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Bari, il settore Pesca è ancora in alto mare

 
Barbara Minafra

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Barbara Minafra

Il Dossier Asset: rifiuti, pochi servizi, porti che si insabbiano. A peggiorare la situazione ci mancava solo il caro gasolio

Giovedì 20 Ottobre 2022, 14:59

BARI - Tanti rifiuti (e mascherine) in mare, pochi servizi destinati ai pescatori perché si scommette di più sul diportismo, e porti che si insabbiano. Fino a quando il caro-gasolio lo consentirà, le marinerie baresi si barcameneranno tra tanti problemi strutturali e un pescato sempre meno abbondante in acque che, fortunatamente, Goletta Verde rileva ancora pulite e in buono stato sebbene siano in agguato le microplastiche.

Questa mattina alle 9, nel padiglione 152 della Fiera del Levante, verrà presentato il libro del progetto «Appesca - Analisi dello stato dei porti pugliesi e fabbisogno di adeguamento ed efficientamento p er la pesca professionale» durante un convegno con esperti e docenti universitari, organizzato da Regione Puglia e Asset, l’agenzia strategica per lo sviluppo ecosostenibile del territorio. Metterà a fuoco criticità e punti di forza del comparto pesca nei 42 siti portuali regionali da cui emerge, ad esempio, che nel Barese solo Molfetta sembra salvare la sua tradizione marinara.

Al di là di immediati ristori per il costo insostenibile del carburante, la pesca pugliese ha urgentemente bisogno di misure specifiche di efficientamento e programmazione. Ma quale “fotografia” viene fuori dai porti di Molfetta, Giovinazzo, Santo Spirito, Porto vecchio di Bari e Molo sant’Antonio, Torre a Mare, Mola di Bari, Polignano e Monopoli?

L’impressione purtroppo è di un progressivo declino dell’attività peschereccia. «Bisogna efficientare i servizi ma soprattutto, dai sopralluoghi effettuati, risultano essere in condizioni disastrose le attrezzature e l’altro problema serio è la considerevole riduzione del pescaggio che rende inaccessibili molti porti alle imbarcazioni, senza dimenticare il problema purtroppo crescente dei rifiuti in mare». L’ing. Domenico Denora che per Asset è responsabile e coordinatore tecnico di Appesca, anticipa che un rifinanziamento del progetto consentirebbe «uno studio di caratterizzazione dei fondali per le attività di dragaggio ma anche per la valutazione delle microplastiche che si depongono sui fondali e che poi rischiano, deteriorandosi, di finire nella catena alimentare».

Il rapporto interdisciplinare, che mira a tracciare un modello di sviluppo sostenibile di un settore storico dell’economia pugliese, ha rilevato la presenza/assenza e il conseguente livello di efficienza di 17 servizi tecnici, dall’illuminazione pubblica ai dispositivi di ormeggio, dai quali passa la fruibilità dei porti. Questi sono stati poi oggetto di rilievi batimetrici-topografici: ex novo per Giovinazzo, Santo Spirito, Bari, Torre a Mare e Polignano, dove sono stati impiegati droni e laser scanner, e aggiungendo digitalizzazioni per Molfetta e Mola.

Gli 8 siti sono stati quindi catalogati nel Gis, il sistema informativo geografico che raccoglie tutti i dati emersi con sopralluoghi, rilievi tecnici e interviste agli stakeholders (che hanno soprattutto lamentato le difficoltà di manovra negli specchi acquei insabbiati, la mancanza di parabordi e ormeggi, scarsi investimenti per le attività di pesca a vantaggio del diportismo, la difficoltà di usufruire dei bunkeraggi, anch’essi più presenti nelle aree diportistiche), e di ciascuno è stata redatta una scheda-porto. In più è stata studiata la flotta stanziale con il supporto delle Capitanerie. Su 1387 unità censite nel 2020 ne sono state individuate 44 nel compartimento marittimo di Molfetta e 158 in quello di Bari per un totale di 202 unità di pesca: «Emerge che le imbarcazioni sono di piccola-media stazza e quindi l’attività peschereccia corrisponde a un ridotto quantitativo di pescato. A Molfetta, ad esempio, è stato registrato un dato medio di 800 tonnellate di prodotto annuo, risultando dopo Manfredonia e Vieste ma prima di Monopoli e Brindisi (dati Mipaaf), il terzo porto per tonnellaggio di pescaggio» spiega Denora. Se lo studio ha verificato una bassa diversificazione del comparto, con esigue attività di pescaturismo a Monopoli e Mola e l’assenza dell’ittiturismo nel Barese, molto interessante si sta rivelando lo spin-off di Appesca che ha permesso di istallare le prime 5 Ecoisole in 5 porti pilota: Vieste, Trani, Giovinazzo, Mola e Gallipoli (ma si spera di poter presto aggiungere altri 10 porti). Attraverso tessere magnetiche i pescatori possono contribuire a tenere pulito il mare conferendo la spazzatura intrappolata nelle reti in appositi cassonetti.

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