«Le canzoni insieme all’Orchestra si destrutturano, tornano all’origine, fanno un ulteriore passaggio e si rinnovano, vale anche per brani che hanno più di vent’anni». A parlare è Francesco Sarcina, cantautore e leader della band Le Vibrazioni, che presenta alla Gazzetta due spettacoli pugliesi, l’8 novembre al Teatro Kennedy di Fasano e il 9 al Teatro Petruzzelli di Bari, insieme all'Orchestra della Magna Grecia diretta dal Maestro Angelo Nigro, con una scaletta tutta di hit della band e della carriera solista.
Appuntamenti imperdibili per i fan della musica di Sarcina, che si è approcciato a questa esperienza con grande apertura mentale: «È stato bello prendere canzoni nate in una stanza, registrate voce e chitarra, poi arrangiate da una band, e ora “smontate” per adattarle a un’orchestra. È destabilizzante ma in senso buono, esco dalla mia comfort zone, e non avendo una base ritmica mi affido totalmente al Maestro per tenere il tempo. C’è grande empatia, e ne sono felice».
Alla Puglia è molto legato, è stata anche la location delle sue nozze...
«Tra un po’ mi daranno la cittadinanza a Fasano (ride, ndr.). Il mio cognome tradisce un’origine pugliese, ho sentito proprio il richiamo della terra e delle mie radici. I miei genitori sono quei figli del dopoguerra che hanno vissuto a Milano perché lì c’era il lavoro. Oggi anche nel capoluogo lombardo si è un po’ perduta quella roba di fare i raduni dei pugliesi che si incontravano per parlare in dialetto e scambiarsi leccornie. Io però ho sentito il bisogno di ricongiungermi a tutto ciò, e farlo anche con la musica è meraviglioso».
Rivivere canzoni che sono rimaste nel patrimonio dei primi anni Duemila e non solo, che effetto le fa?
«Riarrangiarle con l’orchestra è stato come buttarmi nel fuoco, ma è un viaggio incredibile. Non ho batteria, devo seguire gli archi o il pianoforte, sbircio con l’occhio il Maestro, ma a riascoltarle sembrano canzoni nuove, e suonarle dal vivo fa bene anche ai brani stessi. Dedicato a te e Vieni da me negli ultimi anni hanno guadagnato nuovi dischi d’oro e platino, che a livello di premi non valgono nulla, ma sono simboli dell’affetto di chi ama quei brani e li ascolta ancora».
Se dovesse fare un bilancio di questo momento della sua vita e della sua carriera, che riflessioni farebbe?
«Mi sento nella pubertà. Sto ricominciando, sono molto fertile, circondato da tanto amore, ed è una cosa che auspico a tutte le persone a cui voglio bene, rendersi conto di essere amati, e ovviamente anche imparare a farsi amare. Le difficoltà si affrontano una alla volta, ma la vita va come deve andare. Musicalmente parlando, ora spero di chiudermi in studio. È arrivato il momento».