BARI - La storia di Giovanni Abbatescianni, come tante storie belle, è iniziata davanti a un bivio: rimanere in Germania o tornare nella sua Bari. Il suo desiderio era rimanere all'estero, fare l'operaio, non quella di «rinchiudersi in un negozio per dieci ore». Poi le sue radici lo hanno convinto a tornare in patria, e così, agli inizi degli anni Settanta, è iniziata la lunga storia del «Da Giovanni», storica attività nel quartiere Libertà, tra le prime a vendere fumetti usati a Bari. A dicembre, la sua «bottega» chiude i battenti: «Non ne voglio parlare, altrimenti mi metto a piangere», dice, ma poi si lascia andare ai ricordi. L'atmosfera nella sua fumetteria, in effetti, è quasi di casa. In molti si fermano e fanno quattro chiacchiere con il proprietario nel locale di via Bovio, un posto che sembra essersi fermato nel tempo tra Tex, Diabolik, Topolino, manga, ma anche libri e dvd.
«Sono sempre rimasto nel Libertà per il "popolino". Non mi è mai interessato spostarmi nel centro. Ma da qui sono passati anche avvocati e magistrati che venivano per una copia di Tex, avevano bisogno di distrazioni anche loro», racconta Giovanni, che, anche se da ragazzo era scettico sul mettersi in proprio, già da bambino era solito recarsi in edicola e leggere di tutto.
«Mio nonno aveva un carretto ambulante e vendeva caramelle. Poi negli anni Sessanta trovò un locale, sempre in via Bovio, io invece ero in Germania, a 16 anni lavoravo già in fabbrica. Mia madre mi diceva di tornare e prendere le redini dell'attività del nonno: io non volevo, ma alla fine mi sono convinto. Io però tolsi le caramelle dal negozio e ci misi fumetti e libri», spiega l'uomo, che oggi ha 75 anni. E da lì è cominciata la storia del fumetto nel quartiere Libertà. Tra i numeri più preziosi entrati in suo possesso il numero uno di Diabolik: «È introvabile. Lo vendetti a un milione delle vecchie lire, oggi 500 euro».
Negli ultimi anni, però, il numero di clienti è calato. La concorrenza più spietata, spiega, resta quelli di Internet, ma anche il calo di interesse dei più giovani nei confronti del cartaceo. «Qui vengono soprattutto adulti, invece da ragazzini divoravamo le strisce di fumetti. L'attività non rende più, poi ho avuto qualche problema di salute che mi ha convinto a ritirarmi. Lo dico a malincuore. Altrimenti la storia di questo negozio sarebbe durata ancora a lungo...Adesso ho venduto il locale».
Da lui sono passati anche disegnatori. «Ultimamente, chiacchierando con una cliente, ho scoperto si trattava di una disegnatrice di Zagor», il protagonista della omonima serie a fumetti pubblicata da Sergio Bonelli dal 1961, uno dei più celebri tarzanidi italiani e parte della storia del costume italiano.
Adesso, il signor Abbatescianni sta svendendo tutto il prezioso patrimonio custodito nel locale, e così farà fino a dicembre, quando la sua attività chiuderà definitivamente lasciandosi alle spalle mezzo secolo di storia. Basta dare un'occhiata agli scaffali per accorgersi che da lì sono passate generazioni e generazioni: si va dalle copie ingiallite di Dylan Dog ai recentissimi manga di Jujutsu Kaisen, dagli Harmony alle collane di gialli di trenta, venti, dieci anni fa. Ma resta soprattutto lo sguardo quasi commosso di Giovanni davanti a queste fila di carta, tra una chiacchiera con i vicini di sempre e i ricordi indelebili di una storia lunghissima.
















