Sabato 06 Settembre 2025 | 18:17

Bari, 8 senzatetto rifiutano gli aiuti del Comune: meglio la strada

 
Rita Schena

Reporter:

Rita Schena

Bari, 8 senzatetto rifiutano gli aiuti del Comune: meglio la strada

Non hanno voluto accettare l'ospitalità nei centri di accoglienza

Sabato 05 Gennaio 2019, 11:33

15:14

Nel gennaio del 2017 a morire fu un quarantenne. Di freddo essenzialmente. Ma anche di solitudine. Fu trovato da un passante poco prima delle 8 di mattina, in pieno centro in piazza Cesare Battisti, vicino all'Ateneo, tra le giostrine dei bambini. Le cronache raccontano fosse dell'Est Europa, romeno, poco altro si sa. Sembra avesse rifiutato l'assistenza sanitaria e l'accoglienza di qualche centro. Solo un mese dopo, a febbraio, una seconda vittima fu trovata in via Putignani coperta da alcuni cartoni. Il suo unico riparo. Era un cittadino polacco, poco più che quarantene, sembra già sofferente e che rifiutava l'aiuto di asSociazioni ed istituzioni.

Storie di uomini finitI sui marciapiedi, in notti fredde che piegano qualsiasi corpo e fiaccano ogni spirito. Li chiamano clochard con un termine francese che suona così elegante, forse per cancellare la realtà, rendere meno dura la vita di un senzatetto. In verità si tratta di uomini che vivono a volte oltre le periferie, soli e nel buio, trascinando cartoni e coperte luride. Per lo più li si scansa se si incrociano per strada. I più non li guardano neanche negli occhi. Poi ogni tanto qualcuno nota che in quell'involto informe e puzzolente in un angolo di strada c'è un corpo che non respira più. E si chiamano soccorsi, ormai inutili.

Ad ucciderli il freddo ma non solo. «Purtroppo in città ci sono persone che rifiutano ogni assistenza - spiega don Vito Piccinonna responsabile del centro di accoglienza «Don Diana» -. Stiamo parlando di 7-8 uomini che preferiscono dormire in strada, con tutti i rischi che questo comporta». Rischi che in questi giorni di intenso gelo si chiamano neve e freddo, da restare assiderati. Senza un ricovero caldo il rischio è passare dal sonno alla morte, senza neanche rendersene conto, specie se magari per riscaldarsi si è bevuto un po' troppo alcool.

«Lo dico con grande tristezza, ma da realisti, ci sono persone che non vogliono rivolgersi a rifugi e strutture - sottolinea don Vito - in questi casi possiamo fare ben poco». Potersi ricoverare nei rifugi significa rispettare determinate regole, che non tutti accettano. «C'è chi pretende di portarsi in camera il cagnolino, chi arriva con tantissimi pacchi che non si sa neanche cosa ci sia dentro. La comunità è il luogo di tutti e certe cose non si possono permettere».

Nei dormitori trova spazio chi può essere identificato. Chi cerca di scappare dai suoi fantasmi, chi non ha con se documenti ha maggiori difficoltà. Così come chi nella sua vita randagia si accompagna ad un altro randagio, a quattro zampe, per i quali forse servirebbero strutture adatte. Ma queste giornate sono particolarmente fredde. La neve è bella per chi può stare al caldo, per chi vive per strada può risultare mortale. Ecco allora che ci sono gli angeli anche per i senza fissa dimora che non accettano regole. I volontari dell'associazione «Incontra» girano la notte, conoscono il dolore di chi forse rifiuta tutto perché non è capace di accettare aiuto, offrono loro una bevanda calda, due parole, un sorriso, quello che può fare la differenza tra vita e morte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)