BARI - Edilizia: la locomotiva di crescita e sviluppo si ferma, lasciando sul campo disoccupazione, macerie, fallimenti e imprese che non riapriranno più. Solo Bari vede la luce in fondo al tunnel, il capoluogo attrae investimenti, sviluppo e occupazione. Non se la passano bene le altre province.
Il crollo del mattone, infatti, emerge chiaramente dall’ultima relazione del Sepac, il Comitato regionale per il Monitoraggio sistema economico produttivo ed aree di crisi sullo stato di salute dell’economia regionale nel secondo semestre 2018. «Pesa la condizione di stagnazione dell’edilizia ferma dal 2014 – ha detto Leo Caroli, presidente della task force - il settore è sostenuto unicamente da investimenti regionali e continua a manifestare i caratteri di una crisi diventata strutturale, con una ulteriore perdita netta di occupazione stabile del 2,7% nel secondo semestre 2018».
Il dato fa il paio con quanto reso noto anche dall’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili che nell’ultimo Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni ha dichiarato come negli ultimi undici anni, il settore edile «ha perso 69 miliardi di investimenti in costruzioni (-35,1%). Nessun altro Paese al mondo ha fatto peggio».
Dati alla mano sono 620mila i posti di lavoro persi nell’edilizia dall’inizio della crisi, «una emorragia che non si arresta» ribadisce l’Ance spiegando come nei primi 9 mesi del 2018, le Casse edili hanno evidenziato una diminuzione dello 0,3% dei lavoratori iscritti e dello 0,9% nelle ore lavorate».
A confermarlo anche i dati dell’Istat che, nello stesso periodo, ha segnalato una riduzione dell’1,5% nel numero di occupati. Ancora più tragica la situazione delle imprese: dal 2008 ad oggi sono circa 120mila le imprese che hanno chiuso i battenti.
Unico comparto positivo quello della manutenzione abitativa con un +8 miliardi (+20,9%) mentre crolla la spesa in investimenti sul mattone: -36 miliardi nelle nuove costruzioni residenziali tra il 2008 e il 2018.
Molto critico anche il giudizio di Ance sugli investimenti in opere pubbliche, scesi del 3,2% nel 2018 rispetto alla previsione iniziale di un aumento del 2,5%.
«La discesa inizia nel 2008, sono undici anni che soffriamo» spiega Beppe Fragasso, presidente Ance Bari-Bat che però indica nella vitalità del capoluogo un modello da seguire. «Bari da sola movimenta il settore».
In città un leggero incremento degli indici è stato favorito dal Piano Casa che ha spinto il capoluogo a raggiungere il 7,2% nel numero di compravendite. Un dato incoraggiante perché in salita rispetto a quello nazionale fissato al 7%. Poca roba rispetto a città come Milano e Roma che viaggiano con trend a due cifre ma che, secondo Fragasso, è indicativo di un certo dinamismo.
«La novità che emerge – spiega Fragasso – è che il 10% delle nostre compravendite sono promosse da persone residenti fuori provincia. Questo vuol dire che Bari inizia ad essere attrattiva dal punto di vista dell’investimento immobiliare». Un dato probabilmente riconducibile all’arrivo in città di multinazionali e nuovi gruppi industriali ma anche all’incremento del turismo con la nascita di alberghi e B&B.
Il segnale di ripresa dell’edilizia barese è stato intercettato anche da Ance, Camera di Commercio e Fiera di Bari che, in collaborazione con Bologna Fiere ad ottobre inaugurerà alla Fiera del Levante il Saie, il salone dedicato alle tecnologie dell’edilizia e l’ambiente.
«Sicuramente l’edilizia è un comparto che negli ultimi anni ha subito grandi perdite – ribadisce Fragasso - ma a Bari il mercato immobiliare è in ripresa. Nel privato come nel pubblico soprattutto grazie ai fondi di Rigenerazione Urbana, alle opere già in corso di realizzazione e agli appalti che stanno per andare in gara».
Se Bari ride, però, piangono le altre province. «Qui il trend negativo continua - ribadisce Stefano Maggipinto, segretario regionale Cna Costruzioni - la realtà pugliese è molto differenziata provincia per provincia». «Se nel 2018 Bari ha visto un leggero incremento del numero di lavoratori rispetto al 2017 con un +0,34% - conclude il segretario - vedono invece nero Brindisi, -3,50%, Foggia, -2%, Lecce, -5,25 e Taranto, -10%. Bisogna intervenire al più presto modifcando il codice degli appalti, favorendo investimenti, snellendo la burocrazia e spingendo tutti verso un maggior utilizzo di tutti gli incentivi possibili».
Unico comparto positivo in Puglia è quello della manutenzione abitativa con un +8 miliardi (+20,9%) mentre crolla la spesa in investimenti