BARI - È «bona fimmina chidda chi nun parra», dicono in siciliano. La buona donna è quella che tace. Un imperativo che Claudia Fauzia, siciliana doc, cerca quotidianamente di scardinare attraverso la sua attività di divulgatrice sui social e non solo. Ed è seguendo questa idea che nasce la "MalaFimmina", il suo alter ego social che poi tanto alter ego non è.
Divulgatrice e attivista, Claudia Fauzia, è un'economista esperta in studi di genere che, in occasione della quarta edizione del PensieriCorrenti Festival, presenterà a Locorotondo la sua idea di 'Femminismo Terrone. Un viaggio tra identità e cambiamento'.
Un panel all'interno del festival che da domani e fino a domenica 21 luglio vedrà alternarsi nel corso della rassegna numerosi ospiti sia nella città di Fasano sia a Locortondo. Obiettivo di questa manifestazione, fatta da rappresentazioni musicali e teatrali, talk e presentazione di libri, è quello «di esplorare il concetto di 'identità', approfondendo le trasformazioni individuali e collettive di un mondo in rapido cambiamento. 'Il Risveglio di Gregor', liberamente ispirato all’incipit de 'La metamorfosi' di Franz Kafka, è il tema che caratterizza l’edizione 2024 del Festival. Riflessioni su temi contemporanei attraverso il dialogo, la divulgazione scientifica, l’arte e la musica.
Il progetto «Malafimmina» nasce dall'esigenza di Claudia di raccontare in maniera spontanea le storture della realtà, un'iniziativa che si è allargata fino a divenire un'associazione o meglio una comunità nata in piena pandemia, quindi poco più di due anni fa, con l'intento di avviare un dialogo sul femminismo legato alla questione meridionale.
Claudia ma mala femmina si nasce o si diventa?
«Ti rispondo con un detto tipicamente siculo: «è bona fimmina chidda chi nun parra». La Malafimmina da noi ha un'accezione negativa, mentre la brava donna è quella silente, che in altre parole obbedisce senza fiatare. Ecco io sono all'opposto e per contrappasso ho deciso di chiamarmi La Malafimmina. Un nome che è più che altro un simbolo: non mi dispiace ci sia la connessione con una certa depravazione legata anche al mondo delle sex workers perché credo che il moralismo abbia fatto più danno dell'amoralità. I miei contenuti sui social come del resto l'intento dell'associazione è quello di riportare la figura della donna al centro, siamo promotrici del femminismo intersezionale».
Perché esiste ancora il femminismo?
«Certo che esiste e non è mai stato così potente come ora. Ha solo assunto un'altra veste, si è trasformato nel tempo. Inutile sottolineare che nessuna conquista è definitiva, ma il femminismo di oggi è diventato una cosa per tutti e il ruolo dei social è quello di democratizzare ancora di più le idee, dal punto di vista dell'attivismo è uno strumento essenziale. Per noi che abbiamo una prospettiva meridiana poi il femminismo divulgato sui social è un'opportunità unica perché ci permette di accedere a contenuti e concetti che prima erano difficilmente reperibili».
Tu parli di femminismo terrone, che cos'è in due parole?
«La prospettiva del femminismo terrone ha due obiettivi: il primo è denunciare che da sempre c'è una discriminazione politica e sociale nei confronti dei meridionali e nello specifico delle donne meridionali. Si tratta di una discriminazione che si concretizza in epiteti come appunto la parola "terrone", che sottende in maniera non troppo velata che i meridionali siano tutti nullafacenti, corrotti o inclini al crimine. Un concetto che se declinato al femminile assume ancora un altro aspetto: le donne "terrone" spesso sono soggetti super sessualizzati. Vi ricordate la pubblicità con Luisa Ranieri e il famoso «Antò fa caldo»? Bene l'idea che si ha della donna del Sud è praticamente quella, o peggio si tende a immaginare la donna come una massaia relegata al ruolo di "angelo del focolare". Questa è una discriminazione istituzionalizzata in alcune politiche nel voler mantenere il meridione in subalternità rispetto al Nord, basti pensare all'autonomia differenziata. Si tratta di politiche che si nascondono dietro l'efficienza ma che in realtà affossano il Sud».
