BARI - «Con un sistema giudiziario diverso, nel rispetto della Costituzione, noi potremmo abbattere in modo significativo le mafie. Ma questo sinora i governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, non l’hanno saputo fare o non l'hanno voluto fare, o entrambe le cose». Lo ha detto a Bari il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, parlando con gli studenti nel corso di una lectio magistralis all’Università. "Negli ultimi anni, dal governo dei migliori ad oggi - ha poi spiegato - il sistema penale e detentivo è rallentato, le riforme normative non hanno assolutamente dato risposte di giustizia né tutelato le parti offese».
«Oggi - per Gratteri - le mafie sono forti sul territorio, è la politica che è debole sul territorio, perché le mafie sul territorio danno risposte drogate, clientelari, risposte truccate ma danno risposte. La politica è debole e non riesce a dare risposte sul territorio».
«La magistratura oggi è molto debole. Noi da anni non riusciamo a salire come credibilità e gradimento per tanti fattori. Intanto non siamo stati bravi a comunicare, siamo stai molto chiusi, arroccati, in difesa ad ogni costo. Io auspicavo che tutti i componenti del Csm si dimettessero perché davi l’idea che volevi voltare pagina. Voltavi pagina, c'è un foglio bianco. Il messaggio era importantissimo per la gente, la gente avrebbe capito qui si fa sul serio, si ritorna a elezioni e si comincia da zero. Questo non è stato fatto per una idea di arroccamento, di difesa a oltranza. Bisognava scendere dal piedistallo e confrontarsi con tutti, essere umili, parlare il linguaggio della gente per essere capiti. Non parlare a noi stessi per giustificare noi stessi».
Gratteri è stato sollecitato sui fenomeni di voti di scambio che sono emersi in Puglia negli ultimi mesi: «Le mafie sono presenti dove c'è da gestire denaro e potere, il rapporto con il potere c'è sempre stato, cambiano solo le percentuali e l’intensità del rapporto. Negli ultimi decenni c'è stato nel mondo occidentale un forte abbattimento morale ed etico e questo ha avvantaggiato le mafie non poco. Quindi è un problema che esiste ed è esistito ma non si sta affrontando il problema sul piano giudiziario e normativo, e sul piano etico e morale. Io suggerisco di fare riforme normative nel rispetto delle istituzioni, tali che delinquere non sia conveniente».
«Noi non vogliamo tarpare le ali alla cultura, però non posso stare zitto perché il silenzio è complicità, non posso stare zitto davanti a certa cinematografia che poi produce violenza, emulazione nei ragazzini». Lo ha detto a Bari il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, parlando con gli studenti nel corso di una lectio magistralis all’Università.
«Quando c'è stato l’avvento dei social, Facebook - ha ricordato - i primi a usarlo per minacciare le altre organizzazioni criminali o farsi pubblicità sono stati i ricchi cartelli messicani. Poi in Italia la prima è stata la camorra, per farsi vedere ricchi e potenti, per dire noi siamo il modello vincente, cioè un modo di arruolare i portatori di acqua al pozzo del capo banda. Poi c'è stata una migrazione su TikTok».
«Siamo molto preoccupati - ha concluso - dagli effetti che i social possono avere. I ragazzi di oggi non sono attrezzati, c'è poca istruzione. Quindi questa grande difficoltà a spiegare da parte nostra i danni che i social stanno facendo sulle giovani generazioni».
«Sono contrario alla separazione delle carriere perché è l’ultimo dei problemi, pensi che ogni anno solo lo 0,2% dei pubblici ministeri chiede di fare il giudice e solo lo 0,2% dei giudici chiede di fare il pubblico ministero. Quindi è un non problema, perché la mia paura è che il passaggio successivo sia mettere sotto l’esecutivo i pubblici ministeri in modo tale da dettare l’agenda, cioè stabilire ogni anno quali sono le priorità del paese sul piano del contrasto».
«Non posso rispondere a questa domanda perché dovrei aver letto tutti gli atti. In generale invece le posso dire che l’antimafia sociale è molto delicata e difficile. Molte volte nell’antimafia è capitato che gente senza una storia è salita sul palco o è andata in scuole a parlare di antimafia e poi hanno chiesto soldi e contributi per un’antimafia che non dava un apporto concreto per sradicare la mentalità mafiosa da certi territori».
Al magistrato una persona tra il pubblico ha chiesto se fosse «antimafia o qualcos'altro» il fatto che due politici locali siano andati a casa della sorella di un boss. La persona si riferiva alla dichiarazione del governatore pugliese Michele Emiliano che dal palco di una manifestazione pubblica ha detto di essere andato, circa 18 anni fa, a casa della sorella del boss Capriati con l'allora assessore comunale Antonio Decaro, che ricevette delle minacce per interventi sulla viabilità a Bari vecchia, per spiegare che le cose erano cambiate e in città bisognava rispettare la legalità.
Gratteri ha evidenziato che l’antimafia sociale è «un argomento spinoso, dobbiamo cercare di fare distinguo». «C'è bisogno - ha detto - di gente che parli di antimafia, di gente che vada dove non va nessuno e di far capire alla gente che delinquere non conviene». «Altro non posso dire - ha concluso - perché da qui a poco avete le elezioni e non darei un giudizio completo su cose che non ho studiato».