Taranto non è solo la «capitale della Marina». È molto di più: è un avamposto strategico della Nato nel Mediterraneo, un hub avanzato dove si concentra una parte della sicurezza europea. Qui, tra le banchine della Stazione Navale Mar Grande, le navi della Standing Nato Maritime Group 2 (SNMG2) trovano porto, rifornimento, coordinamento, comando. È da qui che si misura, concretamente, la capacità di deterrenza dell’Alleanza sul fianco Sud e nel bacino del Mediterraneo allargato, oggi tornato al centro di tensioni, corridoi energetici e rotte marittime vitali.
A Taranto il mare non è solo orizzonte. È strategia, messaggio della proiezione di potenza dell’Italia sula mare. Nelle acque ferme del Mar Grande, le navi della Nato trovano il loro punto di equilibrio. Non un passaggio episodico, ma una presenza strutturata: Taranto come hub, come cerniera tra rotte commerciali, corridoi energetici, diplomazia marittima e deterrenza.
La «Gazzetta del Mezzogiorno» ha seguito da vicino l’attività di addestramento e cooperazione tra le diverse Marine della Nato, a bordo della fregata multiruolo e multimissione Carlo Bergamini, unità navale al comando del capitano di fregata Valerio Nardo. Una giornata scandita da ordini secchi, gesti collaudati, procedure e standardizzate in grado di affinare il dialogo comune, ma anche da vento di prua e rumore metallico di cavi e verricelli. La giornata inizia al sorgere del sole, quando il ponte di volo si sveglia e comincia a brulicare di tecnici, elicotteristi e fucilieri di Marina. È qui che prende forma l’addestramento ai team di abbordaggio, le squadre della brigata Marina San Marco specializzate negli abbordaggi su imbarcazioni sospette per verificarne il carico o prenderne il controllo.
Ad accoglierci a bordo della sua unità di bandiera, il contrammiraglio Francesco Iavazzo, ufficiale della nostra Marina Militare e attuale comandante della SNMG2, parla di «onore e responsabilità» nel guidare un gruppo internazionale composto da tre navi: la fregata italiana ITS Carlo Bergamini (ammiraglia), l’unità canadese St. John’s e la nave rifornitrice spagnola Cantabria. Un mosaico di bandiere che però in mare diventa un’unica voce sotto lo stellone della Nato. «Dobbiamo essere in grado di operare insieme in qualsiasi contesto operativo – spiega –. Le navi sono progettate per comunicare tra loro, ma è il fattore umano la vera chiave: addestrarsi insieme significa affinare linguaggi, procedure, tempi, fiducia. E questo si costruisce vivendo il mare, giorno e notte, per mesi».
Il Mediterraneo è denso. Traffici, tensioni, interessi energetici, presenze militari che si osservano a distanza. «Può capitare, e in passato è accaduto, di incrociare anche navi della Federazione Russa – racconta l’ammiraglio Iavazzo –. Tutto si svolge nel pieno rispetto del diritto internazionale e delle regole di ingaggio. Ci si monitora, ci si conosce. In mare la consapevolezza reciproca è parte stessa della stabilità». Nessuna provocazione, nessun gesto fuori scala. Solo geopolitica concreta, nella sua forma più silenziosa e continua.
Il cuore del messaggio è chiaro: per l’Italia il mare è vita. «L’energia, le materie prime, le merci arrivano dal mare. Proteggerne le rotte è proteggere la nostra economia e la nostra autonomia», sottolinea Iavazzo. Per questo la SNMG2 è una capacità permanente, già posizionata dove può servire, pronta a muoversi in tempi brevissimi. È questo il senso profondo della deterrenza: essere presenti prima che una potenziale crisi esploda.
E Taranto? Taranto è cerniera e simbolo. «Ho incontrato il sindaco e ho voluto ribadire il legame tra la città e la Marina – racconta l’ammiraglio –. Taranto non è solo radice storica: è infrastruttura operativa, logistica, umana. Gli equipaggi qui si sentono accolti. Il porto offre manutenzione, servizi, collegamenti. E la sua posizione è semplicemente perfetta». La città, con le sue contraddizioni e la sua vocazione millenaria, respira insieme alla Marina. L’Arsenale, la base, il Castello Aragonese, le scuole di formazione, le navi che entrano e escono dai mari della città come un respiro costante.
Ed è proprio sul mare che, oggi, si gioca una parte decisiva della sicurezza nazionale ed europea. Cooperazione e interoperabilità non sono slogan: sono esercizi quotidiani, ore di addestramento, scelte condivise. La presenza di SNMG2 in acque italiane, sotto comando italiano, rappresenta un segnale politico e operativo forte in questo momento storico più che mai. Una fase in cui il Mediterraneo è tornato a essere teatro geopolitico centrale: tra il Mar Nero, il Mar Rosso con il nodo di Suez e il Medio Oriente, tra instabilità e ricerca di nuovi equilibri energetici e commerciali.
La conclusione è semplice e complessa allo stesso tempo: la sicurezza non si improvvisa. Si costruisce con presenza, alleanza, cooperazione. E oggi la Marina Militare italiana, che guida la SNMG2, è parte attiva di questa architettura complessa. Non di riflesso, ma in prima linea. Perché il mare che bagna Taranto non è solo geografia. È frontiera internazionale di un Mediterraneo allargato da cui passa la libertà della navigazione e in due parole, la nostra stessa sicurezza.
















