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Università, scoperti in Puglia nove prof col doppio lavoro

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Il Politecnico di Bari

Università Puglia, i «furbetti della parcella» già segnalati alla Corte dei conti

Martedì 01 Maggio 2018, 09:23

21:34

BARI - Dovrebbero impegnare il loro tempo soltanto per tenere le lezioni, fare ricerca, svolgere le prove di appello. Invece spesso, a quanto pare troppo spesso, lavorano anche (o soprattutto) fuori dalle Università. Potremmo chiamarli i furbetti della cattedra. Sono quelli finiti nel mirino di un'indagine della Finanza, svolta a livello nazionale, che è partita dalle facoltà di Ingegneria a Architettura. E le sorprese non sono mancate: anche in Puglia sono stati scoperti - e segnalati alla Corte dei conti - nove casi di possibile danno erariale per 450mila euro.

I dati nazionali sono stati anticipati ieri dal «Sole 24 Ore»: si parla (per le sole due facoltà esaminate) di 172 irregolarità contabili per un totale di 42 milioni di euro, oltre a 14 ipotesi di reato (ad esempio l'assenteismo). Il Nucleo speciale spesa pubblica, nell'ambito di un fascicolo denominato «Progetto Magistri», ha passato al setaccio le dichiarazioni dei redditi rese dai docenti, evidenziando i casi in cui accanto all'attività accademica c'è anche quella privata in violazione della legge.

Ai professori universitari e ai ricercatori (che sono dipendenti pubblici come tutti gli altri) non è proibito svolgere attività autonoma. Ma, in base a quanto ha prescritto la riforma «Gelmini», a partire dal 2010 i professori che vogliono esercitare la professione devono optare per il tempo definito, cioè una sorta di part-time cui corrisponde uno stipendio più basso rispetto al tempo pieno (che invece presuppone l'esclusività del rapporto di lavoro): l'unico limite è che l'attività professionale non deve essere in conflitto di interessi con quella universitaria. Chi resta con il tempo pieno può svolgere solo attività non incompatibili con quella istituzionale (ad esempio tenere convegni e seminari, scrivere libri, o ciò che prevede al massimo un rimborso spese): tutto il resto deve essere ogni volta autorizzato preventivamente dal rettore, secondo i regolamenti di ciascuna università. Prima della riforma, i docenti universitari beneficiavano di un regime particolare che demandava le scelte sull'attività privata ai regolamenti di Ateneo. Nei fatti era possibile fare qualunque cosa, in assenza (o quasi) di qualunque controllo.

In Puglia l'approfondimento delle fiamme gialle ha riguardato la facoltà di Ingegneria di Lecce e il Politecnico di Bari. Nel primo caso, sono state esaminate otto posizioni: quelle segnalate alla Corte dei conti sono tre, per un danno accertato di 132mila euro. Al Politecnico, invece, i docenti finiti sotto la lente sono stati 10: la segnalazione è scattata per sei di loro, responsabili - secondo la Finanza - di un danno erariale pari a 326mila euro. Non va meglio nella facoltà di Ingegneria dell'Università di Potenza, dove a fronte di otto controlli eseguiti sono sei i casi segnalati per un totale di 978mila euro.

Le persone segnalate saranno adesso chiamate, con un invito a dedurre (l'equivalente della chiusura delle indagini nel processo penale), a fornire spiegazioni sulle attività professionali svolte. Se le giustificazioni non supereranno il vaglio preliminare scatterà l'atto di citazione con il processo contabile. Ma nel frattempo le indagini vanno avanti, spostandosi nelle altre facoltà. A Bari, ad esempio, nei mesi scorsi è già stata acquisita documentazione relativa ad Economia. I prossimi accertamenti riguarderanno anche Medicina e Giurisprudenza.

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