Dimagrito, ed è subito la classica “faccia da incretina” (il farmaco - semaglutide e tirzepatide - che hanno fatto il “miracolo”). “Si tratta di una perdita di peso abbastanza rapida che riguarda prevalentemente - dice il prof. Emanuele Bartoletti, presidente Società Italiana di Medicina Estetica – il tessuto adiposo, molto meno quello muscolare e per niente quello osseo (perché non si tratta di un processo di invecchiamento ma solo di una perdita di peso), può far apparire il viso, smunto e scavato, conferendo al paziente un’aria poco sana.
I tessuti inoltre, non più sostenuti dal volume del tessuto adiposo, tendono a scendere verso il basso, a cedere alla forza di gravità ed accumulo di tessuto adiposo a livello della mandibola, con la comparsa dei ‘bargigli’ (quasi una “pappagorgia”). Oltre alle guance infine, anche le tempie cominciano a scavarsi. Tutto questo contribuisce a dare l’impressione di una persona poco sana, emaciata, invecchiata precocemente”.
Ma, niente paura. Si può correggere recuperando un aspetto sano e restituendo freschezza al volto dopo il dimagrimento. “Il medico estetico – continua il prof. Bartoletti - corregge questi difetti attraverso una serie di interventi specifici e personalizzati”. “Ma attenzione al fenomeno dell’eccesso (sconfinante nell’abuso) del ricorso – ha raccomandato la dr Diala Haykal, esperta internazionale di medicina estetica, laser technology e intelligenza artificiale, parlandone al Congresso della Società –ai trattamenti di medicina estetica da parte dei giovanissimi, spesso indotto dall’influencer o dal tiktoker di turno. Noi promuoviamo la ‘prejuvenation’, che consiste nell’affrontare i primissimi segni dell’invecchiamento, già sul nascere, prima che divenga visibile. Un approccio basato su trattamenti ‘gentili’, a target e personalizzati per mantenere una qualità ‘giovane’ della pelle e ritardare il declino strutturale ed assicurare bellezza ‘a lungo termine’.
“La nuova era della medicina estetica è improntata non solo e non tanto a far tornare indietro nel tempo, a far regredire i segni dell’invecchiamento, quanto piuttosto a proteggere, migliorare e rigenerare con intelligenza”. “Nei giovanissimi, cioè negli adolescenti in particolare – aggiunge Bartoletti - gli unici ‘interventi’ di medicina estetica che possano avere un senso sono il check up, quindi la visita di medicina estetica e l’istruzione alla prevenzione (esposizione solare corretta, utilizzo di filtri solari, corretta dieta e attività fisica, evitare il fumo). Le terapie di medicina estetica in questa fascia d’età sono giustificate solo in caso di pelle seborroica o acneica, oppure in presenza di anomalie vere e proprie (sequele post- traumatiche o asimmetrie congenite).
Tutto il resto non ha senso perché non esistono terapie fatte al di sotto dei 25-30 anni che possano avere una valenza preventiva… I trattamenti di prejuvenation propriamente detti devono essere preceduti da una valutazione approfondita per un’opportuna personalizzazione. I trattamenti iniettivi con acido ialuronico o con frammenti di acido ialuronico vanno riservati ad altre età. Anche il ricorso ai laser sia molto ‘soft’ e prudente e va considerato lo step successivo alla biostimolazione iniettiva”. L’l’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando cliniche ed ambulatori in ‘hub intelligenti’ che, così, consentono di offrire protocolli personalizzati e mostrare risultati predittivi nella prejuvenation e suoi trattamenti veri e propri.
“Si tratta – dice la dr Haykal - di innovazioni da accogliere per migliorare l’esperienza del paziente, senza rinunciare al ‘tocco umano’. L’IA si integra con i trattamenti di medicina estetica; possiamo offrire trattamenti rigenerativi ‘tailorizzati’(basati sulla biologia del singolo), che rendono le tecniche di ‘rejuvenation’ precise e personalizzate come mai prima”.