BARI - La guerra in Ucraina ci ha ricordato l’importanza della sicurezza alimentare e ha travolto anche il percorso della Politica agricola comune (Pac), che ora, alla luce degli eventi, dovrà essere rivista. Così il commissario Ue per l’Agricoltura Janusz Wojciechowski nel suo intervento alla seconda lezione della Scuola di Formazione politica «Europa e Territori: conoscere per costruire il futuro», voluta e organizzata dal co-presidente del gruppo europeo dei Conservatori (Ecr-FdI), Raffaele Fitto. Il tema dell’incontro, svoltosi ieri pomeriggio a Bari, era «La Politica agricola e lo sviluppo rurale» e il Commissario polacco, in collegamento via web, ha spiegato che la prima risposta dell’Unione si è articolata in tre «capitoli»: solidarietà e assistenza per il popolo e gli agricoltori dell’Ucraina; stabilità alimentare nell’Ue («Un sostegno eccezionale di 500 milioni di euro dalla riserva di crisi, l’ampliamento delle possibilità di aiuti statali e di aiuti all’ammasso privato e l’aumento della superficie dei terreni produttivi», ha detto Wojciechowski); rafforzamento della resilienza e della sostenibilità dei nostri sistemi alimentari». Circa la Pac - che, come detto dal componente della rappresentanza permanente italiana nell’Ue, Francesco Tropea prevede per l’Italia 10,6 miliardi fino al 2027 - il Commissario ha spiegato che si sta lavorando con gli Stati membri per definire i piani strategici nazionali che «devono rafforzare la resilienza dei settori agricoli e favorire l’adattamento al nuovo contesto geopolitico».
Ma nell’Europa che deve produrre più cibo e che, quindi, deve prevedere una serie di «flessibilità» (si parla anche del livello di residui nei mangimi animali), come si possono tutelare le eccellenze, le pregiate produzioni italiane e apulo-lucane che della qualità assoluta hanno fatto una bandiera?
Per Fitto «la situazione derivante dalla guerra ci mette di fronte ad una analisi chiara, a delle responsabilità. A livello europeo degli errori sono stati commessi, perché noi non ci troviamo davanti a questa situazione per caso. Il tema del Farm to fork e il tema del rapporto tra agricoltura e ambiente hanno visto, penso alla delegazione di Fdi e al Gruppo dei conservatori, avere delle posizioni già fortemente critiche precedentemente a questa situazione». «Già i primi tre giorni di guerra - gli fa eco il sen. Luca De Carlo, responsabile Dipartimento Agricoltura FdI - hanno evidenziato per gli agricoltori delle eccellenze, come i pugliesi e i veneti, quelle che sono le grandissime carenze di pianificazione rispetto all’agricoltura. Ci siamo trovati, dopo tre giorni, nell’impossibilità di reperire ciò che è la base del nostro agroalimentare. Quindi dobbiamo lavorare per produrre di più e meglio. E il modello italiano di tutela della qualità e della salute si può esportare. Dobbiamo fare in modo che tutta l’Europa si adegui alle nostre norme, che sono tra le più restrittive».
Innanzitutto, siccome ora c’è un unico piano di sviluppo rurale - spiega Paolo De Castro deputato europeo S&D, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale - tutte le regioni dovranno cercare di coordinarsi e lavorare insieme. Circa il rapporto flessibilità indotta dall’emergenza guerra e prodotti di eccellenza, a suo parere «non si dovranno assolutamente intaccare le norme minime sugli standard che abbiamo tanto faticosamente ottenuto in Europa. Non c’è alcun rischio che i residui di fitofarmaci o altre importanti conquiste che ci sono state in Europa, per questa guerra in Ucraina vengano eliminate. Abbiamo eliminato il vincolo della superficie ecologica per mettere a coltura più terreni. E la flessibilità può riguardare alcuni limiti di carattere ambientale, per esempio sui terreni da cui importiamo, se ci sono vincoli di foreste o sociali, ma non limiti qualitativi, chimici o di residui che fanno della distintività la forza dell’Europa e anche nostra».
Salvatore De Meo, deputato Ppe, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, ha chiarito che ancor più oggi «l’agricoltore deve tornare protagonista, al di là delle risorse» e che «coniugare ambiente e agricoltura sarà la sfida per il futuro». Veronika Vrecionová, eurodeputata Ecr, membro della medesima Commissione per l’agricoltura, infine, ha fatto presente che l’Ucraina continuerà a produrre grano e olio di girasole, ma non potrà esportare a causa delle infrastrutture distrutte, per cui sarà prioritario l’impegno europeo per la ricostruzione.