La transizione energetica dell’Italia si deciderà anche a livello regionale e Puglia e Basilicata sono tra le regioni dove si potrebbe produrre un’elevata quantità di energia rinnovabile ma la resistenza a realizzare impianti Fer (acronimo che indica le fonti di energia rinnovabili) è fortissima. A sottolinearlo è il rapporto «Le Regioni e il Permitting di R.E.gions2030», progetto di Public Affairs Advisors, società di consulenza strategica specializzata nelle relazioni istituzionali, ed Elemens, società di consulenza specializzata nei mercati energetici, con l’obiettivo di evidenziare punti di forza e criticità nello sviluppo delle rinnovabili sul territorio italiano. Il rapporto, presentato a Roma nel convegno sul tema «Le Regioni alla prova delle rinnovabili e della transizione» tira le somme dei lavori svolti dal progetto R.E.gions nel 2021, anno in cui sono stati prodotti altri due report – uno relativo al fotovoltaico e uno relativo all’eolico – che hanno quantificato l’efficacia di ciascuna regione nel «far accadere» la transizione energetica. Nel dossier c’è una vasta mole di dati prodotti dalle pubbliche amministrazioni regionali e provinciali nel corso della propria attività autorizzativa, classificandoli e rendendoli fruibili tramite il Renewables Goals Index, indicatore messo a punto da Elemens che si basa su cinque variabili.
La prima, denominata «Passato», evidenzia la capacità installata rispetto al target previsto da ciascun Piano Energetico Ambientale Regionale (Pear) stilato con lo sguardo agli obiettivi del 2020; la seconda, denominata «Programma», valuta il livello di ambizione del Pear al 2030 (dove già approvato); la terza, «Attrattività», valuta il livello di presentazione di istanze per nuovi impianti; la quarta, «Performance», valuta la performance autorizzativa regionale, anche rilevando la fluidità amministrativa e il contesto normativo regionale. Infine, la quinta variabile è il «Business environment» regionale, frutto di una rilevazione qualitativa svolta presso un panel rappresentativo di aziende attive nei settori eolico e fotovoltaico che evidenzia quali sono, nella percezione degli operatori, i punti di forza e le criticità nell’iter di realizzazione degli impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile. Come dato generale, il rapporto evidenzia, tanto per l’eolico quanto per il fotovoltaico, un significativo divario tra quanto rapidamente si è sviluppato negli ultimi anni il settore delle rinnovabili e quanto le pubbliche amministrazioni sono state in grado di aumentare la propria capacità di produrre titoli autorizzativi in modo proporzionale alle istanze ricevute.
Nel leggere gli indicatori, occorre ricordare che per l’eolico la maggior parte delle procedure è, a partire dal 2017, di competenza nazionale: per questo motivo, i dati relativi alle regioni specifiche si riferiscono ai progetti eolici di capacità inferiore a 30 megawatt, che la normativa attribuisce alla competenza regionale.
La Puglia ha ottenuto un risultato discreto nell’indicatore sul «Passato»: la capacità eolica installata al 2020 è infatti pari a 2,6 gigawatt, al di sotto del target fissato nel vecchio Pear di 4 gigawatt, mentre la capacità fotovoltaica operativa nello stesso periodo è pari a 2,9 gigawatt, giocoforza superiore all’irrisorio target fissato nel Pear di appena 200 megawatt. Per quanto riguarda il «Programma», pesa l’assenza di un piano energetico regionale al 2030: il piano attualmente risulta in consultazione, e la regione non è pertanto dotata di uno strumento di programmazione in linea con gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo e nazionale. Per quanto riguarda «l’Attrattività», invece, la Puglia è al primo posto a livello nazionale: con istanze per 10,6 gigawatt fotovoltaici e 10,3 gigawatt eolici dal 2019 al 2021, nessun’altra regione è riuscita ad attrarre investimenti come il Tacco dello Stivale. Un’eccellenza che stride parecchio con la «Performance»: l’indicatore sull’efficacia delle procedure autorizzative evidenzia come dal 2019 a fine 2021 siano stati autorizzati appena 33 megawatt fotovoltaici, mentre dal 2017 al 2021 sono stati autorizzati 404 megawatt eolici. Sull’eolico pesa inoltre la lunghezza dell’iter autorizzativo (mediamente 5 anni e 10 mesi), mentre sono autorizzati ma fermi per problemi postpermitting 69 megawatt. Poiché la legislazione pugliese attribuisce alle Province la competenza sulla valutazione ambientale degli impianti, occorre comunque evidenziare come ciascuna Provincia sia caratterizzata da una maggiore o minore efficienza amministrativa. Infine, la rilevazione sul Business environment regionale, che vede la Puglia all’ultimo posto in Italia: gli operatori del settore ritengono quindi estremamente difficile interfacciarsi costruttivamente con il territorio pugliese, percependo un atteggiamento poco collaborativo.
