unica ad avere azioni sistematiche di promozione della salute contro il fenomeno) sulla base delle risposte fornite dagli studenti della provincia di Bari (età media 15 anni, senza differenza di genere, con un intervallo dai 10 ai 18 anni): tre adolescenti su dieci (29%) hanno risposto «qualche volta», quattro su cento (4%) «spesso» e uno su cento (1%) «sempre», risultati in linea con quelli regionali (già diffusi nell'edizione di venerdì), ad eccezione dell’esito registrato riguardo al web. On line, infatti, la percentuale delle vittime nel Barese sale dal 34% al 45%.

A rispondere al questionario, sono stati in provincia 1082 alunni (50% in più rispetto 2017-208), pari al 29% del campione regionale, frequentanti dodici istituti (dieci scuole di istruzione secondarie di secondo grado e due di primo grado). Se è vero che (fortunatamente) il 66% non ha mai subito prevaricazioni e aggressioni, la percentuale di chi non ha mai visto atti di bullismo scende drasticamente (27%): ne consegue che il 73% ha assistito direttamente ad atti di bullismo (il 59% «qualche volta», il 12% «spesso» e il 2% «sempre»). L'altra buona notizia è la reazione da parte dei ragazzi: purtroppo, il 19,9% è rimasto indifferente, l'11,7% ha avuto paura e non è intervenuto e, addirittura, l'1,7% ha sostenuto il bullo o (lo 0,7%) ha filmatto l'accaduto con gli amici. Però, quasi sette su dieci (66,1%) dichiarano di aver cercato di difendere la vittima. Tra l'altro, quasi tutti affermano che interverrebbero se fosse un compagno di classe a subire i maltrattamenti: o direttamente, suggerendogli di chiedere aiuto oppure avvisando gli adulti o la Polizia. Quasi nessuno, insomma, rimarrebbe indifferente.

Come accennato, il cyberbullismo è l'altro spaccato del fenomeno. In provincia di Bari il 45% dei ragazzi ha dichiarato di esserne stato vittima o di aver assistito o comunque di esserne venuto a conoscenza, percentuale molto più alta rispetto a quella regionale che si attesta sul 32%. Anche nella provincia di Bari, così come in tutta la Puglia, i ragazzi piu grandi sono maggiormente presi di mira dai cyberbulli per motivazioni che riguardano soprattutto l’aspetto fisico (80%), cui segue l’andamento scolastico. In quanto alle reazioni («se venissi preso di mira cosa faresti?»), la maggioranza si rivolgerebbe ai genitori, altri denuncerebbero o ignorerebbero oppure ne discuterebbero di persona con l’agressore. C’è anche chi non reagirebbe, ma qualcuno sarebbe addirittura pronto a vendicarsi chiedendo aiuto agli amici oppure usando la forza fisica. In pochissimi bloccherebbero sui social l’aggressore. Immaginando, poi, di partecipare a una chat in cui un coetaneo viene umiliato, il 47% difenderebbe la vitima, il 19% avviserebbe un adulto, il 13% uscirebbe dalla chat e il 3% inveirebbe.

Il fenomeno, come spiegato approfonditamente nella pubblicazione di ieri, coinvolge soprattutto la famiglia, alla quale è richiesta massima intenzione per arginare i comportamenti problematici dei ragazzi. Sempre rimanendo nel contesto di questa indagine, il livello di istruzione dei genitori è tendenzialmente elevato: il 34% delle mamme è laureato, come lo è il 31% dei padri, livelli superiori alla media regionale (24%). I ragazzi hanno dichiarato che il 4% dei loro padri ha un livello di istruzione primario. Rispetto all’educazione ricevuta, il 21% dei ragazzi la giudica «permissiva» (i genitori insomma sono aperti al dialogo, senza regole restrittive) contro il 75% che la giudica «autorevole» (sono pronti a spiegare le regole imposte). L’11% li definisce «autoritari» (non aperti al dialogo e alle spiegazioni). Il 2% dei genitori, poi, trascurerebbe i figli (non sarebbero interessati alla vita dei ragazzi). Questi dati sono molto diversi da quelli registrati a livello regionale dove i genitori sono giudicati meno autorevoli e più comprensivi.

Si sa che in caso di problemi gli adolescenti sono più orientati a confidarsi con gli amici e meno con i genitori, anche se il 75% dei ragazzi ha dichiarato di essere soddisfatto dei rapporti con la propria famiglia. Il «mestiere» del genitore è complesso e non sempre è semplice far rispettare le regole ai figli. Ad esempio, se è vero che molti hanno imposto dei paletti nell’utilizzo del cellulari e di internet, come conferma il 51% degli studenti (parlando di «una via di mezzo»), cui si aggiunge il 17% ai quali sono state date indicazioni precise (in questa fascia la percentuale sale al 30% per i ragazzi di scuola media inferiore e scende al 16% per i ragazzi più grandi), è altrettanto vero che poi di fatto quasi nessuno controlla cosa i ragazzi fanno quando sono connessi: non lo fa il 65% di chi sta loro intorno, mentre ci prova il 30% dei genitori e il 4% di fratelli e sorelle maggiori. Dura la vita da adulti...

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