BARI - Al Vintage Market di Bari, ogni anno organizzato in Fiera del Levante, è una presenza fissa. I visitatori assidui lo hanno visto praticamente crescere in quella postazione, tra schermi, cavi e console. Ogni anno sempre più appassionato di retro gaming, ogni anno sempre più sicuro di sé e con qualche esperienza in più sulle spalle. Lui è Nicholas Chiriacò, ha 16 anni e viene da Triggiano, ma in questo mondo ci naviga già dall'età di 12 anni. Un «venditore» in erba che, giovanissimo, si prepara adesso a lanciare anche un suo videogioco, con una casa di produzione tutta sua.
«Sono sempre stato appassionato di console e videogiochi grazie a mio padre» racconta Nicholas «mi ha introdotto lui a questo mondo con una vecchia Nintendo. Poi sono andato alla ricerca di altre vecchie console, e alla fine eccomi qui. Un hobby che è diventato anche un lavoro». Nicholas, infatti, è a capo di un team di sviluppo di videogiochi e ha fondato la Nikusof Interactives. E adesso è al lavoro per il lancio di un primo titolo. «Sarà un gioco basato proprio sul retrogaming: ha la grafica pixelata ed è ispirato ai videogiochi della Nintendo». Il suo motto: pensare "lateralmente" la tecnologia obsoleta per creare grandi cose. «La Nintendo ha creato il gameboy sfruttando la tecnologia obsoleta. E noi facciamo lo stesso: riutilizziamo canoni stilistici vecchi che possano creare appeal anche oggi». Notate bene: Nicholas si esprime proprio così, con una proprietà di linguaggio inusuale per un adolescente.
Nicholas va in giro per i mercatini vintage accompagnato da suo padre e suo zio. Tutto è iniziato andando alla ricerca di videogiochi e console del passato su Internet, poi i cliente hanno cominciato a consegnarli vecchi pezzi abbandonati nell'armadio. Il pezzo più antico nella sua collezione è la console Giochi Tv del 1975, la prima di fabbricazione italiana. Il suo magazzino? La sua cameretta, «che è anche il mio studio e la mia sala di registrazione», racconta. Nicholas, infatti, coltiva anche la passione del fan-dubbing: è, cioè, un doppiatore amatoriale (e ha anche un nome d'arte: Nick Lowfield). «Ho così tanti interessi che non so cosa farò dopo il liceo, sono indeciso se iscrivermi alla facoltà di lingue o di informatica. Il che è strano, considerando che sono negato con la matematica».
Eppure Nicholas è uno sviluppatore. E lo è diventato da autodidatta: «Ho iniziato programmando da solo, il primo gioco che ho progettato era un gioco di calcio per un Atari. Era molto rudimentale, dei semplici quadrati che dovevano centrare la porta». Lo scorso anno, con alcuni amici conosciuti online con la sua stessa passione, ha così fondato un team di sviluppo, occupandosi in particolare del design dell'interfaccia, vale a dire ciò che il giocatore vede sullo schermo e con cui interagisce. «Abbiamo anche degli investitori interessati. Il nostro primo titolo si chiamerà Zenasyde: speriamo di attirare l'interesse di tante persone».
«Quando sono ai mercatini si avvicina gente di tutte le età, anche i bambini più piccoli, che oggi siamo abituati a vedere con gli smartphone in mano. Del resto, trovo che il retrogaming sia molto stimolante per l'immaginazione: bastano due linee pixelate e sembrerà di giocare a tennis».