BARI - Nel 2021 ci sono state oltre 6.700 nuove richieste di aiuto. Oltre 8.700 sono stati gli interventi da parte delle 126 parrocchie che operano sul territorio della città metropolitana. Sono solo alcuni numeri della Caritas diocesana Bari-Bitonto, un drammatico pallottoliere dell’emergenza sociale ed economica che sta inesorabilmente prendendo il posto dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid 19. Il 50% delle richieste d'aiuto riguarda la mancanza del posto di lavoro. Il 41% chiede il pagamento delle utenze domestiche. Così, il rischio di essere avvicinati da un "welfare" illegale è altissimo.
A dirlo è Don Angelo Cassano, che in questo video, rivolge il suo accorato appello ai parrocchiani: «Donate ai più piccoli. La crisi pandemica ha colpito loro in primis».
«La pandemia non ha fatto altro che ampliare la forbice delle disuguaglianze – racconta alla Gazzetta anche don Vito Piccinonna, direttore della Caritas diocesana di Bari-Bitonto -.Lo sappiamo bene noi per primi: lo scorso anno le mense presenti nella città di Bari e in altri paesi della diocesi hanno distribuito oltre 100mila pasti».
Direttore, quanto in salita è iniziato il 2022 nella nostra città?
«Siamo andati ben oltre la distribuzione dei pasti. Il dramma non è solo quello della povertà alimentare. Un’indagine condotta tra le nostre parrocchie ha fatto emergere un dato importante: le parrocchie sono chiamate ad intervenire concretamente e su diversi fronti, non solo con l’ascolto per lo più telefonico e gli appuntamenti delle mense.
Quali sono allora le richieste maggiori?
«Gli interventi delle parrocchie sono stati per il 68% con beni e servizi materiali, per il 54% con sussidi e aiuti economici, per il 34% per orientamenti a servizi e per il 41% sono materialmente intervenute nel pagamento delle utenze domestiche». In altre parole, le famiglie non riescono a fare la spesa ma nemmeno a pagare le bollette.
Chi è stato travolto?
«La crisi sanitaria ha toccato principalmente lavoratori stagionali, braccianti, lavoratori precari e lavoratori a nero. Nel 2021 la Caritas diocesana, con il supporto delle parrocchie, ha sostenuto 102 famiglie, con particolare attenzione ai nuclei mono genitoriali. Abbiamo pagato loro utenze, spese mediche, canoni di locazione e spese scolastiche».
E in questi primi mesi dell'anno?
«Le richieste maggiori per ora sono state di beni e servizi materiali (74% delle parrocchie), di sussidi e aiuti economici (61%). Il 54% non può, appunto, pagare le utenze domestiche. Il 51% non ha un lavoro. Capisci? Per tantissime delle persone ascoltate la richiesta più pressante è stata quella del lavoro. Lavoro è dignità, ci ha ricordato più volte papa Francesco. E così è, così deve essere».
La Caritas come si muove in tal senso?
«Abbiamo attivato 8 tirocini lavorativi, nei prossimi giorni partirà un corso di formazione professionalizzante per personale addetto alla cura domestica. Si tratta di interventi resi possibili grazie ad una progettazione attivata da Caritas diocesana con il coordinamento di Caritas Italiana ed attraverso il contributo economico di 100mila euro da parte di Banca Cassa Centrale».
Cosa possiamo fare tutti?
«Infatti – incalza don Vito Piccinonna - . A nessuno è lecito stare a guardare. Per esempio servirebbe trovare nuove forme di collaborazione tra privato e pubblico. Ognuno faccia la sua parte, in primis le istituzioni ma non senza i corpi intermedi, le realtà di base, le comunità, integrando nel migliore dei modi anche i tanti migranti che sono sul nostro territorio. I poveri soprattutto non chiedono elemosina ma solidarietà; un diritto per tanti, un dovere per tutti»
Fondamentale un welfare che funzioni
«Il welfare funziona. È importante però che le politiche di welfare intercettino e siano intercettate dalle politiche urbanistiche e da quelle lavorative. Una città, un paese non si misura solo dalle possibilità urbanistiche che si dà, ma se a queste si legano, sempre senza sconti, l’attenzione alla socialità e all’educazione. E speriamo che parte delle risorse previste per il Pnrr possano sostenere il welfare».
Altrimenti?
«Altrimenti il pericolo è che l’assenza di un sistema di welfare efficace ed efficiente favorisca la costruzione di un “welfare illegale” gestito dai sistemi criminali». Don Vito, chi sono i poveri del dopo pandemia? «Ci pensavo proprio l'altro giorno: se qualcuno mi chiedesse chi sono i nuovi poveri risponderei subito, senza mezzi termini: sono i giovani e gli adolescenti. Perché il futuro appare loro incerto, demotivante e esposto alla solitudine. Noi abbiamo spesso invitato a tener alta la soglia di attenzione sulla povertà educativa legata soprattutto alle nuove generazioni».
Una povertà educativa che amplifica le fragilità di un'età già di suo complicata
«Certo. I giovani sono i primi ad essere potenziali vittime se illusi da una vita e da un guadagno facile e immediato. E noi non dobbiamo lasciare nessuno solo, ripartendo proprio dai più fragili».