Analogo il quadro per la Basilicata: una regione con enormi potenzialità ma poco propensa a sviluppare capacità rinnovabile. Nell’indicatore sul «Passato», la Basilicata ha ottenuto un buon risultato, superando il proprio obiettivo al 2020 sia per il fotovoltaico (375 megawatt di installato a fronte di un target di 360 megawatt) che per l’eolico (1,3 gigawatt di installato a fronte di 1,18 gigawatt obiettivo). Non avendo ancora adottato l’aggiornamento del Pear, la Basilicata si colloca in basso nell’indicatore sul «Programma». Ottimo il risultato sulla «Attrattività»: dal 2019 a fine 2021, la regione lucana ha attratto progetti per 1,7 gigawatt fotovoltaici e 2,1 gigawatt eolici. È però negli indicatori su «Performance» e «Business environment» che la contraddizione tra potenzialità ed effettiva disponibilità ad autorizzare impianti rinnovabili emerge in tutta la sua evidenza. Per quanto concerne il primo indicatore, il rapporto evidenzia come nella regione lucana siano stati autorizzati appena 2 megawatt fotovoltaici dal 2019 a fine 2021, e 76 megawatt eolici dal 2017 al 2021. Colpiscono, in relazione all’eolico, anche la durata degli iter autorizzativi regionali (5 anni e 9 mesi per impianto in media) e soprattutto la quantità di progetti autorizzati ma bloccati per problemi post-permitting: ben 441 megawatt, quasi 6 volte la quantità autorizzata nello stesso periodo. Anche nell’indicatore sul «Business environment» la Basilicata ha ricevuto una valutazione negativa, sebbene leggermente migliore della Puglia: forte è quindi il disagio degli operatori nell’investire sul territorio, a causa di un atteggiamento da parte delle istituzioni locali percepito come poco aperto al dialogo.
QUEI RITARDI DA COLMARE NELL'ITER AUTORIZZATIVO - Tanto per l’eolico quanto per il fotovoltaico esiste un significativo divario tra quanto rapidamente si è sviluppato negli ultimi anni il settore delle rinnovabili e quanto le pubbliche amministrazioni sono state in grado di aumentare la propria capacità di produrre titoli autorizzativi in modo proporzionale alle istanze ricevute. Prendendo in considerazione l’eolico, a fronte della necessità di installare mediamente 825 megawatt l’anno onshore di qui al 2030 colpisce come meno della metà della capacità per cui è stata presentata istanza nel 2018 sia stata ad oggi valutata dagli uffici competenti (di 1370 megawatt presentati sono ancora fermi in attesa del giudizio di compatibilità ambientale 788 megawatt, pari al 57,5% della potenza per cui è stata presentata istanza). Tale numero cresce per le istanze più recenti: il 99,9% dei progetti presentati nel corso del 2021, pari a ben 9488 megawatt, non ha ancora ricevuto la valutazione di impatto ambientale (positiva o negativa). Analoga è la situazione del fotovoltaico: anche per questa fonte, all’ambizione dei target al 2030, in base ai quali l’Italia dovrà dotarsi di 3 gigawatt l’anno di nuova capacità, e alla crescita delle istanze, passate da 701 megawatt nel 2018 a 15,7 gigawatt nel 2021, non ha corrisposto una maggiore velocità degli iter autorizzativi: nel solo 2019 sono state presentate istanze per 5,7 gigawatt, ma sono stati autorizzati solo 627 megawatt, e nel 2020 a fronte di una quasi triplicata quantità di istanze (14,5 gigawatt) sono stati autorizzati 606 megawatt. Nel 2021, anno in cui è stato registrato il numero più alto di autorizzazioni, hanno ricevuto il via libera dalla pubblica amministrazione 2,4 gigawatt di capacità, a fronte dei nuovi 15,7 gigawatt per cui è stata fatta domanda.
Osservando in dettaglio i risultati del «Renewables Goals Index» in relazione a ciascuna regione, emerge come per quanto concerne l’indicatore sul «Passato» le regioni più virtuose si trovino nel Centro-Nord: si tratta, infatti, di Emilia-Romagna, Lombardia e Umbria. Meno generoso il quadro sul Programma: solo Sicilia e Piemonte possiedono un Pear in linea con i nuovi obiettivi di sviluppo delle rinnovabili, mentre altre regioni hanno approvato il Pear con riferimento a target ormai superati (ad esempio Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige), hanno approvato il Pear ma senza individuare target al 2030 (Molise e Campania) o non hanno punto approvato il proprio Piano (sebbene in diverse regioni, come Sardegna, Lazio, Campania, Puglia e Lombardia, questo risulti in consultazione). Sulla «Attrattività» il Sud e le isole occupano i primi posti: per eolico e fotovoltaico Puglia, Sicilia, Sardegna e Basilicata sono territori di elevata importanza strategica. Un dato che tuttavia stride con il risultato sulla «Performance»: le regioni che hanno mostrato di svolgere più efficientemente gli iter autorizzativi sono al Nord (Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria), sebbene la Sicilia abbia prodotto un numero elevato di autorizzazioni anche essendo interessata da una quantità significativa di istanze. La Puglia e soprattutto la Basilicata, regioni molto attrattive per gli operatori, si collocano decisamente in basso nella valutazione sull’efficienza delle proprie procedure autorizzative. Nell’indicatore sul «Business environment» regionale si collocano ai primi posti Emilia-Romagna e Lazio, con buoni risultati anche di Campania, Marche, Piemonte e Sicilia. Sul fondo, ancora una volta, due territori estremamente importanti: Puglia e Basilicata.