BARI - Sono «il signor Nicola e la signora Franca» i simboli decariani della vicinanza ai cittadini e delle tante periferie da ricucire e rivitalizzare, ma anche della politica, quella buona, che parla alla testa (e magari al cuore) e non alla pancia delle persone. Il sindaco Antonio Decaro inaugura gli interventi della cerimonia di apertura della Fiera del Levante, giunta all’edizione numero 82, non senza alimentare qualche polemica (del palagiustizia e della replica al Guardasigilli riferiamo accanto), ma nel segno della fiducia da recuperare (dei cittadini nei confronti di istituzioni e politica) e della responsabilità, con un larvato richiamo all’appuntamento elettorale di maggio, quando in ballo ci sarà la sfida per Palazzo di Città.
Stop slogan. Basta voci volgari che soffiano ogni giorno su paure ed egoismi. Che alzano muri tra i cittadini. «A noi sindaci non è consentito parlare per slogan, perché al signor Nicola che è in attesa di una casa popolare o alla signora Franca che non può portare suo figlio al parco perché le giostrine sono rotte, io posso pure dire che è colpa dell’immigrato, della burocrazia o dell’amministrazione precedente. Ma c’è un problema. Il signor Nicola e la signora Franca se non gli risolvo il problema mi vengono a prendere “da sotto al Comune”, come si dice a Bari», dice, ricordando di rappresentare gli ottomila sindaci italiani, perché «la vicinanza coi cittadini è il nostro dovere».
La stessa vicinanza minata dal sentimento di sfiducia degli italiani, alimentato da vicende come il caso del ritiro dei finanziamenti (1,6 miliardi) per il bando delle periferie (che non riguarda Bari, ma tanti comuni pugliesi), per il quale Decaro ha ottenuto fuori onda un incontro col premier Giuseppe Conte per la prossima settimana. Si tratta di un investimento innanzitutto sociale. «Con quei soldi si possono nascere e crescere quelle piazze dove le persone imparano a conoscersi, a stare insieme e a fidarsi le une delle altre. Dove possiamo provare a ricostruire la fiducia nelle istituzioni», aggiunge il primo cittadino evidenziando un progetto in itinere, tutto barese : le «Reti civiche urbane». «Si tratta di 12 reti civiche finanziate dal Comune, una per ogni quartiere della città, composte da associazioni, parrocchie, scuole, piccole imprese e da chiunque voglia partecipare all’attività culturale e sociale del proprio quartiere, che decideranno in autonomia attività e iniziative. È una vera e propria chiamata alla responsabilità civica e pubblica di chi sceglie di vivere la città», sostiene.
Quindi una sorta di amarcord personale in vista delle prossime elezioni. «Dall’inaugurazione della Campionaria 2014 ad oggi sarebbe l’occasione giusta per fare un bilancio delle tante cose fatte, di quelle riuscite, di quelle meno riuscite, di quelle non fatte. Non lo farò», dice, invitando alla visita del padiglione fieristico del Comune, ma anche ringraziando i baresi. «Mi avete trattato come uno di voi. Senza infingimenti, senza ipocrisie, mi avete incoraggiato e difeso, ma anche incalzato e “gastemato”, quando ci voleva. Vorrei solo aver aiutato i baresi, in questi anni, ad essere, anche loro, un po’ più orgogliosi di vivere in questa bellissima città, da San Girolalmo a Torre Quetta. È stato un viaggio meraviglioso», dice, ma non sono i titoli di coda della sua amministrazione. C’è, ancora tanto da fare.