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Bari, don Angelo Cassano: «Dopo 30 anni di sacerdozio sono diventato più saggio»

 
Francesca Di Tommaso

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Francesca Di Tommaso

Il parroco di San Sabino si racconta dopo i festeggiamenti per il trentennale. Indossando la maglia del Bari personalizzata, regalo speciale perché gran tifoso

Giovedì 01 Giugno 2023, 14:24

14:49

BARI - «Sogno con grande umiltà una Chiesa sempre più aperta, nella quale non debba essere un problema andare sulla frontiera della Storia. Più libera dai fardelli che la appesantiscono, dalle logiche che a volte non permettono di portare a termine il messaggio del Vangelo nelle persone». Il sogno è di don Angelo Cassano, il parroco di San Sabino il giorno dopo i festeggiamenti per i suoi 30 anni di sacerdozio. Circondato dall'affetto della sua comunità e non solo, don Angelo ha ricevuto anche un dono speciale quale tifoso del Bari calcio: una maglietta della sua squadra del cuore, personalizzata con il suo nome. «Qui c'è lo zampino di mio fratello - commenta schernendosi ma indossandola orgoglioso -. Ha cercato a tutti i costi di arrivare al Bari per avere la maglia, non ci è riuscito e ha parlato con il Comune. La maglietta è arrivata da lì».

Don Angelo, oltre che parroco sempre in prima linea per il suo quartiere, è referente regionale dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti. Il suo sorriso dolce, la sua continua disponibilità non solo nelle emergenze sociali, nascono dal coraggio e dalla determinazione di agire per la giustizia, a favore degli ultimi, contro le discriminazioni e per sconfiggere la povertà. In queste ore i ricordi si affastellano, quelli belli e quelli brutti. «Di questi miei anni di sacerdozio ricordo con grande affetto la gioia dei miei genitori quando sono diventato prete - racconta - ora che mio padre e mia madre non si sono più ripenso al fatto che non immaginavo di poter diventare prete nella mia vita. Poi la mano del Signore mi ha guidato in questa scelta. Però i ricordi sono tanti, e ci sono stato momenti bui - continua -; come le tensioni e le incomprensioni quando sono andato via dal quartiere San Paolo, dalla chiesa di San Giovanni Bosco. Un periodo molto difficile, ma i ricordi spiacevoli li ha rimarginati il tempo». 

I suoi ringraziamenti li affida ai social, ai «volti incontrati in questi anni che hanno dato senso a questa scelta... gli ultimi gli invisibili in primis... Chi non c'è più e ci guarda da lassù... Gli amici e la gente incontrata nelle comunità in cui ho svolto il mio servizio... Ai tanti amici che hanno fatto pezzi di strada con me condividendo sogni e lottando per la giustizia con coraggio sempre dalla stessa parte... A chi ho amato e sempre continuerò ad amare a chi ho ferito a chi si è scandalizzato a chi non era d'accordo a chi non sono riuscito a perdonare alla vita che mi ha insegnato a sorridere in mezzo alle bufere».

E domani? «Dopo 30 anni si impara ad essere più saggi - ride don Angelo -, s'impara a vivere la scelta nel quotidiano». Per gli ultimi, tra gli ultimi, sempre. 

 

 

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