"Nella nostra interrogazione – spiega l’eurodeputata tarantina – abbiamo sollevato una questione chiara: in Puglia, gli impianti di depurazione, gestiti in regime di monopolio da Acquedotto Pugliese, sono ancora in prevalenza non funzionanti, tanto da essere stati in molti casi sequestrati dalla magistratura italiana. Non a caso, sono oggetto di una procedura d’infrazione Ue per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Inoltre, a causa di questi scarichi, sono compromesse aree naturali protette dalla direttiva Habitat".
"A fronte di queste emergenze – continua – la Regione ha destinato cospicui fondi europei per opere volte al cambiamento del recapito finale dei reflui urbani, senza risolvere il grave problema a monte, ossia il cattivo funzionamento degli impianti di depurazione per il quale, tra l’altro, i contribuenti italiani rischiano di pagare una pesante multa". "A nostro avviso – conclude – si tratta di un modo di nascondere, sprecando importanti risorse pubbliche, la cattiva gestione degli impianti e il continuo disservizio per i cittadini. Un parere che a quanto pare anche la Commissione europea condivide. Temiamo che dietro tutto ciò si possa nascondere una nuova, grave truffa ai danni dei cittadini e dell’ambiente pugliesi".