Un disco da non ascoltare distrattamente. Una carezza che brucia, una confessione sussurrata in un orecchio quando tutto tace. «Per sentirsi meno soli» è l’atto di resistenza emotiva in musica di FIAT131, fuori oggi per Isola degli Artisti, distribuito da ADA Music Italy. Un mosaico in undici tracce costruito con cura: amori sbagliati, nostalgie tossiche, solitudini condivise. Dalla struggente «Pupille», con cui ha calcato il palco di Sanremo Giovani, all’audace riscrittura di «Notte prima degli esami», dove affianca Antonello Venditti e piazzabologna, fino a «Disordine» duetto viscerale con Serena Brancale, con cui è attualmente in tour.
La forza dell’album del cantautore calabrese risiede proprio in questo: non cerca consenso, ma contatto, espressione del cuore di Alfredo Bruno, che ha scelto il nome d’arte FIAT 131 come l’iconica auto nel nonno simbolo affettivo e culla delle prime scoperte musicali.
Questo titolo sembra anche una dichiarazione d’intenti. Da dove nasce il bisogno di condivisione emotiva?
«Rappresenta un po’ quello che è la musica per me, mi aiuta a non sentirmi solo. Prendiamo “Notte prima degli esami”, Venditti l’ha dedicata allo studente, con questo rifacimento voglio rivolgermi a chi affronta gli esami della vita in generale. Anche perché ultimamente il rapporto con la solitudine non è ottimo, resto un lupo solitario, topo da studio, ma la vivo in modo diverso rispetto al passato».
Com’è nata la collaborazione con Venditti?
«È stato davvero un caso: ero in studio, stavo cercando di scrivere qualcosa per i giovani, e decisi di ispirarmi proprio a “Notte prima degli esami”. Alessandro Canini, che è anche il produttore di Venditti, ha fatto ascoltare il brano ad Antonello per sfizio, e dopo un mese ho ricevuto la chiamata. È stato un regalo, è un artista grande e generoso».
Con Serena Brancale invece siete molto amici...
«Ci conosciamo da una vita, la invitai a un evento in Calabria dopo il successo di “Galleggiare” e da lì siamo diventati fratelli, anche se non avrei mai pensato di lavorare con lei, che ha un percorso più jazz, mentre il mio era indie-cantautorale. Ho scritto “Disordine”, il mio produttore Carlo Avarello l’ha inoltrata a Serena senza dirmelo, e la mattina dopo mi sono svegliato con un suo vocale in cui mi cantava la strofa. Ha un modo di vivere e lavorare viscerale, ci vogliamo molto bene, ora sono in tour con lei ed è come se fosse un tour tutto mio».
Uomo del Sud, dalla Calabria, quanto contano le radici nel tuo percorso?
«Molto, anche se contano anche altre cose. Sono rimasto a Cosenza fino ai 28 anni, amo la mia città, ho cominciato lì cantando nei club, ma è stato un forte cambiamento nella mia vita che mi ha ispirato, mi ha fatto riscoprire un’emotività che non pensavo di avere, rielaborare tutto».
Insomma, c’è ancora spazio per voi cantautori impegnati?
«Certo. Siamo la popolazione che si tatua le frasi delle canzoni, i “concetti” non passeranno mai di moda».