BARI - Una forgia medievale sorge nel cuore del Barese, per l’esattezza tra Valenzano e Capurso, dove Stefano La Torre ha messo su un laboratorio che è un vero e proprio salto all’indietro nel tempo. Lo ha chiamato La Forgia di Grimoaldo, come il primo principe di Bari che istituì il primo Comune della penisola, tra il 1117 e il 1130.
Al mattino customer care per un’azienda di energia elettrica e gas, nel pomeriggio “maestro d’armi” che fabbrica spade, scudi, asce e altri manufatti dopo un attento lavoro di ricerca e studio sulle fonti storiche. E, da poco, ha anche uno shop online dove vendere ad appassionati e rievocatori le sue creazioni.
La Torre ha 53 anni, barese, si è laureato nel 2000 in Storia Medievale con una tesi sull’evoluzione dell’armamento tra X e XVI secolo, studiando i pezzi custoditi nel Castello di Barletta. «Ho collaborato con l’Università di Bari, ho fatto alcuni scavi con l’Istituto di Archeologia, ma, ahimè, la nostra Regione non ci gratifica da questo punto di vista. Alla fine, come padre di famiglia, mi sono dato da fare in altro modo.
Ma la mia grande passione e i miei studi mi hanno portato a realizzare questo posto. Dopo sei ore al telefono con i clienti questo luogo è il mio rifugio». Forgia, forno per la tempra, levigatrice e altro: nel suo laboratorio c’è proprio tutto il minimo indispensabile per realizzare armi medievali. «Ho iniziato quindici anni fa in maniera amatoriale, ma quello che c’è qui ora l’ho messo su in circa 4 anni, dal Covid.
In realtà dovrò ancora ampliare…» Da più di vent’anni Stefano La Torre è anche presidente dell’associazione storica-culturale Historia, che si occupa di studio, divulgazione e reinterpretazione del Medioevo. «Questo luogo è anche un punto di ritrovo per l’associazione, perché costruiamo ciò che serve ai nostri eventi di rievocazione, in particolare le armi. Poi le nostre lame hanno cominciato a girare anche fuori dalla Puglia e all’estero, in Europa, con nostra grande soddisfazione.
Questo tipo di artigianato è molto diffuso in Inghilterra: cerchiamo di riprodurre le spade con tecniche quanto più vicine a quelle originali». Le armi, assicura, sono assolutamente innocue. «Il sogno nel cassetto è rendere questa la mia attività principale, anche se è molto difficile. Cinque ore al giorno le trascorro qui».