Le vite di tre primi caporalmaggiori – Francesco Vannozzi, 26 anni, di Pisa, Gianmarco Manca, 32, di Alghero, Sebastiano Ville, 27, di Lentini (Siracusa) – e di un caporalmaggiore - Marco Pedone, 23, di Gagliano del Capo (Lecce) – sono state stroncate da un ordigno talebano che ha distrutto il Lince, il blindato sul quale viaggiavano in colonna con altre decine di mezzi. Un quinto militare, il caporalmaggiore scelto Luca Cornacchia, 38, della provincia dell’Aquila, è rimasto ferito.
“Un attentato infame”, ha detto il tenente colonnello Stefano Fregona, vice comandante del 'Settimò che in questi mesi guida il Reggimento Alpini in sostituzione del colonnello Paolo Sfarra, alla testa del contingente bellunese in Afghanistan e presente al momento dell’esplosione. “Malgrado le precauzioni, le insidie sono così elevate che non sempre si possono prevedere, anche se il Lince è un mezzo eccezionale che in altre occasioni ha salvato numerose vite umane”. Confermando che il 7/o Reggimento Alpini costituisce una parte del rafforzamento delle forze dispiegate in quell'area, un territorio 'nuovò per i militari italiani in Afghanistan, l'ufficiale ha sottolineato che “l'insidia è latente e costante: non arriva dalla popolazione locale ma da forze che hanno interesse ad ottenere il predominio su quelle terre”.
Il 7/o è alla sua terza missione in Afghanistan dopo quelle del 2006-2007 a Kabul e del 2009 a Farah. La tragedia ha seminato sconforto nella grande caserma bellunese dove la palazzine a tre piani rosso mattone sono dedicate a soldati-eroi, soldati del passato insigniti delle medaglie d’oro al valor militare. Per tutta la giornata, mentre le notizie si rincorrevano e i particolari del dramma si aggiungevano ad altri particolari, i ragazzi del 7/o sono rimasti ammutoliti, in borghese, nella piazza d’armi. Teste basse, mani in tasca. Poca voglia di parlare, tanta di piangere.
Ed è tra le lacrime che Benedetta Troiano, è riuscita a raccontare che tra tutti i ragazzi della caserma bellunese il rapporto è “come tra fratelli”. La giovane, 23 anni della provincia di Benevento, è in avanzato stato di gravidanza che la rende apparentemente distante dal suo essere, da due anni, alpino del 7/o Reggimento. “Erano una bandiera per l’Italia – ha detto -. Qui siamo molto uniti e andiamo in quei Paesi per portare pace e dare una mano a quelle popolazioni”. Accanto a lei altrettanto commosso il collega Antonino Conti, 27 anni, di Barcellona (Messina), da cinque anni in servizio nella caserma Salsa.
“Naturalmente li conoscevo tutti – ha detto Conti, nascondendo il dolore dietro gli occhiali da sole - erano ragazzi felici di fare questo lavoro. Però il nostro non è solo un lavoro, è un’autentica passione. E come si vede una passione non facile”. Il lutto è dentro e fuori la caserma è in tutta Belluno, con il lutto cittadino annunciato dal sindaco Prade; è nel Veneto intero, con le parole del presidente Luca Zaia, che ha mandato un messaggio al comandante Sfarra.