Mercoledì 03 Dicembre 2025 | 14:57

Taranto, si fa strada ipotesi intesa con la Carim. Il rischio: una causa milionaria

Taranto, si fa strada ipotesi intesa con la Carim. Il rischio: una causa milionaria

 
FABIO VENERE

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FABIO VENERE

Taranto, si fa strada ipotesi intesa con la Carim. Il rischio: una causa milionaria

A seguire questa ventennale vicenda sono 200 famiglie a basso reddito che vivono negli immobili venduti dal Comune alla società privata

Mercoledì 03 Dicembre 2025, 14:08

Tecnici e avvocati al lavoro per trovare un’intesa con la Carim ed evitare così un contenzioso milionario per il Comune di Taranto. In realtà, già dallo scorso settembre la complessa questione era ritornata sui tavoli del Municipio, ma solo in quest’ultima fase le riunioni si sono decisamente intensificate. Poi, una volta terminati i confronti, la decisione spetterà alla giunta Bitetti. Che, da quel che risulta alla Gazzetta, potrebbe passare dalla cessione ai privati di un’altra serie di beni immobili comunali, in sostituzione di quelli attualmente in dotazione che si sono rivelati di difficile collocazione sul mercato. O, in alternativa, l’intesa potrebbe essere mista, ovvero cessione di altri beni alla Carim srl a cui il Comune girerebbe comunque una somma ancora da quantificare, ma di certo inferiore ai 18 milioni ricevuti. Che, in base alla convenzione ormai scaduta, rischierebbe invece anche di restituire interamente (magari a rate).

Un accordo, come è evidente dalle cifre in ballo, eviterebbe che la questione possa finire in Tribunale obbligando il Municipio a stanziare, sin dal 2026, almeno una parte delle risorse finanziarie, nel caso in cui soccombesse davanti al giudice. Per questo, anche per questo, entro fine anno, serve un’intesa tra le parti.

A seguire, e con preoccupazione peraltro, gli sviluppi di questa ventennale vicenda sono soprattutto le 200 famiglie a basso reddito che vivono, da oltre trent’anni, in una serie di immobili che il Comune, nel lontano 2005, vendette a una società privata (la Carim, appunto). Vent’anni fa, infatti, l’ex sindaco di Taranto, Rossana Di Bello (centrodestra), nel tentativo disperato (poi rivelatosi vano) di evitare il dissesto finanziario dismise una parte del patrimonio immobiliare municipale ubicato in diversi quartieri della città, tra cui Porta Napoli, Tre Carrare Battisti, Borgo, Italia Montegranaro, Lama e anche nel vicino comune di San Giorgio Ionico. Per la cronaca, la cessione di questi edifici dal Comune alla Carim (per circa 18 milioni di euro) fu sancita nella primavera del 2005 in uno studio notarile, ma la relativa convenzione che poi concretizzò quell’atto fu sottoscritta solo nel febbraio 2019, nel corso della prima Amministrazione Melucci (centrosinistra).

Sin qui, il riepilogo di quanto accaduto in questa vicenda che presenta certamente aspetti di carattere sociale, ma anche altri, rilevanti, di profilo contabile.

E allora, quali sono state le ultime tappe di questo nodo, ancora tutto da sciogliere? Nei mesi scorsi, il Tribunale di Taranto aveva definito nulli i contratti in possesso degli inquilini che, a loro volta, avevano fatto ricorso contro lo sfratto intimato dalla Carim. In estrema sintesi, per il giudice quegli accordi siglati con la formula del “4 più 4”, superati gli otto anni di affitto, non sarebbero più validi nonostante le famiglie abbiano continuato a pagare il canone. Il motivo? L’Amministrazione comunale non li avrebbe mai formalmente rinnovati. In conseguenza di queste sentenze, che per ora hanno riguardato chi risiede in via Carducci a San Giorgio Ionico e in via Pio XII a Taranto, nella scorsa estate, gli inquilini hanno anche ricevuto dalla Carim e dal Comune, che si era costituito parte civile nei procedimenti instaurati, una richiesta di circa 3-4mila euro ciascuno quale rimborso per le spese legali sostenute.

E adesso, cosa accadrà a queste famiglie? Gli appartamenti, secondo una delle ipotesi più accreditate, potrebbero tornare al Comune che, quindi, toglierebbe il cartello “vendesi” inizialmente affisso vent’anni fa e poi... risistemato nel 2019. E se questo non avvenisse e se, quindi, queste abitazioni rimanessero invece alla Carim? Di recente, il sindacato degli inquilini vicino alla Cgil (Sunia), in alternativa al “ritorno” delle case a Palazzo di Città, ha proposto di attuare la formula del “Rent to buy”, che consentirebbe agli stessi affittuari di diventare, dopo un determinato numero di anni, proprietari delle abitazioni in questione. Il sindacato, ma sempre in subordine alla richiesta di non vendere più quelle case, aveva richiesto anche di valutare la possibilità di alienare gli appartamenti, ma ad un prezzo decisamente più accessibile rispetto a quanto aveva richiesto la Carim (al massimo 35-40mila euro) consentendo l’acquisto non solo agli inquilini, ma anche ad esempio ai loro figli, nel caso questi fossero interessati.

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