«Il canile di Bari è un inferno», l'appello disperato dei volontari: «Non sappiamo più dove mettere i cani»

Dopo l'allarme lanciato sui social dal canile sanitario di Bari, siamo andati a vedere con i nostri occhi qual è la situazione: oltre 140 cani costretti a vivere in gabbia, di questi 64 sono pitbull. La struttura è allo stremo

Graziana Capurso (Video e montaggio Attilio Cucci e Giuseppe Viviani)

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Graziana Capurso (Video e montaggio Attilio Cucci e Giuseppe Viviani)

Lunedì 24 Marzo 2025, 17:52

25 Marzo 2025, 17:58

BARI - È emergenza: il canile sanitario di Bari ormai scoppia. Occhi disperati che chiedono di uscire da quelle gabbie: è solo l'ultima richiesta d'aiuto che arriva dai volontari di Bari per trovare una famiglia agli oltre 140 cani che affollano la struttura. Di questi 64 sono pitbull, obbligati a restare in poco più di 40 gabbie.

«Il canile non ha posti infiniti e in 9 anni siamo arrivati al capolinea» spiega Patrizia Giaquinto responsabile del canile sanitario di Bari. «Li prendono perché vogliono i pitbull poi quando il pitbull inizia a fare il pitbull li scaricano per strada».

A prendersi cura di questi cani sono 20 volontari, su carta, ma solo in 6 sono sempre presenti e fanno davvero di tutto per loro. La situazione resta comunque insostenibile. «Siamo alla fame e il contributo che ci fornisce il Comune (è appunto un contributo) è totalmente insufficiente - spiega Patrizia -  tenete presente che con 1,30 euro a cane al giorno non riesci a comprare una scatoletta di quelle curative».

Da qui nasce l'appello: «Al Comune e alle istituzioni chiediamo di verificare e controllare sul territorio per scoprire quanti cani sono senza microchip e alla cittadinanza facciamo un appello al contrario: non prendeteli i cani se non volete prendervene davvero cura, soprattutto se si tratta di pitbull. Basta aprire i social per vedere quintali di rinunce di proprietà, un termine così elegante, che però significa mi devo sbarazzare del cane e lo devo scaricare gratis e al più presto possibile».

Sul fronte adozioni la situazione non migliora: «L'adozione la devi sentire nella pancia - spiega la volontaria Teresa Pescuma - chi viene a finire in queste gabbie è un cane abbandonato, qui non arriva il cosiddetto randagio. Il canile è un posto alienante, è un inferno. Se c'è un cane bello bello chiamano in 100, 50 li ascolti, 20 li consideri forse la metà è un'adozione». Una situazione a cui davvero non si può più restare indifferenti.

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