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Restart, così i piatti del futuro di Ladisa a Bari

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Sabato 19 Maggio 2018, 09:17

Mangiare sicuro e promuovere «piatti pronti» grazie a nuove tecniche produttive e packaging unici a basso impatto ambientale e ad elevata garanzia di conservazione. Ladisa srl ha presentato il progetto Restart (RESTaurant Advanced Research & Technologies), il nuovo investimento alla zona industriale di Bari che prevede la realizzazione di un centro di produzione pasti ispirato alla ristorazione 4.0. 

IL PROGETTO - Il progetto si svilupperà all’interno di una struttura di 11.500 metri quadrati – già nella disponibilità dell’azienda - attigua alla sede dell’attuale industria di ristorazione Ladisa, costruita nel 2011 che dà lavoro a circa 400 persone. Tre gli obiettivi di Restart: realizzazione di una nuova linea di cottura e confezionamento di «ready to meat», ovvero piatti pronti sotto il marchio «Che Bontà»; sviluppo di una linea innovativa per le fasi di lavorazioni e packaging dei prodotti di IV gamma (frutta e verdura); sviluppo di una moderna tecnologia di confezionamento che sfrutti l’effetto delle proprietà antibatteriche degli imballaggi.

LA RICERCA - Queste fasi comprenderanno un lavoro di ricerca – durerà almeno tre anni – che coinvolgerà un team dell’Ispa-CNR (istituto di Scienze delle produzioni alimentari), dall’Università del Salento e dal Caisial (centro di Ateneo per l’Innovazione e lo sviluppo nell’Industria alimentare), spin off dell’Università Federico II di Napoli. I coordinatori del progetto saranno Alessandro Sannino, associato di Scienza e tecnologia dei materiali dell’Unisalento e Antonio Logrieco, direttore Cnr Ispa.Restart rientra nella strategia di consolidamento di Ladisa srl – 4mila dipendenti, 23 milioni di pasti serviti e 700 centri serviti in tutta Italia – e allo sviluppo di nuovi segmenti di business attraverso un’azione integrata tra ricerca, innovazione, competitività, internazionalizzazione, sostenibilità ambientale e soprattutto sicurezza.

LA RISTORAZIONE GREEN - L’azienda prevede un potenziale di assunzioni fino a 250 unità nel prossimo quinquennio. Il progetto Restart consentirà il raggiungimento di nuovi e importanti obiettivi nella cosiddetta «ristorazione ecosostenibile», attraverso il ricorso a ulteriori interventi di efficientamento energetico e di riduzione dell’impatto ambientale del processo produttivo. Il nuovo stabilimento sarà dotato di un parco fotovoltaico di 726 pannelli (260 MWh potenza) – si aggiunge a quello di 800 pannelli dell’attuale opificio - e un impianto Solar Cooling, che attraverso l’abbinamento tra pannelli solari termici e una macchina frigorifera consente di produrre acqua refrigerata o di aria condizionata.

Sarà realizzato un digestore anaerobico comprendente un’area di accumulo rifiuti organici e un impianto di gestione e fornitura del biogas prodotto; gli impianti permetteranno, oltre che la produzione di energia pulita, anche una riduzione dei rifiuti da smaltire in quanto il principale flusso di rifiuti generati nel servizio di ristorazione collettiva è rappresentato da quello organico. L’area sarà altresì dotata di un impianto di quadrigenerazione con turbina di derivazione aeronautica per la produzione combinata di energia elettrica, acqua calda e fredda e vapore. L’energia elettrica sarà destinata al fabbisogno della produzione. In questo modo è possibile giungere ad un notevole risparmio sulle fonti energetiche primarie con significativa riduzione di emissioni inquinanti in atmosfera. Complessivamente, si stima che a regime, l’intero complesso industriale produrrà ed utilizzerà energia pulita pari a circa 2.500 Megawatt evitando di approvvigionarsi dalla rete e consentendo un risparmio di CO2 in atmosfera pari a 1.745 tonnellate.

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