Destini diversi. Francesco Lippolis e Vitangelo Ragone, sono coetanei e amici di vecchia data. Sono stati ragazzi insieme. Hanno la stessa età, 55 anni, ma due vite molto diverse. Lippolis ha imboccato una strada che lo ha portato, nel corso degli anni, ad avere più di una volta problemi con la giustizia. Ragone ha una fedina penale «quasi» immacolata (un piccolo precedente risalente a 30 anni orsono), un lavoro da metalmeccanico in una ditta di Modugno, una moglie e dei figli già grandi. Il 13 febbraio del 2015, Francesco Lippolis, dopo essere stato coinvolto in una inchiesta su una estorsione ai danni di un commerciante di Triggiano, era agli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre. Uscì di casa, incontrò l’amico Vitangelo che era in macchina e gli chiese un passaggio.
«Devo andare alle Poste - gli disse - mi daresti uno strappo?». Ragone all’oscuro del fatto che l’amico in quel momento era un evaso (dai domiciliari), lo fece salire e con lui si diresse verso l’ufficio postale. A metà strada il passeggero gli chiese di fare una deviazione e portarlo in un autolavaggio che si trova alla periferia di Triggiano. Giunti a destinazione Lippolis scese dalla macchina, si avvicinò al titolare del car wash e secondo la ricostruzione dell’accusa lo minacciò: «Da oggi l’autolavaggio è mio....se non fai quello che ti dico». Lo prese a schiaffi e tentò di mettergli la testa in un cassonetto. Fu Ragone che fino a quel momento era rimasto vicino alla sua auto ad intervenire per fermarlo. Non contento Lippolis si rivolse alla moglie della vittima e la minacciò: «Non preoccuparti se rimani vedova...ti manderò io..». Infine guardò l’amico ed esclamò «Anche se non ci sono io, vieni egualmente qui ad ammazzare questo pezzo di merda!».
Secondo gli investigatori a mandarlo in bestia fu il rifiuto del proprietario dell’autolavaggio. Lui gli aveva chiesto il pagamento di 500 euro da riscuotere ogni fine giornata, più una specie di trattamento di fine rapporto da 20mila euro. Ragone rimase immobile e in silenzio tutto il tempo, intervenne solo per fermare l’amico e portarlo via. Secondo i Carabinieri di Triggiano, che hanno condotto l’indagine, Vitangelo Ragone si ripresentò nell’autolavaggio qualche giorno e si scusò. Sostenne di non aver nulla a che fare con quella storia e di aver avuto solo il torto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. «Non è colpa mia - spiegò alla vittima - se a quello gli è venuto il tick nella testa...poi tu lo sai ...quando quello dà un ordine lo devo eseguire. Lo conosciamo tutti..». Le somme richieste non vennero versate. Lo scorso giugno, gli investigatori hanno notificato ai due «vecchi amici» un ordine di custodia cautelare.
Così Francesco Lippolis è finito in carcere e Vitangelo Ragone ai domiciliari. Dopo quasi 8 mesi dagli arresti si è svolto il processo. Lippolis è stato giudicato colpevole e condannato alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione. Accogliendo la tesi dell’avvocato Libio Spadaro, il gip ha invece assolto con la formula «perché il fatto non sussiste», Vitangelo Ragone che in questi otto mesi, nonostante fosse ai domiciliari è riuscito a conservare il suo posto di lavoro grazie ad un permesso speciale. Come sostenuto dall’avvocato Spadaro, la sua presenza sul luogo della tentata estorsione, quel giorno di febbraio non avrebbe di fatto «intimidito ulteriormente la vittima» né rassicurato l’autore delle minacce e della richiesta di denaro.