BARI - Attraversare l’Europa in treno, gratis, guidati dall’entusiasmo della scoperta. Perlustrare le città europee con zaino in spalla e cartina alla mano un tempo, oggi con le applicazioni sugli smartphone, pronti a integrarsi con luoghi e persone, cercando il più possibile di conoscere i luoghi e stringere amicizie, che nella maggior parte dei casi durano poi per tutta la vita. È l’esperienza dell’«InterRail», che dagli anni Settanta ha coinvolto generazioni di ragazzi in tutta Europa. Parlarne in questi giorni, con la guerra nel cuore dell’Europa, diventa un segno di speranza.
Dopo la pausa dovuta alle restrizioni pandemiche, «Discover EU», il programma dell’Unione Europa che riprende il tradizionale Interrail, con l’intento di far scoprire ai giovani il Vecchio Continente, mette a disposizione settantamila biglietti Interrail per consentire ai diciottenni di viaggiare gratis in treno in tutta Europa nel 2022. E riparte con una novità, come ha annunciato Mariya Gabriel, commissaria per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e la Gioventù: possono partecipare a DiscoverEU anche i ragazzi di Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Serbia, Macedonia del Nord e Turchia. L’Unione Europea finanzia il programma con 29 milioni di euro, ritenendolo strategico per il 2022, Anno della Gioventù Europea.
Per avere il pass Interrail bisogna aver compiuto diciotto anni, compilare un form in cui si illustra il proprio programma di viaggio e rispondere a un questionario sul funzionamento dell’UE, sulla cultura europea e sulle iniziative che interessano i giovani. Da aprile si potrà consultare tutto sul sito www.europa.eu/youth/discovereu_it
Obiettivo del programma è favorire l’integrazione, l’inclusione, lo scambio, consentendo ai giovani di viaggiare anche tra i luoghi meno conosciuti dell’Europa.
Anche a Bari sono stati tanti i ragazzi che hanno viaggiato in Interrail. Ne abbiamo sentiti un paio, di due generazioni diverse, viaggiatori in Europa in anni lontani tra loro, il 1985 e il 2011.
Carlo Autorino, barese, medico di medicina generale a Palese, oggi cinquantasei anni, nel 1985, appena diciannovenne, è partito da Bari alla volta delle città del centro Europa, insieme a cinque amici, che poi sono diventati sette. «Era l’estate del diploma e da mesi prima avevamo consultato il CTS che si trovava in via Dante e organizzava viaggi per studenti. Acquistammo quindi la tessera che ci permetteva di viaggiare gratis sui treni di tutta Europa e ci sembrò di aver conquistato il mondo. Siamo stati in viaggio venticinque giorni e io in tasca avevo ottocentomila lire che ho utilizzato essenzialmente per dormire e mangiare. Le nostre tappe sono state nell’ordine: l’Austria, poi Monaco di Baviera, Copenaghen, Amsterdam, e Parigi», racconta.
Dormivamo negli ostelli della gioventù o in alberghi di ordine così infimo che in un caso – lo ricordo come se fosse ieri – dormimmo nei sacchi a pelo sui letti, ma era tutto ugualmente bellissimo, eravamo giovani e pieni di entusiasmo, ci sentivamo liberi. Una volta, in treno, ci fecero un controllo per vedere se avevamo delle droghe, e dallo zaino del mio amico tirarono fuori slip e calze sporche, ridemmo senza sosta. Ad Amsterdam, in un bar, incontrammo un ragazzo di colore che parlava napoletano, e ci sembrò stranissimo, cosa che oggi invece è assolutamente normale. Consiglio vivamente quest’esperienza ai ragazzi di oggi, e se potessi la rifarei anche io», conclude.
Nico Bellomo, trentaquattro anni, la passione per i viaggi c’è l’ha nel sangue, tant’è che nel 2018 ha fondato la start up «Nato con lo zaino» (vincendo il bando regionale Pin) che organizza tour personalizzati alle esigenze del viaggiatore. La passione di girare il mondo lo spinse anche a intraprendere un interrail nel 2011 su proposta di un suo amico, e da quel momento è diventato un punto di riferimento per amici e parenti che gli chiedevano consigli sul cosa visitare o dove andare a mangiare nelle più svariate città d’Europa. «Partimmo in tre – dice – e prendemmo un global pass che copriva dodici tappe, da Bari a Parigi, poi Lille, Bruges, Amsterdam, Berlino, Praga, Budapest, Vienna, Cracovia, Auschwitz e BirKenau, Zagabria. In tutto ventotto giorni con gli spostamenti effettuati esclusivamente in treno. È stata un’esperienza indimenticabile, che ci ha permesso di entrare in relazione con ragazzi di tutta Europa e tanti del nord Italia. E a proposito di integrazione, pensi che a Lille abbiamo dormito a casa di un ragazzo musulmano durante il periodo del Ramadan! Sono convinto che i ragazzi debbano assolutamente provare un’esperienza del genere».
