BARI - Nonostante l’inflazione abbia rallentato, il potere d’acquisto perso non è stato recuperato e i consumi in Puglia si contraggono, un trend non favorevole dovuto certamente a vari fattori macro (l’incertezza scatenata dai conflitti), ma anche all’aumento delle disuguaglianze in una regione in cui l’ascensore sociale è pressoché fermo e raramente ammette donne a bordo. È questa una delle sintesi dell’ampia e approfondita lettura del Rapporto di BankItalia dedicato alla regione che, ieri nell’aula magna della Facoltà di Economia di Bari, ha visto intersecarsi relazioni e riflessioni di accademici e analisti.
Efficacemente condotti dal prof. Vito Peragine (Economia e Finanza), i lavori sono stati seguiti con molto interesse da una qualificata platea fra cui spiccavano il prefetto di Bari Francesco Russo e l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Meridionale, il prof. Ugo Patroni Griffi.
La giornata si è aperta con una relazione del direttore della sede Bari di BankItalia, Sergio Magarelli che ha sottolineato come «la Puglia è una regione dinamica e accorsata» che ha registrato un ragguardevole rimbalzo post-Covid, col «Pil pro-capite cresciuto almeno fino al 2023 in modo più intenso, fenomeno cui ha contribuito in modo massiccio l’investimento pubblico». Purtroppo, questo trend è ora in calo, così come l’andamento dell’occupazione, anche se la regione ha punti di forza sui quali contare come «la produzione di energia da fonti rinnovabili» e il capitale umano femminile che è ancora inchiodato a una occupazione del 37% e che sarebbe «una miniera». «Se portassimo la quota di lavoratrici al livello di quello nazionale - ha detto Magarelli - il Pil della Puglia aumenterebbe a due cifre».
È toccato a Simona Arcuti e Vincenzo Mariani (divisione Analisi e Ricerca Economica Territoriale BankItalia), sintetizzare l’importante dossier dedicato all’economia regionale, arricchendolo con approfondimenti assai stimolanti. Fra gli altri, ricordiamo come emerga una forte richiesta di formazione accademica da parte dei pugliesi, con un tasso di immatricolazione dei residenti in regione del 52% (dato riferito al 2022), però uno studente su tre si immatricola fuori regione e il 46% è iscritto a una laurea specialistica fuori regione. E siccome poi si tende a trovare lavoro e a rimanere lì dove si consegue la specialistica, ciò vuol dire che quel percorso di studi diventa rampa di lancio per una vita lontani dalla Puglia proprio per i giovani più qualificati.
Convitato di pietra è l’«inverno demografico» cui andiamo incontro e che genererà un calo di forza lavoro nei prossimi 20 anni pari al 23% e che «potrebbe essere azzerato se solo si recuperasse il divario di genere».
Un altro problema tanto serio quanto atavico, quello del nanismo delle imprese pugliesi, secondo la professoressa Grazia Dicuonzo (Management e Diritto dell’Impresa UniBa), potrebbe essere risolto con «l’unione, la possibilità di fare networking» fra gli operatori economici.
BankItalia registra l’ottima performance del Turismo pugliese, rappresentato al tavolo da Marina Lalli, presidente Federturismo Confindustria, che ha ricordato come il settore sia quello che tendenzialmente occupa più donne e anche di come abbia effetti positivi molto più ampi di quanto si pensi, inclusi quelli sull’export.