Mercoledì 24 Dicembre 2025 | 23:18

Bari, pista ciclabile di via Fanelli, opportunità mancata per la mobilità sostenibile

Bari, pista ciclabile di via Fanelli, opportunità mancata per la mobilità sostenibile

 
Redazione online

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Tra proteste dei cittadini e criticità progettuali: un’infrastruttura utile, ma oggi poco sicura e scollegata da una visione complessiva

Mercoledì 24 Dicembre 2025, 16:09

La nuova pista ciclabile di via Fanelli e via Marin, a Bari, continua a far discutere. Da un lato le proteste di cittadini e automobilisti, che lamentano la riduzione degli spazi per le auto; dall’altro la necessità, sempre più evidente, di interrogarsi su cosa sia stato realmente fatto negli ultimi decenni per ridurre il traffico, potenziare la mobilità sostenibile e cambiare il modello culturale degli spostamenti urbani.

Negli anni, infatti, la risposta al congestionamento stradale è stata quasi sempre la stessa: aumentare la capacità viaria, realizzare nuovi parcheggi e ampliare le strade, interventi che però non sono mai sufficienti. Sono rimasti invece spesso sulla carta strumenti fondamentali come il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e i piani dei mobility manager, indispensabili per una pianificazione moderna e integrata.

In questo contesto, realizzare una pista ciclabile su una strada esistente, senza una riorganizzazione complessiva e multimodale, finisce inevitabilmente per generare malcontento e criticità.

Le piste ciclabili, va ribadito, sono una risorsa fondamentale per la mobilità urbana ed extraurbana, ma devono essere progettate e realizzate con competenza, professionalità e buon senso. Proprio per questo, alcuni tecnici e attivisti per la mobilità sostenibile hanno deciso di verificare direttamente lo stato dell’infrastruttura, percorrendola in bicicletta.

Dall’ispezione emergono numerosi elementi problematici. Innanzitutto manca il cartello di cantiere, obbligatorio per legge, e non è quindi chiaro se l’opera sia conclusa o ancora in fase di realizzazione. Inoltre, la pista non arriva fino a Valenzano, ma termina improvvisamente all’incrocio con Ceglie del Campo, in prossimità della chiesetta di Ognissanti.

Particolarmente preoccupanti sono le condizioni di sicurezza:

  • gli incroci semaforizzati sono privi di lanterne semaforiche dedicate alle biciclette e di segnaletica specifica;

  • lungo il tracciato sono presenti numerosi accessi privati (abitazioni, complessi residenziali, distributori di carburante, parcheggi), segnalati in modo disomogeneo o del tutto assenti;

  • alcune intersezioni sono completamente sprovviste di segnaletica per gli automobilisti;

  • la segnaletica orizzontale risulta in alcuni punti già deteriorata;

  • pali semaforici non spostati invadono il percorso ciclabile;

  • risulta poco comprensibile e non segnalata la svolta su via Marin, creando confusione per i ciclisti;

  • lungo il tracciato sono presenti cumuli di rifiuti e zolle di terreno.

Nel complesso, la sensazione è quella di una direzione lavori carente, non adeguatamente preparata ad affrontare la complessità di un’infrastruttura che, se ben progettata, potrebbe rappresentare un tassello importante per la mobilità sostenibile cittadina.

A sottolinearlo è Lello Sforza, presidente del Comitato Mobilità2030 ed EuroVelo Route Inspector, che richiama l’attenzione sulla necessità di passare da interventi isolati a una visione strutturata, sicura e condivisa della mobilità urbana. Perché la transizione verso città più vivibili non può prescindere dalla qualità delle opere realizzate e dalla sicurezza di chi le utilizza.

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