Fa tappa in due castelli pugliesi il tour di Davide «Boosta» Dileo, tastierista dei Subsonica, che porta il progetto solista «Boostology» oggi nel Fossato del Castello di Otranto, per la rassegna Luce d’Oriente, e domani nel Castello Dentice di Frasso di Carovigno (Br), per il festival itinerante Piano Lab, entrambi promossi dall’associazione La Ghironda.
Un viaggio nella musica elettronica, attraverso pianoforti e sintetizzatori, che anticipa il nuovo album solista, inedito, con l’incursione di qualche cover e un paio di passaggi dalla colonna sonora della serie Sky «1992».
Lo definisce un concerto «passeggiato»: cosa si intende?
«È un viaggio musicale che non corre, si prende del tempo tra un pezzo e l’altro. Non significa noioso, anzi, permette di guardare meglio il panorama, di perdersi nelle sonorità, di chiudere gli occhi rimanendo concentrati e rievocando immagini magari dimenticate. Io mi occupo del suono, ma in un’estate così particolare ognuno merita di godersi un momento di tranquillità e fare largo al pensiero, al tempo lento, a spazi dilatati».
Coltivare un progetto solista senza lasciare una band: esiste, allora, un equilibrio?
«Da solo hai un peso maggiore, nella bellezza e nelle difficoltà. In gruppo il carico è condiviso, comprese le responsabilità. Ho trovato la mia quadra perfetta: faccio cose che adoro con la band, poi ho questa costola, una deriva che racconta altro. È un percorso musicale in cui cerco di rimanere il più onesto possibile: non ho la smania di diventare “famoso”, di avere tanti seguaci. Faccio la musica che mi piace e che racconta qualcosa di me, e la propongo a chi vuole ascoltarla, come se la stessi proponendo al mio migliore amico. Finché posso, cerco di tenere fede al mio codice, e questo mi dà serenità».
Secondo lei la pandemia ha catalizzato un po’ l’attenzione sul comparto musicale?
«Il mio pensiero è abbastanza lineare: c’è un misunderstanding di fondo. Per buona parte si è ancora convinti che le arti siano solo intrattenimento, divertire gli altri. Certo, siamo anche quello, ma la musica ha un ruolo sociale, molto solido nella vita delle persone. La filiera è stata trattata con sufficiente leggerezza, forse superficialità, senza capire a fondo il potenziale culturale che ingloba».
Se dovesse fare un bilancio di quest’estate?
«Procede bene. Anche se siamo in una dimensione diversa, siamo privilegiati, possiamo fare ciò che ci piace. Al netto del distanziamento, per questo tipo di musica che propongo, che ha più affinità con l’ascolto, mi sembra di aver visto molta più attenzione durante i live. Forse tornare ad ascoltare la musica era un’esigenza, c’è una maggiore predisposizione. È come se fossimo tutti grati di rivivere situazioni del genere».
Progetti imminenti?
«Con i Subsonica riprenderemo appena possibile tutta l’attività che abbiamo congelato. Nel frattempo mi godo questa “passeggiata” nella mia musica, aspettando l’uscita del disco. Se devo dirla tutta ho apprezzato molto questa stagione di concerti medio-piccoli, mi sto divertendo».