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Quando è il teatro ad infondere nuove speranze
Federica Marangio
17 Giugno 2020
“C’è una regola antica nel teatro. Quando hai concluso non c’è bisogno che tu dica altra parola. Saluta e pensa che quella gente, se tu l’hai accontentata nei sentimenti e nel pensiero ti sarà riconoscente”. Lo diceva spesso Dario Fo e deve essersi sentita proprio “riconoscente” e grata la gente che ha occupato le sedute del Teatro di Tor Bella Monaca, Roma, per la “prima” dopo un domicilio coatto gravoso e opprimente. Rispettando le misure precauzionali che prevedevano il dispenser di gel igienizzante, il termoscanner all’ingresso e una autodichiarazione di buona salute, su 280 posti a sedere, 70 sono stati gli eletti per una serata ricca di suggestioni, in cui pareva il primo giorno di scuola con quel misto di trepidazione, paura e attesa. Il reading teatrale per la regia di Sebastiano Somma, con adattamento di Lucilio Santoni, vanta tra gli attori, oltre allo stesso Somma, la figlia Cartisia Josephine e al violino il maestro Riccardo Bonaccini. Stimatissimo nel suo ambiente, Bonaccini nella sua carriera ha accompagnato, tra gli altri, il violinista Uto Ughi.
Tornare in teatro con un lavoro come “Il vecchio e il mare” di E. Hemingway offre un’ulteriore riflessione sul momento storico appena vissuto. Le similitudini non si contano, la solitudine, la sconfitta e la rinascita. Scorgere pur nelle difficoltà la forza di andare avanti attraverso un legame che restituisce la voglia di vivere è solo una delle innumerevoli analogie, ma è anche l’assioma del post-Covid. Ripartire dal teatro attenendosi alle misure di sicurezza è una necessità per tanti italiani che confidano nell’arte della satira per evadere dalla quotidianità. E non serve ricorrere a Fo, per comprendere il valore del teatro e di ciò che significa scegliere la storia da gustare, lontano dai rumori della città.
La produzione dello spettacolo è di Liberato Santarpino, Associazione Orchestra da Camera della Campania che replicherà nelle Marche nel mese di luglio. La produzione è la stessa che ha siglato alcuni precedenti lavori di Somma, come “Lucio incontra Lucio” e “Matilde Neruda”. Insomma, a cinque giorni dal solstizio d’estate, l’intuizione di Sebastiano Somma è di lanciare una speranza, dedicando, in occasione della riapertura dei teatri, una serata al desiderio di riprendere in mano la propria vita, assaporandone le asperità che, come nel romanzo breve di Hemingway, conducono alla primavera di un uomo che “può essere distrutto, ma non può essere sconfitto”.
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