Sabato 06 Settembre 2025 | 23:41

Michelangelo Dell'Edera: «L’Italia del tennis vuole vincere ancora il segreto, puntare a migliorarsi»

 
Roberto Longo

Reporter:

Roberto Longo

Michelangelo Dell'Edera: «L’Italia vuole vincere ancora il segreto, puntare a migliorarsi»

Dell’Edera è il team manager, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione «Roberto Lombardi», la scuola che ha forgiato i 14mila insegnanti di tennis italiani

Martedì 26 Novembre 2024, 13:04

13:05

Da Malaga a Malaga passando per Melbourne, Parigi, Londra e New York, dodici mesi nei quali l’Italia del tennis ha vinto praticamente tutto ed ora concede il bis in Coppa Davis con i ragazzi di Filippo Volandri. In 124 anni di storia solo otto nazioni prima dell’Italia erano riuscite nell’impresa di vincere l’Insalatiera per due anni di fila ma soltanto in quattro avevano conquistato nello stesso anno Coppa Davis e Billie Jean King Cup, l’equivalente al femminile. Dell’Italia salita sul tetto del mondo Michelangelo Dell’Edera è il team manager, direttore dell’Istituto Superiore di Formazione «Roberto Lombardi», la scuola che ha forgiato i 14mila insegnanti italiani interpreti quotidiani del successo del Sistema Italia apprezzato in tutto il mondo e motore della vita sociale nei club italici.

Vincere è difficile, ripetersi lo è ancora di più, è d’accordo?

«Sono assolutamente d’accordo ma ripetersi diventa facile se anziché inebriarsi delle vittorie si continua a lavorare ricercando quel miglioramento necessario affinchè il sistema possa continuare a crescere, questa è la mentalità costruita dal nostro movimento vincente, continuare a migliorarsi perché il modello di prestazione di qualsiasi disciplina è in continua evoluzione alla pari della didattica, dei progetti sportivi ed è essenziale non fermarsi e continuare a lavorare. Stiamo già studiando nuove metodologie didattiche che presenteremo nel 2025 in alcuni convegni internazionali. Ci stiamo godendo il presente guardando al futuro pensando anche al prossimo Simposio internazionale di Roma in occasione degli Internazionali d’Italia».

Qual è stato il segreto di questa squadra? La grande disponibilità di giocatori?

«La condivisione di un progetto sportivo di così grandi ambizioni. Ogni componente mette a disposizione della squadra i propri punti di forza migliorando invece quelli più deboli, in questo senso migliorano le persone e l’insieme fa la differenza. Resilienza e disponibilità convergono nella condivisione e si diventa una famiglia, come dice Filippo (ndc, Volandri)».

Da due anni lei siede sulla panchina azzurra da general manager della squadra, quanto si soffre?

«Come team manager sono orgoglioso di quanto fatto e sicuramente dall’esterno si soffre notevolmente ma questa sofferenza deve tradursi in energia positiva da trasmettere ai giocatori. Ognuno di noi sa cosa deve fare e deve dire e trasformiamo ogni campo di campo in una sorta di pit-stop della formula uno, ognuno di noi si attiva per trasferire energie al giocatore ed al capitano, una sofferenza lucida che si trasforma in valore aggiunto per la squadra».

Solo poche squadre al mondo sono riuscite a ripetersi, ancor meno hanno bissato il successo di BJK Cup e Coppa Davis. Siamo nella storia?

«Non è semplice ripetersi in una competizione come la Coppa Davis dove ci sono equilibri sottili e basta un quindici o una variabile per perdere un incontro. Il duplice successo in Coppa Davis è storico così come la doppietta con la BJK Cup. Siamo sul tetto del mondo da un punto di vista metodologico e didattico, il nostro sistema esprime grande qualità grazie alle 2000 scuole tennis italiane ed ai 14mila insegnanti ed i 6mila dirigenti certificati al lavoro quotidianamente».

Va in archivio un anno indimenticabile. Il tennis italiano domina, ora viene la parte più difficile?

«Ora viene la parte più bella perché l’asticella si alza e bisogna continuare a migliorarsi e tutte le componenti del sistema devono trovare ulteriori opportunità di sviluppo e di crescita. Io la considero la parte che ti dà più energia per tornare in campo e continuare a migliorarsi».

Il Sistema Italia fa scuola in tutto il mondo, è consapevole di esserne stato il motore in questi 14 anni?

«È vero ma vorrei evidenziare che il sistema Italia si chiamava sistema Puglia negli anni 90 e che ha prodotto fior di giocatrici come Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Se è vero che a livello regionale ci sono voluti 5/6 anni per strutturare un sistema vincente, in Italia ce ne sono voluti 10. Siamo al quindicesimo anno di attività dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi” e siamo felicissimi di occuparci non solo della formazione degli insegnanti ma anche del settore tecnico giovanile. La cosa più bella è aver saputo realizzare quello che predicavamo in Puglia in quegli anni, far diventare la periferia il centro dell’Italia tennistica organizzando e condividendo contenuti formativi in tutta l’Italia ed in tutte le scuole tennis».

L’appassionato vorrebbe vincere sempre ma arriveranno anche le sconfitte e le critiche?

«Non solo l’appassionato ma è vero che non si può vincere sempre. Il successo più grande è quello di andare a stringere la mano all’avversario consapevoli di aver dato tutto e nel rispetto dello stesso avversario. Non ci preoccupiamo delle critiche, così come già accaduto lo scorso anno dopo il primo match perso contro il Canada, le critiche ci danno ancora più energia ma la nostra cultura è un’altra, dare sempre il massimo anche in caso di sconfitta».

A chi vorrebbe dire grazie?

«Nel concetto di squadra se è vero che gli insegnanti sono il motore della vita nel circolo e delle provincie è altrettanto vero che i dirigenti tracciano la rotta. Per questo vorrei ringraziare chi ci ha messo in queste condizioni, il presidente Angelo Binaghi, che in questi vent’anni con grandi sacrifici ha creato i presupposti per poter raggiungere questi obiettivi ed il suo vice Dodo Alvisi con cui nel settembre del 1992 ho iniziato l’attività tecnica in Puglia condividendo oggi questi grandi successi internazionali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)