«Infatti io sto quasi obbligando i miei nipoti ad aderire al progetto. E con gli amici di allora ci siamo riproposti di rifarlo a distanza di vent’anni, quindi nel 2031», aggiunge.
Da Parigi a Berlino, un mese allo conquista della libertà - Avete mai mangiato solo zollette di zucchero per un paio di giorni o dormito nel vostro sacco a pelo in improbabili bed and breakfast nei pressi della Gare du nord a Parigi o nel quartiere a luci rosse di Amsterdam? Avete fatto di McDonald, tra hamburger e milk shake lassativi, la vostra dieta semiquotidiana? Siete riusciti ad entrare senza pagare nel castello di Helsingor, quello di Amleto, in Danimarca accodandovi a una visita di gruppo di giapponesi?
E ancora: avete mai provato l’ebrezza di essere scambiati per una spia a Berlino est, perché pretendevate di lasciare la città del muro da Frederick Strasse dopo essere entrati da Checkpoint Charlie? Benvenuti nel fantastico mondo dell’InterRail, più che un biglietto di treno, qualche decennio fa un lasciapassare per viaggiatori - sognatori, magari senza troppi soldi a disposizione. Zaino in spalla (ma chi scrive, la prima volta pensò bene di partire con un mega valigione, che si ruppe già alla stazione di Bari…), sacco a pelo e la voglia di mettersi alla prova. Anzi l’Europa.
«Lo sai che esiste l’InterRail, un biglietto di treno valido in tutta Europa per un mese. Puoi andare dove vuoi. Costa solo 150mila lire». All’epoca, correva l’anno 1985, primo anno di università, ovviamente non esisteva Internet, quindi tante notizie e informazioni erano affidate al passaparola, all’esperienza di qualcuno più grande e a chi magari leggeva un po’ di più giornali e riviste.
A comunicarci, quello che sembrava un misto tra una favola e quella che adesso definiremo una fake news, è la nostra amica Cinzia, adesso fisica in carriera. Fatte le verifiche di turno, mi reco in stazione per avere maggiori dettagli. Qualche giorno dopo ci ritroviamo, atlante aperto dinanzi a noi come fosse un libro di favole, a tracciare con la matita le possibili tappe da percorrere. L’idea di fondo è di fare ciascun spostamento di notte, in cuccetta (costava 13mila lire), in modo da poter risparmiare una notte di albergo. Pochi minuti e il nostro giro delle meraviglie è pronto: Monaco di Baviera, Copenhagen, Amsterdam, Parigi e ritorno. È la grand boucle della felicità. Facciamo un po’ di calcoli - molto ottimistici, ovviamente -: servono 30mila lire al giorno tra mangiare e dormire, così per un mese a zonzo in Europa ci portiamo tutti attorno a 900mila lire a testa. Tutti d’accordo, siamo in quattro, strada facendo diventiamo sete.
Il primo agosto tutti in stazione, accompagnati dai rispettivi genitori, ebbene sì. Partiamo pimpanti e sognanti, ma soprattutto consapevolmente incoscienti.
Ed ecco la prima variazione sul tema. Prima tappa a Garmisch Partenkirken, ridente località delle alpi bavaresi. La soffiata giunge dall’allenatore di Emanuele, Carlo, viaggiatore fai-da-te in carriera, che ci fornisce anche l’indirizzo di tale Lady Graz. «Ragazzi andiamo tranquilli ci presentiamo e la signora ci ospita». Il risultato è che rischiamo di dormire all’adiaccio, perché, ci presentiamo a mezzanotte a casa di quella che si rivela essere un’affittacamere. Che blatera qualcosa in tedesco, che ovviamente non capiamo e ci chiude la porta in faccia. A salvarsi da un destino ignoto, una signora di Leverano, provincia di Lecce (avete letto bene), di mestiere parrucchiera, emigrata (conservo ancora la sua foto) , che di secondo lavoro si occupa delle pulizie di un bed & breakfast, uno di quelli da cartolina coi gerani sui balconi. Ci sistema in camera e ci saluta. «Poi domani pagate», dice.
La nostra prima avventura nel mondo, inizia così, tra schnitzel (le tradizionali cotolette giganti) e boccaloni di birra, che ci addolciscono l’arrivo a Monaco di Baviera una stazione delle dimensioni di un aeroporto. A scendere dal treno, nessuno lo dice, tremano i polsi a tutti. Siamo soli, in un paese straniero e forse mettiamo insieme qualche parola d’inglese. Al tourist reservation, troviamo da dormire a 7 marchi (il cambio è a 700 lire) a notte. Cinquemila lire compresa la colazione: il posto è anche pulito. Fortuna che non ci capiterà nelle nostre altre destinazioni... Come detto, Copenaghen, il Tivoli e i castelli, Amsterdam e il Bulldog (non fumavamo nemmeno le sigarette...), Parigi e il Louvre, ma soprattutto, tante risate, nuovi amici e la spensieratezza di avere vent’anni. Magari senza una lira in tasca e con i crampi per la fame, ma con la voglia di conquistare il mondo. È il mondo dell’InterRail, baby.