Monopoli, l'agricoltura è «rosa»: la storia di Giuseppina da bracciante a imprenditrice

Quaranta donne capitanate da Giuseppina Fera dell'azienda Annese di Monopoli, invasettano i prodotti della terra che poi verranno venduti anche online

Graziana Capurso

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Graziana Capurso

Mercoledì 02 Novembre 2022, 10:00

MONOPOLI - Donne in campo, in tutti i sensi. E così l’agricoltura si tinge sempre più di rosa. Un esempio tangibile arriva direttamente dalla Puglia, dove le imprese agricole guidate dalle donne sono quasi 24mila su tutto il territorio. Secondo i dati diffusi da Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna, quasi una azienda agricola su 3 è guidata dal “gentil sesso” e cresce anche il numero di agriturismi in rosa (+ 3,7%), passati da 286 a 305 nel Tacco d’Italia. Sono solo dati, diranno gli scettici. Ma dietro ogni singola cifra, dietro ogni singola impresa c’è una storia, fatta di lacrime e sudore. Come quella di Giuseppina Fera, amministratrice e direttrice dell’azienda Annese ormai leader nel settore dell’agroalimentare, nata grazie alla tenacia di questa donna, che da bracciante agricola è diventata un’imprenditrice di successo con oltre 40 dipendenti.

Siamo nelle campagne di Monopoli, in un contesto suggestivo che racconta sapori e profumi di Puglia, tra ulivi, mandorli e coltivazioni: qui l’azienda di Giuseppina viaggia solo su gambe femminili. Tutte donne, appunto, che lavorano col sorriso, attenzione e cura mentre puliscono, preparano e invasettano i prodotti della nostra terra che poi verranno venduti in giro per il mondo. Giuseppina è una titolare scrupolosa, che controlla tutto: dalla produzione al packaging, segue con attenzione l’iter delle sue creazioni aggirandosi tra macchinari, conserve, quintali di legumi e verdure. Lei, figlia di contadini, ha potuto studiare solo fino alla prima media e poi ha iniziato a lavorare come bracciante agricola proprio per quello che in futuro (chi l’avrebbe mai detto?) sarebbe diventato suo suocero.

Onofrio, infatti, il figlio del “padrone”, si innamora perdutamente di lei e i due si sposano. Il marito di Giuseppina aveva un frantoio e produceva solo olio destinato all’ingrosso, così i due iniziano a lavorare insieme e a confezionare l’olio per poi aprire il primo grande capannone nel 1994. È proprio a Giuseppina che viene l’idea di iniziare a invasettare anche i loro prodotti agricoli per la vendita. Tutto procedeva per il meglio, finché nel 2000 Onofrio si ammala per poi morire due anni dopo. Ed è qui che la forza delle donne prende il sopravvento: anziché abbandonare tutto, Giuseppina si rimbocca le maniche e con tre figli a carico, porta avanti l’azienda di famiglia. Tutto da sola. Oggi l’azienda Annese, a 40 anni dalla sua nascita, produce circa 400mila vasetti l’anno: il 35% delle esportazioni dei suoi prodotti, a chilometro zero e senza conservanti, sono destinate a Canada, Francia, Germania, Svizzera, Belgio e Lussemburgo. Per non parlare dell’attività digitale: Giuseppina ha messo a punto anche un e-commerce che ha un tasso di crescita annuo del 30% con 3mila spedizioni circa annue. Le terre dell’impresa Annese si estendono su 130 ettari con 13mila ulivi, 4mila mandorli e tanto altro ancora. Giuseppina, non nasconde la sua fierezza per aver traghettato l’azienda di famiglia fino a questi livelli. Con consapevolezza guida da oltre 40 anni una realtà che assicura il posto di lavoro a tante donne come lei.

Giuseppina Fera

«Quando mio marito è venuto a mancare - racconta - non ho mai pensato che non ce l’avrei fatta, non era un’opzione possibile. La mia forza sono stati i miei figli ed oggi sono orgogliosa perché da bambina non avrei mai potuto immaginare di poter arrivare fino a qui. Tante aziende, poi, non assumono le donne: sarà per via della maternità, ma io sono cresciuta con 3 sorelle e un fratello, sono una donna che ha un’impresa e tre figli. Con la mia esperienza credo di aver dimostrato che certi pregiudizi sono completamente infondati». Quello di Giuseppina è un modello di vita, di una donna del Sud che ama la propria terra e le proprie radici, e che in un mondo lavorativo in cui i progressi sono lenti e i divari di genere persistono, non fa altro che dare l’ennesima botta a quel dannato soffitto di cristallo. Chapeau.

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