E il secondo obiettivo qual è?
«La resistenza nei confronti del potere patriarcale che da sempre aleggia sul Meridione. È un punto fondamentale perché noi al Sud siamo pieni di storie di resistenza, di lotta contadina contro il fascismo rimaste sommerse nel silenzio. Basti pensare a Massimo Milani e Gino Campanella, storica coppia del movimento Lbgt+ in Italia e fondatori di Arcigay Palermo nel 1980. Ecco loro sono stati dei veri pionieri del movimento. E dovremmo orgogliosamente rivendicare il fatto che queste idee siano nate al Sud, mica nella civilizzata e libera Bologna. Il nostro obiettivo è proprio quello di creare una genealogia femminista terrona, una sorta di memoria collettiva per continuare a fare resistenza nella nostra terra. Senza dover andare via».
Parliamo di anti meridionalismo, ti va? È vero che i "terroni" sono i primi anti meridionalisti?
«Non bisogna creare un noi o voi, è una trappola in cui cadere. Oggi nei nostri territori, in Sicilia come in Puglia e in Basilicata, c'è una disuguaglianza molto ampia, quando parliamo di antimeridionalismo parliamo di un pregiudizio sistemico che è agibile per chiunque, noi meridionali per primi. Ci sono 2 tipi di meridionali: chi rinnega le sue origini e il suo accento e chi vive con l'eterna nostalgia del ritorno, che idealizza la sua casa senza però guardarne le criticità. Secondo me bisogna avere uno sguardo disincantato e aderente alla realtà, oltre ad essere una femminista che si batte per i propri diritti bisogna essere anche critici contro le storture del nostro territorio. Solo così potremo dare il nostro supporto e apporto alla crescita della nostra terra d'origine».
Qual è il messaggio che ti piacerebbe lasciare ai tuoi uditori alla fine del panel?
«È che bisogna essere orgogliosamente terroni. Non è un'ingiustizia essere nati a Sud, anzi. Qui da noi c'è una varietà umana incredibile e quella diversità va valorizzata e costruita con alleanze sociali e culturali, ma soprattutto va coltivata tra le persone. Alla fine non è una provocazione asserire che più meridionali dei meridionali ci sono le donne del Sud. E parlando sempre più di femminismo intersezionale credo davvero che potremmo cambiare le cose».
A proposito di futuro, conti di tornare presto in Puglia?
«Piccolo spoiler: tornerò dopo il festival per presentare il primo saggio sul femminismo terrone che verrà pubblicato da Tlon, uscirà il 25 settembre e poi inizieremo il tour».
Femminismo, orgoglio meridionale, democrazia e diritti. Parafrasando il film di Paola Cortellesi: «c'è ancora dopo domani per parlare di tutto questo» ma non lo si fa mai abbastanza.
Ricordiamo che il festival PensieriCorrenti nasce dalla collaborazione tra l’associazione culturale Itriae Culturae e il Seminario di Storia della Scienza dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Tra gli appuntamenti in programma giovedì 18 luglio alle 21.00 al molo di Savelletri a Fasano ci sarà la presentazione del documentario del progetto di residenza di Teo Vàzquez, artista spagnolo specializzato in interventi di arte urbana: un murales site-specific, nato «anche grazie al contributo del comune di Fasano».
Venerdì 19 luglio in Piazza Aldo Moro, a Locorotondo, è in programma alle 21.30 'Fuga dall’algoritmo', spettacolo nato dalla mente dello scrittore, autore e memer romano Giulio Armeni. Nella stessa piazza sabato 20 luglio alle 21.30 spazio a Claudia Fauzia. Domenica 21 luglio alle 10 a Savelletri sarà inaugurato il murales di Teo Vázquez, mentre a Locorotondo dalle 19:00, presso il Museo Perle di Memoria, in programma la cerimonia del Premio Francesco Convertini.