BARI - Un capannone preso in fitto per ospitare la sede della Multiservizi, e che si è rivelato invece inadatto tanto da costringere la società del Comune a fare un passo indietro infilandosi in un contenzioso con i proprietari dell’immobile. Adesso saranno i giudici della Corte dei conti a stabilire se l’ex presidente Giacomo Olivieri e il consigliere Mario Visciglia abbiano causato alle casse pubbliche un danno da circa 65mila euro: i 24.400 euro spesi per i primi due mesi di canone, i 32.900 euro per la guardiania del capannone e altri 7.300 euro di spese legali.
Il procuratore regionale Carmela de Gennaro ha fatto notificare a Olivieri e a Visciglia un atto di citazione (l’equivalente del rinvio a giudizio nel processo penale): il processo contabile si aprirà il 4 giugno davanti alla sezione giurisdizionale presieduta dal dottor Francesco Paolo Romanelli. Il fascicolo (la «Gazzetta» ne ha dato notizia nello scorso ottobre) era stato aperto dal vice-procuratore Pierpaolo Grasso, sulla base degli articoli che raccontavano la vicenda emersa proprio su queste pagine: dopo un avviso pubblico, a luglio 2015, cui era pervenuta una unica offerta, Olivieri aveva stipulato un contratto di affitto da 120mila euro l’anno per 6 anni più 6 (e opzione di acquisto a due milioni e 650mila euro) per un capannone di intestato a una società di autoricambi, la Mipa, poi finita in concordato preventivo. Solo che la struttura si è poi rilevata non idonea, perché sarebbero stati necessari lavori per oltre un milione di euro.
Le indagini, affidate al Nucleo di polizia economico finanziaria, hanno confermato i dubbi poi espressi dai dirigenti comunali che nell’ottobre 2015 sono subentrati a Olivieri, Visciglia e Daniela Maniglio (che in cda votò contro) alla guida della Multiservizi. Secondo la Procura contabile, «il contratto è stato irragionevolmente approvato», sia perché il capannone non era dotato di agibilità sia perché Olivieri avrebbe dovuto ottenere l’autorizzazione preventiva del Comune, oltre che chiedere all’Agenzia del demanio la disponibilità di eventuali immobili di proprietà pubblica.
L’ex presidente, già leader del movimento politico Realtà Italia e oggi promotore della candidatura a sindaco di Pasquale Di Rella, si è difeso sostenendo che l’operazione avrebbe portato risparmi all’azienda. Anche Visciglia (con l’avvocato Francesco Paolo Bello) ha respinto ogni addebito in relazione ai presunti sprechi di denaro pubblico. Ma secondo l’accusa erariale, i due non hanno «agito con la diligenza minima richiesta dal ruolo di amministratori» di una società comunale. Il contratto con la Mipa è nel frattempo in contenzioso, con il Comune che sta cercando di chiudere una transazione (non gratis) per liberarsi di quell’affitto inutile: l’eventuale danno, dunque, potrebbe essere anche più pesante.