NAPOLI - Sillah Osman, 34 anni, il gambiano fermato da Polizia e Carabinieri a Napoli a Napoli nel corso di un blitz antiterrorismo di polizia e carabinieri, nei giorni scorsi ha messo in apprensione le forze di polizia che, da tempo lo tenevano sotto controllo: si è aggregato a una processione religiosa, in una località pugliese, seguito dai poliziotti e dai carabinieri i quali hanno temuto che stesse per entrare in azione. Alla fine, però, ha abbandonato la processione. La circostanza è stata resa nota nel corso di un incontro, nella Procura di Napoli, convocato per spiegare l’attività investigativa interforze di Polizia di Stato e Carabinieri del Ros coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli.
Sillah è stato individuato grazie al telefono cellulare sequestrato a un altro gambiano, Alagie Touray, preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano. É stato convocato a Napoli in quanto aveva chiesto protezione internazionale: con questo stratagemma è stato identificato e poi fermato. Il gip ha già convalidato l’arresto. Adesso si trova ristretto in una struttura carceraria.
Non risulta avesse ricevuto l’ "attivazione» il soldato dell’Isis, Sillah Osman, ciononostante il suo profilo psicologico e la sua instabilità emotiva hanno tenuto in apprensione le forze dell’ordine che proprio per questo motivo lo tenevano costantemente d’occhio.
Al termine dell’addestramento in Libia e del giuramento al sedicente Stato Islamico, è emerso dalle indagini de Ros e della Polizia di Stato, gli era stato anche imposto il nome di battaglia, «Abou Lukman».
Determinante, per «stanare» Sillah, è stata la collaborazione di Alagie Touray, il connazionale di 21 anni preso lo scorso 20 aprile davanti alla moschea di Licola, nel Napoletano.
Touray (che invece era stato «attivato» per lanciarsi sulla folla a bordo di un’auto), dopo essersi comportato nei confronti degli inquirenti italiani esattamente come impone il manuale dell’Isis, ha iniziato a collaborare consentendo di delineare precisamente il profilo di Sillah e ai «crociati» (così, nel numero 130, la rivista Al Nabah dell’Isis ha definito gli investigatori italiani che avevano arrestato Touray, ndr) ha dato importantissime informazioni individualizzanti di Sillah (in possesso di un titolo di soggiorno provvisorio con scadenza nel 2019 e richiedente di essere ammesso a un progetto Sprar) come, per esempio, l’uso - quasi esclusivo - di calzoncini corti, la forte divaricazione degli incisivi, la passione per la musica reggae e il modo di camminare.
Nel Cara di Lecce gli investigatori sono anche riusciti a installare una videocamera che lo ha registrato mentre simula un’azione violenta mimando l’uso di un mitra.